Ciao Marzo,
chissà come sarai e come ti comporterai. Forse non ne sei a conoscenza, ma noi proveniamo da un mese di febbraio davvero difficile. Un caldo atipico, le piante e il pianeta in difficoltà, un virus che sta creando il panico e che ci ha resi diffidenti e autistici; e poi, ognuno di noi ha già le proprie difficoltà da sommare a quelle uguali per tutti, ricevute in dote da questo febbraio. Ti ricordo come un mese dispettoso, dalle temperature instabili che rendono instabile il nostro umore, e il solito vento che ci regala mal di gola, allergie e voce afona.
Sei il mese delle contraddizioni. È difficile avere fiducia in te: il sole ci scalda e il vento ci raggela. È difficile poterti essere amico e sperare che il tuo passaggio ci lasci indenni. Sei il mese dei raffreddori e dell’abbigliamento a cipolla che ci rende goffi e inadeguati. Quest’anno, caro mese di marzo, hai qualche responsabilità in più. Dovresti essere un po’ più clemente con noi, perché siamo già molto provati. Dovresti cercare di essere una carezza, un abbraccio, consegnarci con gradualità alle prime fioriture e alla primavera: del clima e del cuore.
Ci sentiamo tutti orfani di protezione e di lieti eventi, quindi, per favore, cerca di dare il meglio di te, in modo che noi possiamo dare il meglio di noi. Senza sorprese, senza strappi, senza epidemie ulteriori e ulteriori complicanze. Siamo già stati tiranneggiati da febbraio, se tu fossi più affettuoso, noi te ne saremmo grati.
Ci piacerebbe smettere di pensare come salvarci la vita e cominciare a sentire il tiepido sole sulla nostra pelle, l’odore di zagara che ci catapulta in primavera, il gusto della frutta di stagione e la luce che riceviamo in dote dalle tue giornate più lunghe.
Non vorrei farti spazientire con le mie infinite richieste, domani ne abbiamo già due, e tu hai ben ventinove giorni per farci ricredere sul tuo operato. Sono certa che saprai smentire tutte le dicerie sul tuo conto, perché noi tutti abbiamo un gran bisogno di stabilità. Anche del clima.

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