Desirée stuprata e uccisa. Cosa possiamo fare per salvare i nostri figli?

Desirée Mariottini, a soli 16 anni, muore nel peggiore dei modi possibili: drogata e violentata dal branco.
Sono stati indagati tre uomini, due senegalesi e un nigeriano, si cerca il quarto.
Guardarli negli occhi e punirli con la carcerazione non riporterà in vita la ragazzina, e non placherà le ansie di noi genitori.
Da mamma di una figlia adolescente sono terrorizzata e arrabbiata, mi chiedo di continuo come poter fare per renderla autonoma? Guardinga? Immune da rischi così elevati? Senza però farle passare la voglia di vivere e di amare.
È davvero utile insegnare ai nostri figli la paura?
Insegnare la paura e fare terrorismo psicologico, secondo me, rassicura noi genitori ma rappresenta un vero limite per la nostra comunicazione.
Instilliamo il panico quando non abbiamo le parole giuste per dirlo, così, minacciamo, predichiamo, seminiamo ansia e panico.
Quando abbiamo paura anche noi, trasmettiamo paura.
Una persona spaventata – una ragazzina alle prime armi con la vita lo è ancor di più -, è una preda facile.
Non è sicura di sé, è distratta dall’ansia e dal guardarsi intorno, è vulnerabile.
L’adolescenza è quell’età caratterizzata dal conflitto tra pulsione e limite.
Il pianeta adolescenza è un mondo a se stante, scollato dal nostro, nel quale sarebbe utile entrare in punta di piedi, nonostante le nostre ansie genitoriali.
È una stagione con il più alto tasso di insoddisfazione e irrequietezza, e il più alto tasso di mortalità.
L’adolescente si ammala meno e muore più spesso, proprio per il suo non percepire del rischio.
Il rischio di uno stupro, di un presunto amico che in discoteca mette la droga nella sua bibita, di un compagno che posterà le sue foto intime.
Durante questa delicatissima stagione della vita dei nostri figli, noi genitori siamo lo scoglio su cui infrangersi e a cui aggrapparsi durante le mareggiate ormonali e relazionali.
I nostri figli hanno un bisogno impetuoso di sciogliere i legami troppo stretti, tipici dell’età infantile, e si aprono al nuovo.
Il nuovo non è sempre sano e avvolgente, ma è il mondo con le sue minacce e violenze.
Saranno arrabbiati e coraggiosi, spaventati e confusi, vorranno qualcosa e al contempo il suo contrario.
In questa gimcana tra rabbia e riparazione, noi rappresentiamo il punto fermo della loro esistenza, per arginare le derive e contenere i danni.
Se iniziamo ad avere paura, anche loro ne avranno, e diventeranno rabbiosi e pericolosi; perché la rabbia è sempre figlia della paura.
Noi genitori siamo obbligati ad avere coraggio, a renderli psichicamente sani, a spiegare loro con calma e autorevolezza i rischi del mondo, affinché li possano riconoscere ed evitare.
Dobbiamo aspettare, sempre al loro fianco, mai davanti a loro, che questo senso di vago e di indefinito si compia.
Il nostro compito è quello di “esserci”, anche se abbiamo paura, dobbiamo stare sempre e soltanto dietro le quinte, sullo sfondo della loro esistenza, affinché il loro travaglio non sia un triste soliloquio.
Noi genitori rimaniamo dei contenitori flessibili e affettuosi, con coraggio e senza paura.

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