Il tentativo di accomunare i generi è ammirevole, ma a quanto pare, non funziona.
Per fortuna, direi.
Ebbene sì, la salute non è neutra, ma segue il genere sessuale.
Oggi, dieci ottobre, si festeggia la quinta edizione dell’ H open day.
Porte aperte sul territorio per promuovere la prevenzione di malattie psichiche e fisiche, e incentivare il benessere, questo sconosciuto.
Uomini e donne siamo, senza ombra di dubbio, biologicamente differenti, ci ammaliamo prima e ci curiamo dopo, con modalità diverse.
Noi donne siamo portatrici sane di disagi da cammino verso la dimensione adulta della nostra esistenza: dolori da menarca, da parto e dopo parto, depressione post-partum inclusa, e ancora, problematiche uro-ginecologiche sgradevoli e intrinsecamente legate al concetto di salute sessuale.
Insomma, non ci facciamo mancare proprio niente.
Per non parlare poi di disfunzioni sessuali come il vaginismo, la dispareunia e la vulvodinia.
Anche sul terreno della fertilità siamo diversamente svantaggiate. L’attendismo procreativo non appartiene a noi donne, mentre agli uomini si.
Approda in nostro aiuto, anche in Italia, la medicina di genere, siglata da un bellissimo bollino rosa.
Una medicina intelligente con uno sguardo attento che coniughi malattie, malati e genere sessuale.
Nell’era dell’omologazione permanente, dell’identità liquida, passando dalla teoria dei gender, per concludere con tanti altri livelli di fusione e confusione tra i sessi, uno sguardo attento alla biologia e alla differenziazione sessuale mi sembra una vertigine.
Da donna-clinico, questo sguardo al femminile, certificato dal bollino rosa, mi fa sentire protetta.
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