Chi ci insegna a fare i genitori? Nessuno

Nella migliore delle ipotesi abbiamo avuto in dote due genitori innamorati. Che si rispettano e si proteggono. Che si guardano e baciano ancora, che si ascoltano e non si interrompono. Che non si insultato o malmenano. Che fanno un baffo agli anni che passano e all’anestesia emotiva del quotidiano.
Una coppia innamorata – non immune da litigi e riparazioni – che rimane tale anche da genitori.
Li abbiamo osservati, scrutati e respirati; abbiamo imparato da loro anche in silenzio, interiorizzando le parole mute e i gesti d’amore.
Le parole di scuse e i gesti gentili. Il rispetto e l’impegno.
Le tavole ben imbandite e le pietanze che veicolano amore.
E grazie a loro abbiamo ricevuto una dote affettiva dal valore indiscusso: che non si svaluta, che non risente dell’inflazione, che si moltiplica negli anni a venire.
Nella peggiore delle ipotesi abbiamo avuto come genitori una coppia in crisi, tra arresti e strappi, tra pause e aggressività, tra voragini e abissi. Tra grida e manipolazioni.
Una coppia in cammino, non sempre composta da due individui adulti e risolti, ma da diversamente giovani che si travestono da adolescenti egocentrici e tumultuosi.
Genitori che si fanno gli sgambetti, che tendono a prevaricarsi l’un l’altro. Che traballano e si erigono a stampella emotiva, a supplenza affettiva, a compagni di vita o di letto.
Genitori che si insultano e si tradiscono, ma non si lasciano.
Essere figli ed essere genitori non è per niente facile; qualche volta ha l’odore della confusione e il sapore della paura.
La coppia che diventa famiglia e la famiglia che continua il suo cammino è un mare in tempesta, fatto di onde anomale, onde lunghe, porti, pontili, mareggiate e derive.
Non esiste un portolano che ci indichi il cammino.
Ci sono, poi, le teorie psicologiche, i consigli della nonna, i suggerimenti della mamma o della suocera, delle amiche più care.
Il cuore che fa a pugni con la testa, il si deve con il si può.
L’amore discendente che tutto può, e la fatica che impera.
Regnano sovrani i sensi di colpa, soprattutto materni, e i loro cugini più prossimi: il senso del dovere e il senso di responsabilità.
Non siamo mai abbastanza, non siamo mai troppo rigidi, e se corriamo il rischio di diventare troppo morbidi?
Amici mai. Autorevoli sempre. Autoritari non è consentito dalla coscienza, ma ogni tanto, e forse più di ogni tanto, ci vorrebbe.
Essere dei bravi genitori, o dei genitori bravi, è veramente complicato e faticoso.
L’antidoto agli sbagli, ai silenzi distratti, alle parole dure, alla prigionia delle insicurezze è, senza ombra di dubbio, l’amore.
Nonostante i giochi che hanno dimenticato, i discorsi interrotti o mai pronunciati, gli abbracci a senso unico, i baci rubati e i muri che ogni tanto si erigono tra genitori e figli, rimangono il nostro più grande amore.

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