Dipendenza affettiva, fame d’amore, love addiction. Guarire è possibile

Dipendenza affettiva sintomi

La fame d’amore o dipendenza affettiva è una malattia dell’anima che da vita ad amori malsani, dipendenti, in bilico tra fusione e separazione, tra il bisogno di controllare l’altro e la possibilità di tradimento. Sembra essere diventata una moda e anche una deriva dell’amare perché è una realtà in drammatica crescita.

Finché non prenderai coscienza, l’inconscio governerà la tua vita e tu lo chiamerai destino
Jung

  • Ritarda nello scrivere, segue un buco allo stomaco, i primi segnali della dipendenza affettiva.
  • Condivide post su Facebook o Linkedin, un altro buco allo stomaco, un altro segnale chiaro di fragilità e di dipendenza affettiva.
  • Apre whatsapp a un orario inconsueto o che lasci presagire aria di intimità, il respiro si blocca.

La diagnosi è chiara: soffri di dipendenza affettiva, abbondantemente concimata da gelosia e da fragilità, oltre che da un’importante fame d’amore.

Si chiama fragilità, insicurezza, ansia, Love addiction, fame d’amore, dipendenza affettiva

Trattasi di un amore malsano, esagerato, dove  solitamente uno dei due protagonisti di questo amore vive in funzione dell’altro, vive l’amore all’insegna della fusione e confusione tra ruoli, identità e spazi. La dipendenza affettiva da vita a un amore cieco e sordo, un amore che si nutre delle insicurezze e delle fragilità psichiche di entrambi i partner: uno solitamente (falsamente) dominate e l’altro sottomesso. L’uno esiste perché esiste l’altro. I ruoli però possono anche invertirsi.

Qualche elemento, anzi qualche segnale, della dipendenza affettiva

Un amore esagerato. Eccessivo. Malsano. Un amore doloroso e dolorante.
La paura, anzi il terrore, di essere abbandonati che, solitamente, si riaggancia ad antichi copioni d’infanzia. E ancora, una gelosia immotivata, folle, corrosiva, eccessiva.
Un vuoto interiore, o meglio, una voragine che, con modalità ancora più malsane e dipendenti, si tenta di riempire, in realtà rinforzandolo. Il bisogno dell’altro, più dell’aria che si respira, diventa un elemento che appartiene chiaramente alla dimensione amorosa della dipendenza affettiva.

Genitori e figli

Solitamente le voragini odierne partono da terre lontane: le terre dell’infanzia. Terre fragili, paludose che danno poi vita alla dipendenza affettiva. Il ruolo dei genitori nella crescita e dell’accudimento è davvero centrale nell’organizzazione, o meno, della futura dipendenza affettiva.

  • Trattasi di genitori che hanno barattato l’amore con la bravura.
  • Le attenzioni con qualcosa in cambio.
  • Le carezze soltanto se meritate.
  • L’amore con i buoni voti.
  • L’amore con l’ordine, e così via.

L’amore non si merita, non si baratta, non è una moneta di scambio. Anche i brutti, i fragili, i disobbedienti vanno amati, forse di più.  Si ama e si viene amati in maniera circolare e simmetrica e, teoricamente, quando un amore giunge alla fine lo si accompagna alla morte salvando sé stessi. Ma la fame d’amore e la dipendenza affettiva sono terribili e non c’è nulla di razionale nei comportamenti di chi ne soffre.
Antichi copioni che si ripetono immodificati e dolorosamente presenti che portano ad amori strazianti e fagocitanti.
Segue la paura di perdere il partner e di non essere amati a sufficienza.
La fame d’amore e la dipendenza affettiva partono da lontano e da lontano vanno curate.
Questi bambini diventano poi adulti ma rimarranno dei pulcini nell’anima: anagraficamente adulti ma psichicamente fragili e bisognosi. Quando poi questi pulcini dell’anima si innamorano davvero, ecco che tutto diventa faticoso, eccessivo, destabilizzante.

Leggi anche:
Adolescenza precoce e infanzia contratta. Aiuto, ci siamo persi i bambini

La paura dell’abbandono regna sovrana

La paura del distacco, le mille ansie e gelosie sono i protagonisti di questi amori malsani.
Il dolore psichico si trasforma in dolore fisico, in crampi all’addome, in dolori al petto, in cefalee ingravescenti, e in tanto altro di ben più grave.

La tematica del controllo

La  dipendenza affettiva si nutre della fragilità di entrambi i partner, come abbiamo detto più volte perché si tratta di partner collusivi, si cercano e si incastrano in funzione delle fragilità di entrambi i protagonisti di quell’Amore, e porta a fare tutto per l’altro, a occupare ogni spazio della vita altrui. Il partner dominante o onnipotente colonizza ogni possibile spazio della vita psichica del partner bisognoso, affamato, dipendente.
Questo meccanismo, in una prima fase del legame, crea un fittizio nutrimento dell’anima sofferente, ma in realtà rinforza la dipendenza affettiva e nutre la gelosia e il bisogno di controllo e di possesso dell’altro, facendo vivere l’altro in uno stato di bisogno costante e assoluto.

Qualche strategia per guarire

  • Il vuoto interiore va ascoltato, analizzato, concimato e nutrito, non soltanto donato al partner tentando che sia lui a coltivarlo, regalandogli lo scettro del comando; anche perché è un dono impegnativo.
  • Ascoltare e prendere coscienza della paura dell’abbandono. La paura non può regolamentare i pensieri, non può diventare un disturbo ossessivo, intrusivo, non può vincere sulla serenità e compromettere la qualità di vita.
  • Non barattare l’amore con la bravura, con la perfezione; si può essere amati anche se imperfetti. Questa è una trappola d’amore che rinforza la dipendenza.
  • E, come doveva Jung, “finche non prenderai coscienza l’inconscio governerà la tua vita e tu lo chiamerai destino”.  Il lavoro psicologico in questi casi diventa indispensabile se non centrale per l’esistenza di tutti e la longevità della coppia.

Il bombardamento amoroso

Personalità narcisistiche e affamati d’amore si attraggono come se fossero delle calamite, più precisandone due mezze mele disfunzionali. Il narcisita seduce con varie tecniche e strategie, tutte altamente compatibili con chi ha un’infanzia bucherellata.
Una delle tecniche che il narcisista mette in atto o in scena per sedurre una donna che soffre di dipendenza affettiva è il bombardamento amoroso.
E-mail a raffica, chat infinite, notturne e diurne, presenza asfissiante e continua. Una valanga di falsa presenza che in chi ha un buco nel cuore fa decisamente effetto e anche presa. In realtà non si tratta di amore ma di oppressione e di un’ulteriore dipendenza, ambiti decisamente diversi dall’amore sano.
Il bombardamento d’amore è il risultato di precoci ferite da attaccamento; anche chi sembra essere l’orco e il cattivo nella coppia, in realtà, sta male anche lui. In chi lo pratica, scatta il desiderio di sentirsi al sicuro nella relazione, e la sicurezza è data dalla quantità – non qualità – di presenza. Non avendo altri strumenti personologici e cognitivi bombarda la malcapitata (o il malcapitato). Questo rituale inarrestabile mantiene in vita un falso senso di connessione emotiva. (La dipendenza affettiva viene spesso confusa per presenza, relazione, amore profondo).
Molte persone fragili e affamate d’amore non vedono il bombardamento d’amore per
quello che è perché soddisfa il loro desiderio di sentisi amati e necessari all’altro, finalmente visti!
Il bombardamento attecchisce soprattutto in chi ha vissuto il dramma di un abbandono emotivo durante l’infanzia, viene confuso per attenzioni e cure, e in una prima fase viene considerato una sorta di mamma dal cielo.

Leggi anche:
Un amore terminale, fino all'ultimo respiro. L'accanimento terapeutico in amore

Vivere per l’altro, vivere per sé, vivere con l’altro

Tre frasi completamente diverse che portano a tre tipo di relazioni di coppia completamente diverse.
Nei casi delle coppie di tipo funzionale collusive e poco equilibrate – diventa indispensabile ricostruire la loro storia emotiva e familiare, cercare di capire da dove parte questo bisogno di fusione, amplificato dalla paura della perdita (il dipendete affettivo teme di smarrite il suo carnefice, e il narcisita teme di perdere il suo nutrimento. Ma entrambi hanno un vuoto enorme).
Un obiettivo terapeutico da perseguire è quello di far passare il paziente dallo stadio del vivere per l’altro, al vivere con l’altro: percorso indispensabile ma nient’affatto semplice o indolore.
La conquista dell’autonomia rappresenta una fase intermedia per poter poi arrivare a una condivisione emotiva e profonda con l’altro, priva di rischi e di zoppie del cuore.
Questa fase intermedia è assolutamente indispensabile e dovrebbe essere raggiunta sempre durante la propria storia personale di sviluppo, prima dell’incontro con l’altro. La paura più grande in chi ha paura dell’intimità e non ha un buon rapporto con la propria autonomia è quella di abbandonarsi all’altro senza riserve, di fondersi con l’altro, di essere fagocitati dall’altro.
Chi soffre di dipendenza affettiva, infatti, anela a un legame fusionale; così facendo pone le basi per un florido germogliare di rischi di manipolazione e di plagio, con i consequenziali stati di angoscia profonda che inevitabilmente insorgono quando la fusione non è consentita. Una caratteristica fondamentale di questi amori funzionali è il sentirsi sulle montagne russe. Si tratta di amori che regalano il brivido e il baratro, allo stesso tempo.
L’intimità indispensabile per creare un rapporto sano ed equilibrato impone l’abbandono della corazza difensiva che protegge il nucleo più intimo di ogni essere umano. Quanto più l’intimità è condivisa, tanto più l’altro ha la possibilità di accedere alle stanze segrete della psiche, quelle della vulnerabilità e dei traumi.
(Essere fusi non sempre equivale all’essere intimi).
Per questo motivo diventa indispensabile aver fatto pace con le proprie zone d’ombra e con i propri demoni prima di poter pensare di instaurare un rapporto equilibrato con un altro essere umano. Come continuerò a scrivere sino alla nausea, il partner non è un terapeuta, non è un amico, non è un genitore vicariante e non può sanare le ferite l’infanzia.

Leggi anche:
Genitori e figli maschi: istruzioni per l'uso

Cosa fare in questi casi?

Fidarsi dell’intuito perché non mente mai. Durante i colloqui clinici, le mie pazienti mi riferiscono che agli albori della relazione tossica, c’era sempre qualcosa che non andava. Già dal primo incontro c’era qualcosa che non corrispondeva all’idea che si erano fatte di quell’uomo. Mi parlano di istinto, di intuito, di un sentire difforme dalla realtà esperita. Poi, pian piano, a manipolazione avvenuta il loro istinto viene plagiato e sopito.
Per evitare che il bombardamento abbia effetto, diventa indispensabile porre dei confini e dei limiti; osservare le reazioni e cercare di mettere a confronto le persone sane che rispettano e comprendono i confini e le giuste distanze dal mondo dell’altro con i manipolatori con i loro copioni stereotipati, sempre uguali nel tempo e nelle coppie.
Le relazioni sane si costruiscono attraverso la condivisione reciproca, rivelando lentamente parti di sé all’altro, la fiducia viene stabilita pian piano. Ogni incontro è, o dovrebbe essere, una danza lenta ed emozionante non un travaso di passato, traumi, disagi e tanto altro nell’altro. L’altro non è un clinico ma un vampiro dell’anima che prosciuga per cercare di salvarsi dal vuoto cosmico che ha dentro, di cui non è affatto consapevole.

Il web pullula di siti e di pagine social redatte da non clinici. Luoghi pericolosi e destabilizzanti dove ognuno perché amato male si sente in dovere e diritto di dire la propria e di dispensare il buon consiglio della nonna. Diffidate! Per curare davvero la dipendenza affettiva servono i clinici e nessun altro.

Seguimi su Facebook (clicca qui) e su Instagram (clicca qui) e guarda le mie foto.

Per ricevere la mia newsletter settimanale potete iscrivervi cliccando sul pulsante sotto se vi fa piacere, vi aspetto.

32 Commenti. Nuovo commento

  • Un contributo interessante, che con poche “pennellate” delinea i motivi profondi e lontani del disagio affettivo. Grazie

    Rispondi
    • Valeria Randone
      3 Agosto 2016 13:12

      Grazie a lei per essere intervenuto.
      Mi fa piacere che abbia delineato la complessa tematica della dipendenza affettiva.
      È stato scritto sullo spartito del cuore.

      Un cordiale saluto.

      Rispondi
  • Dottoressa Randone molto chiaro , ho buone possibilità di esserlo Dipendente è così mi voglio impegnare per guarire e imparare a stare solo . Mirco

    Rispondi
  • Valeria Randone
    9 Gennaio 2017 07:30

    Gentile Mirco,
    Se soffre di fame d’amore, dovrebbe valutare l’ipotesi di farsi aiutare da un professionista, solitamente sono problematiche che partono da lontano: dalle terre dell’infanzia, e proprio da quel luogo vanno curate.
    Soltanto così potrà vivere serenamente da solo, ed anche in coppia.
    Una coppia però che sia generatrice di benessere e non di ansie ed angosce abbandoniche.
    Un cordiale saluto.

    Rispondi
  • Dottoressa, ho finalmente avuto la conferma da un professionista di essere affetta da questo male. Ho una storia da 2 anni, la prima in assoluto, e l’ho vissuta sempre all’insegna dell’ansia e della paura dell’abbandono. Mi sono resa conto di aver fatto tante cose per compiacere l’altro andando contro me stessa, tanto che adesso non so più se il mio sentimento verso di lui sia solo bisogno o ci sia anche qualche traccia d’amore. Secondo lei è possibile guarire stando comunque in coppia, oppure è necessario l’abbandono? La ringrazio

    Rispondi
    • Valeria Randone
      25 Gennaio 2018 08:20

      Buongiorno Ilenia,
      se è già stata in consultazione da un professionista, sarebbe più utile che si esprimesse lui, che ha avuto il piacere di occuparsi di Lei, non io Online.
      Dipende.
      Dipende da Lei, da lui, e da Voi.
      Un affettuoso saluto.

      Rispondi
      • Io ne sono uscita come se dovessi affrontare un intervento chirurgico, ho reciso dall’oggi al domani un rapporto con un persona non perché fosse già legata ma perché, dopo 4 anni, ho capito che non voleva me bensì chiunque ai suoi occhi potesse accompagnarlo a sostenere la messinscena del suo legame ufficiale privo di affinità, complicità e sesso. Una sofferenza inaudita, soli non se ne esce!

        Rispondi
  • Salve sono certo che la mia ex compagna abbia questi problemi, peggiorati dopo che mi ha lasciato ed essersi staccata da me e,detto da lei, era una cosa difficile per lei da fare.
    Ora mi ha escluso completamente, ed io non so come fare.. credo tra l’altro che abbia una depressione. Grazie.

    Rispondi
    • Valeria Randone
      2 Febbraio 2018 07:44

      Buongiorno,
      la fine di un amore, così come l’inzio, può slatentizzare problematiche di dipendenza affettiva, o di fame d’amore.
      Sarebbe utile che questa donna le affrontasse con un professionista, per recuperare la qualità di vita smarrita.
      Se il collega lo riterrà opportuno, potrà valutare di lavorare anche con la coppia in terapia.
      Anche la possibile depressione va sempre accuratamente diagnosticata e poi curata.
      Un saluto.
      V. R.

      Rispondi
  • Sono una dipendente affettiva. Io non so come siano l’alcool e la droga, ma posso assicurare che essere dipendenti affettivi è come fare uso di sostanze stupefacenti ed arrivare al punto di cercarle sempre e ovunque. Per 6 anni sono stata dipendente in modo affettivo da un uomo che non mi ha dato niente ma io l’ho idealizzato in tutto e quando ho iniziato a capire che a lui non importava niente di me e la sofferenza che mi procurava era diventata insopportabile (ho anche pensato al suicidio) ho deciso di staccarmi da lui grazie all’aiuto di uno psicologo. Pochi giorni fa ho conosciuto un ragazzo, mi piace, è una persona davvero interessante. Nei giorni in cui è rimasto nella mia città per lavoro ci siamo sentiti spesso e usciti insieme una sola volta. Con lui ho sentito il cuore battere di nuovo. Poi è partito per ritornare nel nord Europa dove vive e lavora e già al secondo giorno senza vederlo né sentirlo ho iniziato a piangere come una disperata. Mi manca tanto e non faccio che pensare a lui, ma questa è una ricaduta. È la dose di droga che mi mancava da tempo per stare bene e non sentirmi sola perché fondamentalmente io sola non ci so stare. Voglio guarire, conoscere meglio me stessa, capire i miei reali bisogni ed imparare a vivere bene anche da sola ma sento un macigno che mi opprime. Dopo un paio di mesi è tornato il pensiero del suicidio, come se questo fosse il rimedio per tutto il malessere che sento, ma non è questa la soluzione. Io voglio vivere e stare bene anche senza stare necessariamente con un uomo ma come posso non avere più ricadute?

    Rispondi
    • Valeria Randone
      10 Settembre 2018 20:23

      Buonasera Erica,
      grazie per la Sua testimonianza davvero toccante.
      Le ricadute fanno parte del cammino, immagino che lei sia ancora in terapia,
      Se così non fosse dovrebbe tornare dal suo terapeuta per rivalutare il suo percorso .
      Stia serena, dalla dipendenza affettiva di guarisce, e come chi ha subito un danno nella vita, lei avrà una marcia in più!
      Mi tenga aggiornata.
      Un saluto affettuoso.

      Rispondi
  • Buonasera.
    Da un anno sto con un uomo meraviglioso, che non pensavo potesse esistere.
    I primi tempi tutto bene ma al ritorno dalle vacanze dove siamo stati benissimo, con il ritorno alla normalità e il distacco, e forse anche lavello sentito più distaccato per lo stress lavorativo sono piombata nell’ansia più totale: insonnia, attacchi di panico, ansia continua e depressione.
    Ho decisamente capito di avere un grosso problema di dipendenza affettiva. Lui mi sta aiutando molto e cerca di comprendere il mio malessere ma credo che la vera soluzione i la debba ricercare in me stessa.
    Mi sono anche resa conto che inconsciamente tanto a boicottare il mio benessere perché ho paura che lo stare bene ed essere autonoma mi allontani da lui.
    Questo mi ricorda molto la mia infanzia, in particolare l’adolescenza (periodo nel quale ho sofferto di attacchi di panico) dove mi sentivo in colpa verso mia madre nel manifestare ribellione e autonomia.
    So che devo uscirne e so che devo guarire, io e il mio benessere devono essere la mia priorità…ma i sintomi sono davvero invalidanti.
    Fondamentalmente ho paura di cambiare ed evolvere, ho paura che lui possa non accettare questo è punirmi con silenzi o litigi.
    Sono già in terapia con una psicologa, ma anche se mi aiuta per ora i sintomi non sono andati via.
    Chiedo qualche consiglio.
    Grazie

    Rispondi
    • Valeria Randone
      5 Dicembre 2018 08:42

      Carissima,
      La dipendenza affettiva è un brutto tarlo, è un male dell’anima e del corpo.
      Che diventa, da lì a breve, della coppia.
      Imparerà, con la terapia, a trovare il suo baricentro psichico, ad accedere alla dimensione adulta della sua esistenza e del legame di coppia, e a trovare – soprattutto – la giusta distanza dal mondo dell’altro.
      Condizione terrificante è difficile per chi sta male come lei.
      Se le fa piacere può leggere il mio nuovo libro in fase di stampa che tratta proprio la fame d’amore e la dipendenza affettiva
      Un augurio affettuoso per tutto.

      Rispondi
  • Grazie infinite.
    Mi può dire il titolo del libro?

    Rispondi
  • Cara dottoressa spesso accade che chi soffre di dipendenza affettiva sia portato a legarsi ad una persona narcisista o almeno con grossi tratti narcisistici, che sicuramente non fa altro che scavare un buco nell’anima del dipendente.. Perchè succede questo?

    Riguardo alla terapia quale percorso potrebbe essere più efficace?
    Gestalt, Cognitivo-comportamentale, EMDR, Sistemico-relazionale……??!

    Grazie di cuore per l’ascolto e la disponibilità!

    Rispondi
    • Valeria Randone
      9 Febbraio 2019 07:46

      Buongiorno,
      si è verissimo quello che scrive.
      Chi soffre di dipendenza affettiva si può relazionare con i narcisisti, gli amanti cornici, e gli stalker.
      Con rischi di vario genere e gravità.
      Più che di terapia più adatta – anche perché non ce n’è una migliore dell’altra – parlerei di clinico!
      Quello sì che può andare bene o meno bene.
      La scelta del professionista è una scelta davvero importante.
      Dovrà essere empatico, simpatico, molto preparato. Deve regalare quella sensazione magica di sentirsi a casa nella sua mente e nel suo studio, oltre che tra le sue parole.
      Dette e scritte.
      Se questo non accade, non è lui quello giusto!
      La cura, anzi, il prendersi cura è una cosa seria. È un patto di anime.
      Spero di averle tramesso il mio pensiero.
      Legga il mio ultimo libro sulla dipendenza affettiva; penso che le piacerà.
      Questo è un passaggio interpretato magistralmente da Luca Ward
      https://m.youtube.com/watch?v=d9cmgg-LSM8&t=9s
      Un affettuoso saluto

      Rispondi
      • Cara dottoressa,
        condivido tutto… come dire che la scelta del terapeuta è un lavoro come la sceltadel partener….. ;))
        Forse è meglio stare soli!!! :)))

        Rispondi
  • Cara dottoressa facendo qualche ricerca in internet sono arrivata a leggere questo articolo in cui rivedo tutto ciò che riguarda la mia storia. Sono una donna di 35 anni ed ho una bambina di 7. Da tre anni ho una relazione con una ragazzo e le cose tra di noi vanno sempre peggio. I litigi sono continui ed estenuanti dal mio punto di vista mentre per lui è la normalita. credo che lui abbia una dipendenza affettiva nonostante le sue relazioni passate siano state diverse. In questa relazione si è annullato totalmente per soddisfare me e i miei bisogni..come se dovesse “salvarmi” non so da cosa. Al contrario io sono una persona indipendente che spesso ha bisogno di avere i suoi spazi (uscire con un amica o fare qualcosa con la bimba solo io e lei) ed ho un rapporto amichevole con il padre di mia figlia. Tutto questo è visto da lui come disinteresse da parte mia nei suoi confronti, si sente sempre in più e non accetta che alle volte non può essere presente nelle situazioni che riguardano la bambina. Non fa altro che accusarmi di tutto il suo malessere e i nostri litigi peggiorano giorno dopo giorno. Ciò che vedo è una persona proiettata su di me in tutto come se io fossi la sua unica ragione di vita e tutto dipende da me. Poi passa da accusarmi e rinfacciare anche cose della mia vita passata a chiedermi scusa e dirmi che se lui fa così è perché non ha sicurezza in questo rapporto. Io sono una persona un po’ fredda ed esprimo le emozioni in maniera poco affettuosa ma ciò non significa che non lo amo. Questo suo atteggiamento mi ha allontanato sempre più e quando siamo arrivati a discutere in più occasioni anche davanti a mia figlia ho deciso di chiudere questo rapporto. Lui non si da pace e continua a mandarmi messaggi tutti i giorni tutti uguali ripetitivi in cui mi chiede di dargli un’altra possibilità per vedere i suoi cambiamenti ma continua senza rendersi conto a darmi la colpa dei suoi atteggiamenti. Io non gli credo e nonostante anche per me è dura penso che sia la scelta giusta da portare avanti.
    Grazie per il suo supporto Dott.ssa!

    Rispondi
    • Valeria Randone
      10 Aprile 2019 12:42

      Buongiorno,
      poterla aiutare da qui, è veramente molto complesso.
      Se pensa che ci siano ancora gli estremi per recuperare questo rapporto di coppia, potrebbe valutare un percorso di terapia di coppia.
      Luogo non giudicante entro il quale potere analizzare le problematiche che caratterizzano le vostre dinamiche di coppia.
      In caso contrario, quest’uomo, potrebbe effettuare una psicoterapia individuale, per sanare le sue pregresse ferita di infanzia.
      Se desiderate essere seguiti da me, faccio studio a Roma e a Catania, eventualmente può trovare dei validi professionisti anche in convenzione.
      Un cordiale saluto

      Rispondi
  • Gentile dottoressa, riconosco in quanto da Lei descritto i miei vuoti dell’infanzia, dovuti essenzialmente ad una madre poco affettuosa e presente.
    Le chiedevo se è però possibile, che chi come me porta questa ferita nell’anima, possa reagire in modo opposto a quello da lei descritto, ovvero esasperando la propria capacità di indipendenza, dicendo a se stesso di non aver bisogno di nessuno, pensando che l’amore è solo un motivo di sofferenza, ecc…

    Rispondi
    • Valeria Randone
      15 Agosto 2019 10:22

      Buongiorno,
      ogni essere umano reagisce al dolore in modo soggettivo e unico.
      La psiche viene regolamentata da più svariati meccanismi di difesa.
      È complesso da qui, senza conoscerla, dirle se è possibile o meno, una consulenza individuale sarebbe il luogo più adatto per potermi occupare di Lei.
      Un caro saluto e auguri per tutto.

      P.S: Ricordi che anche dalle ferite d’infanzia si guarisce!

      Rispondi
  • Si dottoressa,
    si può guarire ma con tanto impegno e fatica cercando di tenere lontane le persone tossiche

    Rispondi
  • Buongiorno dottoressa, ho già una diagnosi di personalità dipendente e sono in cura sia da uno Psichiatra che da una Psicoterapeuta, lo psichiatra più che altro per la mia prima diagnosi, il disturbo bipolare. Fortunatamente il mio disturbo dell’umore è ben compensato dai farmaci, invece la mia dipendenza è ancora viva e vegeta e non può essere compensata con gli psicofarmaci, i sintomi sono quelli classici che lei conosce: vuoto interiore, fame d’amore, ecc. per fortuna ne ho coscienza ed evito, per ora, relazioni strette, anche di tipo amichevole… per noi la solitudine è molto pesante ma sicuramente meno tossica dei rapporti da “zerbino”… spero veramente di poter guarire riuscendo a curare il mio “dolore dei non amati”.
    Buona giornata

    Franco

    Rispondi
    • Valeria Randone
      10 Dicembre 2019 18:05

      Buonasera Franco,
      glielo auguro anche io!
      Non sedi la sua dipendenza, si riproporrà e la rinforzerà; attraversi il dolore, soltanto così da trappola diventerà trampolino.

      Rispondi
  • Salve Dottoressa, sono dipendete dalla mia ex che mi ha lasciato circa sette mesi fa, io ho insistito terribilmente ma lei continua a rifiutarmi, ho avuto un infanzia difficile perché mio padre era aggressivo e poco affettuoso, volevo chiedere si può guarire da soli? Quanto tempo ci vuole?

    Rispondi
    • Valeria Randone
      14 Dicembre 2019 06:47

      Buongiorno,
      nessuno si salva da solo.
      Se dovesse rompersi un piede lo ingessa?
      Si rivolge all’ortopedico?
      La psiche non si vede ma va curata ugualmente.
      Un caro saluto

      Rispondi
  • Buongiorno dottoressa,
    Scopro soltanto oggi di essere stata fino a circa un anno fa malata di fame d’amore; ne sono uscita veramente? Arduo a dirsi… So di aver lasciato il narcisista che avevo scelto e per il quale ho…; so di non voler saperne più di lui, che dopo due anni continua a preparare e a proporre trappole…; al momento mi sento assolutamente sola, mi dico che devo farcela e che ce la farò…
    A lei chiedo se ha esperienza di persone che sono guarite per aver vissuto una “lunga presa di coscienza” o se comunque è necessario da questo momento affidarsi ad un medico
    La ringrazio in anticipo della risposta
    Buon pomeriggio

    Rispondi
    • Valeria Randone
      13 Giugno 2020 14:57

      Gentile Lettrice,
      ogni persona è diversa da un’altra, per fortuna.
      Quindi non posso rispondere alla sua domanda.
      Le suggerisco di effettuare una consulenza specialistica – non da un medico ma da uno psicoterapeuta- sessuologo clinico – e poi si stabilirà il da farsi.
      Un caro saluto

      Rispondi
  • Se si cresce con la consapevolezza di essere sbagliati, se una madre per una vita non ti ha mai dato un bacio o una carezza, se, addirittura, cresci solo con ordini e parole i grate che non oso pronunciare(oggi sono grande e capisco, ma a 6 anni o 8 o 10, è come vivere con una strega cattiva a cui vuoi bene, quindi una dipendenza affettiva già infantile), se ti gettano fuoricasa perché è più giusto che siano i tuoi fratelli a studiare perché sono più intellettuali e devono studiare a voce alta, invece tu sei zotico, schifoso, da servizio militare e non hai nessuna possibilità di riuscita nello studio(ovviamente parole dette ad un bambino) come fai a non elemosinare amore dappertutto.
    Sono stato zerbino una sola volta, per 3 anni e mezzo, sono divorziato, e oggi sono fidanzato con una donna divorziata con una figlia.
    Ho sicuramente una dipendenza affettiva, devo dire bellissima, perché determinate dinamiche e quadretti mi fanno sentire eletto ed è come vivere in paradiso, ma mia madre mi ha codificato una centralina predisposta ad accettare tutto. Se ci sputano in faccia la persona avrà avuto le sue ragioni, e va giustificata. Se ci insultano e ci trattano male è in realtà qualcosa a cui noi non possiamo fare a meno perché fa parte della nostra educazione anzi, una relazione dove non ci trattano male, nemmeno la scegliamo.
    Ma quanti amori sono giusti a questo mondo?
    Se non è dipendenza affettiva, ci sarà dipendenza economica, dipendenza intellettiva…etc,etc,.tutti gli altri sono amori camaleonti di stanchezza

    Rispondi
  • 41 anni insieme, due figli di 26 e 22 anni. Famiglie disfunzionali, tanto vuoto dentro e l’illusione di vivere un amore pazzesco e unico
    Da subito ho avuto mille segnali ma non li ho saputi inquadrare; sono caduta nel baratro della dipendenza affettiva, senza saperlo, ma credevo che almeno fosse seriamente innamorato, fedele e che non mi avrebbe mai trascurato.
    Mi diceva che le altre gli facevano schifo, io ridevo ma poi alla fine ci ho voluto credere. Una vita in altalena.Lavoro per due ma il mio solo stipendio non basta mai, liti continue e riavvicinamenti. Poi, quattro anni fa, ecco pure il mio cancro ai polmoni, IV stadio. Avremmo dovuto essere uniti, lui invece ha smesso di toccarmi, neanche il conforto di una mano sulla mia. Ma lo mantenevo.
    Due anni fa l’ho messo alla porta, separazione e ora il divorzio, da me fortemente voluto per proteggere i miei figli.Una vita insieme. Dolore immenso, due percorsi terapeutici, ho tutto chiaro ed ora che faccio? Ecco un caso in cui è impossibile riuscire a disintossicarsi. Manca il tempo, lui vive con lei, io me ne andrò. So che cmq ho fatto quello che dovevo fare riprendendo in mano la mia vita.

    Rispondi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Compila questo campo
Compila questo campo
Inserisci un indirizzo email valido.

Articoli correlati
error: Il contenuto è protetto