L’artista di strada, Andrea Villa, ha deciso di dare il suo contributo con “Mio marito”.
Una serie di manifesti che invertono le logiche, gli obiettivi da schermire e le vittime: i protagonisti diventano i carnefici.
I mariti vengono esposti sulla pubblica piazza, con volti e contesti casalinghi lievemente alterati per non renderli subito riconoscibili.
L’artista è entrato nel famigerato gruppo e ha recuperato le foto postate dagli autori del sito maledetto.
Le ha poi modificate digitalmente, mantenendo intatta la sensazione di intimità violata, di casa, di famiglia e di difese abbassate.

Le case non si profanano
La casa non è solo un luogo fisico, quattro mura e un tetto. La casa è uno spazio intimo, simbolico, invalicabile. Tra le sue mura si intrecciano silenzi e risate, sguardi complici e abbracci, bambini che gattonano e nonne che rammendano. È quel rifugio dove ci si spoglia dalle maschere, dove ogni angolo racconta un frammento di vita, dove quella foto o quel tappeto la rendono unica e riconoscibile.
In casa nasce e cresce l’intimità più profonda: quella fatta di piccoli gesti quotidiani, di presenze che non hanno bisogno di parole, di abitudini, di piedi scalzi e di nudità.
La casa è il luogo della confidenza tra i membri di una famiglia e tra un uomo e una donna – che si tratti di marito e moglie o di conviventi non cambia -; quella confidenza che porta con sé un clima di intimità e di protezione da sguardi estranei.
La confidenza, nel tempo, diventa quotidianità, con tutto quello che significa perché spesso porta con sé abbondanti dosi di fretta, stanchezza, abitudini, sbalzi d’umore. E anche cellulari in mano, di quelli che rubano e profanano.
La confidenza può, nel tempo, trasformarsi anche in sciatteria: anche i mariti girovagano per casa in mutande, con le pance prolassate e i calzini a metà polpaccio. I loro corpi raggrinziti, la pelle che con il suo cedimento racconta gli anni che passano e la fatica del vivere.
Chissà cosa provano nel vedersi così violati? profanati? fotografati e dati in pasto a occhi avidi e giudicanti? condivisi come delle figurine di calciatori, di cui però non hanno la fisicità?
Talvolta il gioco di ruolo aiuta i processi di identificazione e l’empatia residua.

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1 Commento. Nuovo commento

  • Da quello che leggo, Villa ha evidenziato aspetti negativi e potenzialmente oggetto di scherno degli uomini. Quello che mi ha maggiormente colpito della vicenda in oggetto è l’atteggiamento di ostentazione e vanto di alcuni (molti?) mariti, come a rivendicare la qualità della propria conquista, quali proprietari di immagine, diritti e soddisfazione. E le reazioni di minimizzazione e non comprensione della gravità della violazione, una volta emersa. Sarebbe questo il piano del confronto.
    Probabilmente gli stessi uomini sarebbero, analogamente, orgogliosi di essere esposti alle altre mogli quali trofei della propria, narcisi dall’ego da alimentare.

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