Ho immaginato di prestare la mia penna a Ludovica, nome di fantasia, mia paziente che oggi festeggia il decimo anno di astinenza sessuale.
Tutti mi prendono per pazza, per disadattata, per anaffettiva, ma io sto bene. Per la prima volta sto bene con me stessa, con il mio corpo e con i miei desideri più intimi e veri.
Ho smesso di concedermi alle sue mani distratte, alla sua bocca vorace e mordace. Ho smesso di simulare mal di testa e di andare a dormire prima per evitare incontri.
Ho smesso di fingere, di acconsentire, di accontentare, di recitare.
Non mi manca niente di quella vita. Niente. Era tutto troppo faticoso e finto, noioso e complimentoso.
Non ero più io, mi ero smarrita tra quelle lenzuola ormai estranee.
Non mi manca la sessualità e non mi manca il piacere, quel piacere.
Ho sublimato in altro modo sicuramente più sereno e appagante per la le che sono diventata.
Avevo finalmente scelto di ascoltarmi.
Avevo smesso di cercare il calore in letti che si raffreddavano il mattino seguente.
Le domande di tutti erano sempre le stesse: “Non hai più desiderio? Non ti manca? Ma come fai? Sei sicura? Stai male? Ma non ti senti sola?”
Non rispondevo nemmeno più, perché nessuno comprendeva sino in fondo la pace che finalmente avevo trovato.
Avevo trovato altri modi di sentire.
Il vento sulla mia pelle. La lentezza. Il profumo inebriante della terra bagnata. Il profumo del pane appena sfornato. Il silenzio che abitava tra le pagine di un libro.
La meravigliosa danza dei miei pensieri quando mi permettevo di essere sola senza spiegazioni e senza fare finta di stare in compagnia per sentirmi ancora più sola.
Non avevo fatto un voto, né avevo promesso niente a nessuno. Avevo semplicemente scelto.
Scelto di non cercarmi piu nello sguardo affamato di un uomo.
Scelto di custodire la mia essenza.
Non so se il prossimo anno ci sarà un altro anniversario o se mi innamorerò ancora una volta, ma per adesso festeggio lieta e beata.
Solo chi ha veramente conosciuto il rumore può scegliere il silenzio.
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