Odiami, odiami pure figlio mio.
Se tu pensi di stare meglio odiandomi, odiami. Se pensi che io sia la causa di tutti i tuoi guai, odiami.
Se pensi che io ti stresso, ti controllo, ti dico quello che è giusto e quello che è sbagliato, infastidentoti, odiami.
Se pensi di poter fare meglio di me, fallo, posso solo essere felice per te.
Sei il mio ordine casalingo ti disturba, odiami.
Se ti serve per farti crescere forte, se il mio amore ti pesa come una catena, se le mie parole mattutine ti irritano, se quello che dico è equiparabile a una colossale scemenza, se i miei abbracci vengono evasi, se hai bisogno di distanze per trovare te stesso, odiami.
Odiami, anche solo per un po’, anche a intermittenza o in continuazione, finché non capirai che ogni mio silenzio è ormai una difesa piena di parole che non mi consenti di dire, e ogni mio errore un tentativo di starti accanto.
Se la tua insoddisfazione nei confronti della vita, della relazioni, del mondo è figlia della mia educazione, odiami.
Sono sicura che questo odio ti aiuterà nella vita.
Ti aiuterà ad andare lontano, a trovare te stesso, ad essere una persona migliore, autonoma, mentalmente ed economicamente indipendente. Probabilmente migliore di me, anche se tra noi non c’è mai stata nessuna competizione.
Ma sappi che anche se mi odi io non smetterò mai di amarti.
Ipotetica lettera di una madre a un figlio o figlia in crescita.
Come sempre la crescita e i tentativi di trovare un modo sano e inedito di stare al mondo passano da strappi e riparazioni. Da attacchi feroci e riflessioni. Da parole che tagliano e da abbracci, forse, postumi.
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