“L’adolescenza è quell’età in cui i ragazzi non sanno se continuare a picchiare le ragazze o cominciare a baciarle.”
GENE WILDER
Una mamma disperata dalle continue “sparizioni” dei suoi figli addolcenti, ha dato vita alla sperimentazione di una app con un obiettivo molto coraggioso: bloccare il cellulare dei figli nel caso in cui decidessero di non rispondere alle telefonate dei genitori.
Sharon, una mamma americana, ha sviluppato un’ applicazione dal nome “Ignore no more” – che tradotta In italiano- significa per l’ appunto: «Non mi ignori più».
L’idea è semplice, se i figli non rispondono alle telefonate e agli sms dei genitori, il cellulare si blocca, diventando praticamente inutilizzabile.
Le uniche chiamate in uscita concesse sono al numero di emergenza americano, il 911, oppure a mamma e papà.
Questa simpatica notizia mi ha portato a riflettere su quanto sia difficile e faticoso “essere genitori” in una stagione della vita come l’adolescenza.
Gli anni adolescenziali sono infatti la stagione dei conflitti e dei tumulti e rappresentano una vera minaccia per la nostra – dei genitori- e la loro, salute psichica e mentale.
Vediamo insieme di cosa si tratta e come poterla gestire senza farsi e fargli troppo male
In clinica, la maggior parte delle ricerche sull’ argomento, fotografano il pianeta adolescenza come una stagione con il più alto tasso di insoddisfazione e irrequietezza ed il più alto tasso di mortalità.
L’ adolescenza è infatti quella stagione della vita dove ci si ammala meno e si muore più spesso, proprio per quell’ incapacità a percepire il rischio.
La “crisi adolescenziale” si snoda in uno spazio temporale che corrisponde alla trasformazione psico/ fisica del ragazzo/a, abitata da tensione, paure, rabbia e tanta voglia di crescere.
I genitori, in questo contesto, rappresentano lo scoglio su cui infrangersi fragorosamente ed allo steso tempo a cui aggrapparsi durante le mareggiate ormonali e relazionali.
I genitori, infatti, vengono messi a dura prova costantemente, in quanto l’adolescente ha un bisogno impetuoso di sciogliere i legami troppo stretti che caratterizzano l’epoca infantile; devono “rompere il guscio” per venir fuori dall’ uovo-famiglia.
Deve essere superata l’immagine di un genitore onnipotente, perfetto ed infallibile, passando dalla efferata critica, dal disappunto e dalla svalutazione, fino ad arrivare poi all’ “uccisione simbolica” del genitore.
Il percorso non è però lineare: si alterneranno fasi di odio ad altre caratterizzate da un bisogno di amore e protezione per paura della crescita e della tanto agognata autonomia ed il timore delle possibili rappresaglie genitoriali chiudono il cerchio delle incomprensioni aprendo uno scenario di insoddisfazione e solitudine
Soprattutto per noi genitori sarà una vera e propria gincana tra rabbia e riparazione.
Nelle prime fasi dell’adolescenza, psiche e soma cambiano vistosamente e quel ragazzino/a obbediente ed accondiscendete, diventa imprevedibile, scontroso, lunatico e marcatamente oppositivo.
Il maggiore territorio di scontro è la relazione con i genitori: contestano orari, uscite, il motorino, la macchinetta, palesando un importante bisogno di autonomia e nuove necessità emozionali.
Appaiono i primi tumulti relativi alla sessualità
Le ragazzine, per esempio, vanno incontro al ciclo mestruale, evento simbolico ed importante che rappresenta un vero sparti acque tra il prima – la bambina piccola ed obbediente – ed il dopo, la ragazzina- autonoma e proiettata verso la vita adulta e soprattutto relazionale.
La ragazzina diventa cosciente della propria sessualità in seguito all’apparire delle mestruazioni ed ai cambiamenti del corpo, che influiscono sugli stati d’animo e sulla produzione ideica.
Il corpo cambia, un turbine di sentimenti
Freud affermava che l’adolescenza ha il grande compito di svincolarsi dai genitori, costruire la propria identità e raggiungere una maturità fisica, emotiva, e sessuale
Trattasi di un difficile passaggio caratterizzato da provocazioni, attacchi acuti, risatine sarcastiche, ribellioni e scontri e subito dopo battute d’ arresto e destabilizzanti riprese.
Spesso la crisi adolescenziale dei nostri figli corrisponde – dal punto di vista temporale- alla crisi di mezz’ età età di noi genitori e talvolta alla crisi di coppia.
In questo caso la situazione si complica e un genitore dovrà equipaggiasti di calma, pazienza e lucidità, anche se non è per niente dalla semplice attuazione.
Per noi genitori è una vera montagna russa, senza fermate per prendere aria e soprattutto senza possibilità di scendere.
Anche il corpo si modifica: nelle ragazzine si assottiglia, i fianchi diventano più morbidi, le gambe ed i seni più formosi, nei ragazzi si allargano le spalle, la voce diventa roca e testosteronica ed appaiono i caratteri sessuali secondari come i peli pubici.
I nostri piccoli, non sono più bambini
Anche noi genitori transitiamo insieme a loro verso una nuova realtà e verso nuove e necessarie modalità di relazione.
Le nostre figlie saranno permalose, riservate, avranno i loro segreti e la voto vita online, con le loro segrete connessioni e condivisioni.
Il passaggio non è affatto indolore o dalla semplice lettura e soprattutto non è affatto rapido: da svariati punti di vista i nostri figli, verranno ancora trattati dagli adulti come dei bambini e i loro stessi- molto spesso- si riterranno ancora tali.
Questo indubbiamente può creare una certa confusione sia in loro, che in noi genitori.
Il mondo degli adulti – tanto attaccato e allo stesso tempo agognato- è ancora lontano, troppo lontano per essere acquisito e fatto proprio, ma soprattutto per essere compreso.
L’ adolescente infatti lo desidera, lo anela, ma in prima battuta- tutto il lasso temporale dell’ adolescenza- lo nega e lo rifiuta con tutte le sue forze.
Per molti di loro si tratta di una navigazione a vista, senza rotte e senza mete, con una strumentazione non sufficiente e comunque da tarare di volta in volta a seconda delle mareggiate.
L’ adolescenza è l’età dell’incoerenza, l’epoca degli opposti e dei contrari
La tempesta ormonale è in atto e modifica umore e comportamento: un momento sono felici, subito dopo infelici e così via.
È la fase della vita del “tutto o niente”, dell’ amore della vita e per sempre, della solitudine assoluta, dell’ esaltazione e dell’ euforia e della depressione più cupa.
Questa “fragilità emotiva” li rende vulnerabili, li obbliga ad omologarsi al gruppo di pari per sentirsi accettati e per sentirsi belli e come gli altri.
I nostri bambini, che bambini non sono più, si sentiranno incompresi, soli, in guerra con il mondo e penseranno che probabilmente nessuno li capisca o tanto più sia in grado di farlo, soprattutto noi genitori.
Il rapporto con il corpo diventa ambivalente e conflittuale: l’adolescente si vedrà brutto, con i brufoli, in sovrappeso e così via, lo specchio gli rimanderà un’ immagine sgradevole e soprattutto non veritiera.
I nostri (ex) piccoli si renderanno particolarmente visibili con comportamenti provocatori e con un abbigliamento eccessivo ed egocentrico, per alternare fasi di negazione di se è di rifugio nella loro cameretta, luogo simbolico di ritiro e protezione.
Il corpo verrà curato con tratti ossessivi e persecutori, amato ed odiato allo steso tempo, un corpo da esibire – spesso postare online-oppure da annullare e censurare.
E’ l’età della possibile insorgenza dei disturbi del comportamento oro-alimentare.
Molte ragazzine hanno l’impressione di non riuscire a “controllare” il proprio corpo, si sentiranno inadeguate, goffe, scarsamente seduttive e diventeranno molto esigenti e controllanti.
L’ accettazione e la tolleranza è l’ultimo dei traguardi di questa difficilissima fase della vita.
Accettarsi così come sono non è affatto facile, sono sempre troppo pretenziosi e rigidi, pretendendo troppo da loro stessi e non si sentiranno mai a proprio agio, con nessun abito o qualunque strategia anti acne.
Cosa dobbiamo/possiamo fare noi genitori?
Il travaglio psico/fisico del giovane non può essere evitato, non alleviato, e non si può mutare lo scenario per rendere a lui e a noi questo percorso meno faticoso e destabilizzante.
L’adolescente ha bisogno di attendere che questo senso di vago e di indefinito, questo oscillare tra l’ essere ed il non essere – ed oggi direi anche l’ essere online – si compia.
E noi con lui.
Per di più, a noi adulti, è dato il compito di “esserci”, anche dietro le quinte o sullo sfondo della loro esistenza, affinché il suo travaglio non sia un triste soliloquio.
I genitori e soprattutto noi mamme, “genitore omologo“, cioè dello stesso sesso- nel caso di figlie femmine- dobbiamo stare molto vicino alle nostre figlie, nel periodo pre adolescenziale, dialogando con loro su tanti ambiti della vita e preparandole al periodo molto importante e destabilizzante che verrà e che caratterizzerà la crescita psico-fisica che sta per arrivare, spiegando che è una cosa naturale e che tutte le bambine dovranno attraversarla per “entrare” poi nel mondo degli adulti.
La madre, sempre accanto alla figlia con discrezione e affetto, l’ aiuterà a capire che il sentirsi talune volte goffa e altre maldestra, impacciata e timida, confusa ed arrabbiata, fa parte del gioco e che questi tumulti le serviranno per diventare una “persona pensante” con delle opinioni ed emozioni tutte proprie.
I genitori spiegheranno loro che probabilmente in nessun altro periodo della loro vita cresceranno emotivamente ed intellettualmente ad un ritmo così veloce ed intenso e che non dovranno avere paura di quello che sentono.
Noi genitori siamo obbligati ad effettuare degli sforzi, direi indispensabili
- sintonizzarci sulla fase di crescita che nostro figlio sta attraversando, l’alternativa potrebbe essere una sua fuga da noi, con una chiusura prematura del conflitto.
- non evitare i conflitti, questi rappresentano un luogo simbolico di scambio costruttivo e non demolitivo.
- durante questa fase di tumulto, dovremmo stare accanto a loro, tenendo sotto controllo quelli che sono stati – a nostra volta- i nostri conflitti adolescenziali non risolti, evitando di trasferirli poi sui nostri figli.
- evitare di pensare che la loro adolescenza sia diversa da quella nostra, cambiano le epoche, ma non la psiche.
Conclusioni
L’adolescenza non è una malattia o una patologia da curare, non è nemmeno una problematica sociale da etichettare, patologicizzare e da cui difendersi, è una “stagione della vita”.
L’adolescenza è un periodo difficile si sa, ma se si riesce a vivere questa fase senza troppi drammi, i risultati che si otterranno saranno importantissimi per il loro futuro, rappresenteranno le loro fondamenta e – di certo- se si sopravvive, si riesce a venirne fuori felici, soddisfatti e con una visione positiva del mondo, sarà un vero successo, anche per noi genitori che li abbiamo guidati.
Qualche suggerimento
- I bambini, ancor di più gli addolcenti, comunicano più con il corpo che con il linguaggio, diventa compito di noi genitori la loro decodifica e la loro “traduzione” in emozioni e parole
- noi genitori dovremmo contenere la nostra ansia e il bisogno di controllo sulle loro attività e percorsi di vita, soprattutto in adolescenza.
- non è obbligatorio controllare ed anticipare tutti gli avvenimenti che possono costellare la vista dei nostri figli: questo è indice di insicurezza.
- anticipare e prevenire ogni desiderio del bambino/ragazzo, toglie la voglia di sperimentare, qualche no è qualche strategica attesa andrebbero inserite nel percorso educativo.
- Molto disturbi della crescita possono essere trattati da noi genitori, senza medicalizzare il bambino, anche senza aiuti specialistici; bastano attenzione, cura e sostegno
- sarebbe utile potenziale sempre la sua unicità, individualità e sostenerlo nella crescita psico/fisica, favorendo la sua autonomia e forza d’ animo
- a volte basta effettuare un “gioco di ruolo”, noi genitori dovremmo metterci nei panni dei nostri figli e “sentire” quello che provano loro, guardare il mondo con i loro stessi occhi ed emozionarci con il loro cuore.
- evitare di essere sempre richiedenti o troppo rigidi, chiedendo loro quello che ancora non possono dare, creeremo solo frustrazione e diniego.
- condividere i loro disagi e le loro sofferenze è tanto utile quanto condividere le loro gioie, li fa sentire forti e contenuti psicologicamente.
- morbidi nella forma, rigidi nella sostanza.
Dottoressa Valeria Randone