Avete mai avuto una dipendenza dalle labbra? Anzi, da quelle labbra? Quelle avide e turgide, quelle che non si risparmino, che non si stancano, che non chiedono, che prendono, che danno, che inchiodano a un ricordo.
Dalle parole? Da quelle parole. Quelle che avvolgono, che scaldano, che ammaliano, che riparano.
Dalle email? Da quelle email. Quelle diurne e quelle notturne. Quelle sensuali e quelle regressive. Quelle con le parole piene, ben piantate. Quelle parole che sanno dove andare e dove arrivare. Quelle che seguono viuzze invisibili della psiche e del cuore, e che con dolcezza e determinazione aprono varchi sotterranei: prima invisibili e poi irrinunciabili.
Dalle emozioni? Quelle emozioni. Quei contenuti emotivi che dall’altro si fanno vostri e poi ne arrivano di altri, di nuovi, di unici?
Quel fiume in piena che non si ferma e se rallenta riparte più impetuoso di prima.
Vi siete mai sentiti vivi tra alcune braccia? Anzi, tra quelle braccia? In quel calore? Odore? Casa? Lenzuola? Sapore e respiro? Pelle a pelle, cuore a cuore, pancia a schiena? Notte nella notte, sogno nel sogno?
Avete mai desiderato quel corpo, solo quello, con quelle peculiarità, imperfezioni, angoli, anfratti, dolori ricamati sopra? Avete desiderato quell’intimità che odora di infinito, quella trasgressione peccaminosa e innocente, quell’attesa che si fa desiderio, passione, erotismo?
Avete mai provato una prima volta? La prima volta? Quella prima volta che spazza via tutte le altre prime, seconde, terze, quarte volte e rimane tale anche dopo, e sempre?
Avete mai sentito il cuore battere e spostarsi dal petto per risalire in gola e fermarsi lì? Di giorno e di notte, quando un pensiero si fa emozione e l’emozione si fa sentimento che si fa mancanza.
Se le risposte sono tanti si, avete amato.

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1 Commento. Nuovo commento

  • Ho provato in tutte le sue sfaccettature la mancanza.
    Quella di figlia, di quel calore che trovavo dentro la casa dei mie genitori, nell’abbraccio di mia madre, nel profumo della casa d’infanzia.
    Quella di madre, quando durante i fine settimana o nelle festività mio figlio respirava altri profumi, guardava altri occhi, sentiva altre voci.
    Quella di moglie, compagna, amante nella presenza che era assenza, negli abbracci prima dati poi tolti, nelle parole che non diventavano fatti, nelle promesse infrante e calpestate.
    Ma in particolare ho sentito la mancanza di me stessa…una me che per colmare la mancanza provocata da altri si è persa…si è dimenticata della persona più importante…se stessa.

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