Lettera aperta all’inconscio

Cara coazione a ripetere,
ci ho pensato molto, ho riflettuto a lungo, ho sofferto tanto e ho preso una decisione: divorzio da te.
Tu che mi hai ammanettata alle mie solite scelte sbagliate. Tu che mi rendi schiava di me stessa, dei miei obbedienti sì. Di quelle vacanze al mare che subisco e che continuo a scegliere per assecondare tutti e non ascoltare il mio cuore.
Tu che vieni a trovarmi in maschera, che non ti fai riconoscere ma in realtà mi imbrogli perché sei sempre presente e muovi le fila della mia vita.
Tu che sei il mio fantasma che torna a bussare alla mia porta e io gli apro, anche quando credevo di averla sprangata. Tu che sei il richiamo ipnotico dell’abisso conosciuto, il bisogno inspiegabile e masochistico di rivivere lo stesso dolore, lo stesso errore, lo stesso fallimento, lo stesso amore.
Tu che non sei un’innocua abitudine, non sei nemmeno una semplice ostinazione; tu sei una forza bruta, sotterranea, invisibile che mi spinge a ripercorrere strade già battute nell’illusoria speranza di cambiarne l’epilogo. Ma il copione è sempre lo stesso, la scena si ripete, il dolore non mi risparmia.
Adesso ho deciso: divorzio da te. Utilizzo la consapevolezza come
sortilegio per spezzare le mie catene e divorzio.
Addio mia cara, non ci apparteniamo più. Sono una donna libera.

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2 Commenti. Nuovo commento

  • Buongiorno,
    sono un’esperta della coazione a ripetere. E nonostante tanti anni di psicoterapia inciampo spesso nelle stesse dinamiche, in luoghi che mi sono familiari, con persone che richiamano vissuti che conosco nella speranza di un finale differente. La teoria ce l’ho ben chiara. È nelle “terre dell’infanzia” come le chiama lei che indago. La messa in pratica mi risulta ancora difficoltosa. Ho ripreso da 2 mesi un percorso di psicoterapia, con un altro specialista, dopo la fine di una relazione durata quasi 4 anni, dove io avevo smesso di decidere ogni cosa, lo spazio era occupato dall’altro, dai suoi bisogni, dalle sue necessità, annullata nel tentativo di andar bene. Ma nonostante tutti gli sforzi, sembravo non bastare mai. Un affanno costante. L’essere divorziata con un figlio preadolescente e quasi da genitore unico ( il padre è l’eterno Peter Pan)non ha di certo aiutato a stare nella difficoltà. È siamo scoppiati. Io perché in affanno, lui perché si sentiva trascurato. Ad oggi so che questa rottura è stata un bene, probabilmente per entrambi. Anche lui so che è seguito da uno specialista. Spero che sia la volta buona. E che possa concedermi una amore pieno e non sempre a metà.
    Grazie

    Valeria

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