I dimenticati sono persone invisibili e anche invincibili. Vivono ai margini dell’ascolto e della vista altrui. Ai margini delle conversazioni – e convenzioni – intime e nutrienti. Ai margini dei sogni, dei cieli stellati, delle emozioni condivise.
I dimenticati non provano il brivido di un sorriso vero, di uno sguardo che accarezza, di un abbraccio che scalda. Hanno tirato i remi in barca da tempo, e si sono rassegnati alla loro condizione da dimenticati.
Sono persone che vivono distanti dal rumore della vita, in quel posto dove il mondo non guarda mai.
Parlano ma non vengono ascoltati. Gridano al vento. Guardano mai loro occhi non ne incontrano di altri che vedono.
I dimenticati, solitamente, sono persone che hanno dato tanto, forse tutto, e adesso camminano piano, appesantite dalla loro invisibilità.
Sono persone esanime, senza forze. Vorrebbero cambiare e interagire, ma sono sprovvisti di forze e di energie per farlo, così si consegnano rassegnati alla loro invisibilità e credono che sia la panacea per tutti i mali del cuore.
In fondo, un cuore non esposto è un cuore protetto.
Se ti guardi attorno, i dimenticati li riconosci subito dal silenzio che abita nei loro occhi spenti, dall’assenza di un sorriso. Sono senza luce, senza quell’aura di curiosità che ti fa venire voglia di avvicinarti a loro.
Forse una volta erano qualcuno per qualcun altro: un amico, un amore, un familiare, un quattrozampe, ma adesso non sono nessuno nemmeno per loro stessi.
Chi viene dimenticato in fondo si dimentica.
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