La granita siciliana, amore servito freddo

Premessa. È appena andato via dalla mia terra un ospite del nord. Da buona siciliana ho tentato di fargli assaggiare tutte le nostre prelibatezze, dando preferenza, visto il clima torrido, a sua maestà la granita.
Al nord la sconoscono e pensano che del ghiaccio tritato con non si sa bene cosa sia granita.
È difficile spiegare cosa sia per noi la granita e quanta cura ci mettiamo nel farla, a partire dalla ricerca delle materie prime.
Ci provo per iscritto.
La granita, per un siciliano, non è semplicemente un dolce da mettere in un bicchiere.
 È un rituale d’estate, un abbraccio che sa di mare, di risate al bar con gli amici, di incontri silenziosi con sé stessi. La granita è tradizione, innovazione, e come diceva il Gattopardo affinché tutto cambi, nulla deve cambiare. Per noi la granita è un appuntamento con l’estate. Sempre uguale a sé stesso.
La granita è il profumo del limone appena grattugiato – e i nostri sono veramente unici! -, la dolcezza avvolgente della mandorla, la poesia del caffè che si scioglie sulla granita di mandorle mentre il sole è alto e cocente e tu guardi il vuoto assoluto e ti smarrisci nel bicchiere pieno.
Con la brioche in mano e lo sguardo perso sull’Etna o sul blu del mare, ogni cucchiaino è un tuffo nei ricordi: le mattine estive e lente, le vacanze da bambini, la voce della nonna che dice “assaggia questa, è la vera granita”.
Per i siciliani, la granita è identità.
 È memoria. È amore servito freddo.

P.S: la brioche deve avere il tuppo

La brioche col tuppo prende il nome dal suo caratteristico aspetto: la pallina di impasto rotonda posta sopra la brioche ricorda lo chignon che in passato le donne siciliane portavano tra i capelli.
Un vezzo antico trasformato in dolce, una piccola corona di pasta che racconta storie di tradizione, gesti lenti e mani sapienti.

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