Punto G, leggende metropolitane o realtà?

Punto g - dove si trova

Punto G, perché si tenta di omologare la sessualità femminile a quella maschile?

Del punto G si è tanto parlato, argomento che cattura i lettori, i curiosi, i dubbiosi. Tra gossip e scientificità.
Gli studiosi del famoso, o meglio famigerato, punto G, si dividono esattamente a metà:
i sostenitori e gli scettici.
C’è chi ha un estremo bisogno, solitamente gli uomini, di trovare un punto, più precisamente un punto esatto, che sia fautore del piacere della donne.
Come se la sessualità femminile fosse genitali correlata.
Trovare un punto magico significa deresponsabilizzare il protagonista dell’atto amoroso, ed evitare di scandagliare la coppia cercando di comprendere cosa può remare a favore e cosa contro, quando la donna non raggiunge l’orgasmo. La sessualità femminile, ancora di più la risposta orgasmica, è davvero molto complessa e molto differente da quella maschile.
Cerchiamo di comprendere insieme di cosa si tratta e come il punto G correla, se correla, con il piacere sessuale femminile.

Note cliniche sul punto G

Anticamente, nella cultura orientale, quando si parlava di sessualità femminile, oltre alla zona clitoridea, veniva evidenziata una “zona misteriosa” dei genitali femminili, che corrispondeva al piacere sessuale: il “punto del sole” o “punto di piacere”.

Il punto del sole

Questa zona, negli antichi testi filosofico-religiosi, correlava chiaramente al piacere femminile. Una lettura un po’ miope, ma affascinate e fantasiosa.
I primi studi sul punto “G” vennero svolti da Ernest Grafenberg, ginecologo tedesco, che oltre cinquant’anni addietro divenne famoso, appunto, per la presunta scoperta.
La scientificità di questa scoperta non è affatto dimostrabile, così, negli anni a seguire moltissimi studiosi si sono imbattuti in queste strade impervie e scarsamente dimostrabili, che correlano la complessità del piacere femminile al punto G.

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Piacere femminile e punto G

Bufala o verità?
Speranza o magia?
L’argomento appartiene più a salotti e al chiacchiericcio dei non clinici, che ai convegni, correla con le voci di popolo e di corridoio, e non con le reali scoperte scientifiche.
Il punto G, però, ha un chiaro richiamo mediatico.
Questa curiosità ha animato ginecologi, medici, psico-sessuologi e urologi; ci fornisce la misura di quanto sia complesso il piacere femminile e di quanto sarebbe facile, semplice e risolutivo, correlarlo a qualche millimetro di parete vaginale.
Una donna è molto più della sua vagina, della sua vulva, del suo clitoride.
Una donna innamorata, per esempio, che durante il rapporto sessuale mette insieme le tre C della sessualitàcorpo, cuore e cervello – sarà una donna candidata a un piacere molto più intenso di una donna che, con la lente d’ingrandimento, sarà alla ricerca del punto G da stimolare e da stressare.

Dove si trova il punto G?

Il punto G risiede tra l’apparato urinario e genitale di alcune donne, proprio perché è una reminiscenza dell’uretra maschile; un retaggio filogenetico e forma un angolo di 35 gradi con la parete laterale dell’uretra.
Questo piccolo bottone del piacere è composto dallo stesso tessuto del pene e del clitoride, ricco di terminazioni nervose che correlano al piacere.
Per questo affascina e porta ad accomunare la sessualità femminile a quella maschile.
Connubio errato e letale per chi si approccia alla conoscenza del piacere femminile.
Veridicità a parte, credo fermamente che il piacere femminile correli con tantissimo altro rispetto a infinite terminazioni nervose, presenti o assenti nell’ambiente vaginale.
Sappiamo bene che una donna depressa, infelice o ansiosa, turbata da un amore che non decolla e che le tarpa le ali, sarà una donna candidata all’infelicità sessuale; non ci sarà punto G che basti per far sì che si lasci andare ai flutti del piacere.

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Ambiti che correlano con la qualità della vita sessuale della donna

Analizzare la risposta sessuale della donna avulsa dalla sua coppia, con le sue magie e alchimie, conflitti e silenzi per cena, è assolutamente impossibile e vano.
Una donna felice e coinvolta, rispettata e amata, sarà una donna che potrà addentrarsi senza resistenze psichiche e paure nei meandri del suo piacere.
Potrà esplorarlo senza temere per la sua salute psichica e fisica.
Sarà una donna che si fiderà e affiderà al suo partner, sotto le lenzuola e fuori dal letto. (Ambiti strettamente correlati).

Un altro aspetto da analizzare è l’immaginario erotico e i suoi contenuti, che poco correla con il punto G.
L’immaginario erotico può essere conosciuto, utilizzato, può essere censurato, o può abitare la terra del conflitto inconscio.
Quindi, la donna, punto G o non punto G, se desidera qualcosa e ne sperimenta un’altra, non vivrà mai una sessualità vibrante e appagante con il suo partner.

Un altro aspetto da non sottovalutare mai, è la qualità della vita della donna e della coppia.
Se la coppia è collerica e irrisolta, se la donna e il suo compagno hanno delle problematiche di salute psichica e fisica, se hanno delle malattie o delle pregresse disfunzioni sessuali, nessun punto G potrà aiutare la donna a raggiungere l’orgasmo perduto.

Un ulteriore ambito da analizzare è l’esperienza sessuale passata della donna.
Una donna che si conosce sessualmente ed emotivamente, una donna che pratica la masturbazione, che non ha conflitti religiosi o inconsci con la propria sessualità, sarà una donna che avrà un rapporto più ludico e consapevole con la sua sessualità e risposta orgasmica.
Sarà una donna in grado di sperimentare, di giocare, di osare.

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Un altro punto da non dimenticare è il rapporto, più o meno armonioso o conflittuale, che la donna ha con la sua fisicità.
Se trattasi di una donna che non si piace, che ha un rapporto conflittuale con lo specchio, o che proviene da una storia di anoressia o bulimia, anche in questo caso, un piccolissimo, presunto punto G, non l’aiutera nella risposta organica.
Un ultimo aspetto da attenzionare è la presenza di eventuali disfunzioni sessuali, maschili o femminili. Se la donna soffre di vaginismo o di dolore sessuale e il suo partner soffre di eiaculazione precoce o ritardata, o di deficit erettivo, possiamo ben immaginare le difficoltà sessuali che le donne possono vivere.
Così, anche in questo caso, il punto G, non ha alcun valore e utilità.
Sempre nel caso in cui ci fosse.

Conclusioni

La sessualità femminile è una sessualità di mucosa, non d’organo come quella maschile, proprio per la sua caratteristica di interiorità, emozionalità, relazionalità e psichicità.
Il piacere sessuale della donna correla con un caleidoscopico patrimonio di pelle e di sensi, di relazione e di immaginario, di attesa e di coinvolgimento.
Valutare soltanto la corporeità e glissare su tutto il resto è riduttivo, miope sul piano mentale e soprattutto scarsamente realistico sul piano scientifico.
La donna è molto, ma molto di più, della sua genitalità. Concetto difficile da far passare.

“La sessualità è un essere, non un fare”, punto g a parte!

 

Dottoressa Valeria Randone

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