C’era una volta, e forse ci sarà ancora, un borgo. Il borgo dei non connessi. Una terra dove le persone si guardavano negli occhi, attraversavano la strada senza chattare e senza farsi ammazzare, cenavano chiacchierando con il proprio interlocutore senza guardare il cellulare. Gli adolescenti andavano a dormire senza quel bagliore inquietante sotto le coperte, facevano amicizia con lentezza, all’aria aperta, e amavano con la gradualità di due estranei che diventano intimi: con parole, sguardi e carezze.
In quel borgo senza tempi, i sensi venivano utilizzati sempre e tutti, non soltanto la prepotente vista.
C’erano gli appuntamenti, quelli veri fatti di programmazione e di abiti adatti, del posto adatto a incorniciare un ricordo. C’era il primo bacio e non c’era il sexting.
La perfezione da postare non era presente e le foto erano un ricordo da mettere dentro un libro o appiccicare in un album. Si usciva di casa senza cellulare e, al rientro, si veniva informati delle telefonate ricevute. L’intimità era un fatto privato e non pubblico, non veniva profanata, rubata, condivisa, estorta, giudicata, ostentata.
Non c’erano le email a tutte le ore, diurne e notturne, e nemmeno le notifiche rumorose e intrusive. C’era la libertà, la serenità e anche la sessualità.
Ma qualcosa oggi sta cambiando.
Nascono gli Offline Club: i luoghi per disintossicarsi dal cellulare e provare ad esistere anche senza quella protesi tecnologica che si fa essere qua e al contempo altrove, sempre tanto distanti da noi stessi e dagli altri.
Questa iniziativa-necessità nasce nei Paesi Bassi e si diffonde nelle grandi metropoli come Amsterdam, Berlino, Londra, Parigi, Milano, Barcellona e Dubai.
In questi luoghi dell’incontro, organizzano eventi pubblici in bar e caffè, dove smartphone, tablet e dispositivi digitali non possono entrare. Al loro posto, vengono proposte attività come giochi da tavolo, letture e conversazioni dal vivo, per riscoprire forme di socialità ormai inedite e dimenticate.
In questi luoghi viene brandita questa frase: “sostituisci il tempo sugli schermi con il tempo reale”, frase che dà valore al tempo e alle relazioni.
Si respira la possibilità di essere sé stessi, con i capelli in disordine, autentici e felici senza la paura di essere postati, di essere messi in qualche storia e poi ricondivisi e anche geolocalizzati.
In questi luoghi dell’incontro il bagliore degli schermi lascia il posto a quello degli sguardi.
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