Questa mattina riflettevo sui molti modi di vivere la vita e di vivere l’amore.
Giocavo con la fantasia cercando di mettere in parallelo il modus operandi in amore e nella vita, con uno sguardo all’attività lavorativa.
Viviamo in una dimensione di precarietà permanente, di speranza rarefatta.
I nostri giovani non hanno speranze di avere un lavoro adeguatamente remunerato che gli consenta di investire sul futuro, così passano da un lavoretto all’altro.
Le coppie acquistano i mobili da Ikea, il cui valore e la cui durata è sincrona alla durata del loro amore.
Checco Zalone docet sul bisogno di avere un posto fisso, e anche sull’etiologia e sulla possibile cura, andando ben oltre il momento storico in cui viviamo.
Chi sceglie di lavorare come dipendente, quindi anela all’irreversibilità del posto fisso con tutte le sue censure, magagne, limitazioni ma altrettanti benefici, probabilmente preferisce la certezza all’incertezza e la stabilità rispetto alla possibilità di volare alto e di cadere giù.
Insomma, niente “brividi inediti”.
Chi invece, per personalità, temperamento o allergia alle costrizioni, si lancia in lavori acrobatici, creativi, forse senza rete di protezione ma indubbiamente emozionanti, probabilmente ha il rischio nel cuore e l’emozione nelle vene.
Osservando le coppie, mi sono accorta che in realtà lo stesso tipo di parallelismo può essere adattato al vivere in coppia. C’è chi vive la coppia, più spesso un matrimonio o un rapporto a lungo termine, come se fosse un posto fisso, dal quale per nessun motivo si può recedere o retrocedere.
Un luogo di quasi carcerazione, dove si ricevono quotidianamente dei pasti caldi, qualche ora d’aria, un soffitto sulla testa e delle pareti ai lati.
Un luogo di contenimento affettivo che garantisce la stabilità psichica e stempera la paura del buio, dell’incognito, dei pericolosissimi voli pindarici con la fantasia.
Un amore a posto fisso – anche se infelice o già emotivamente estinto – viene incarnato dall’abbraccio rassicurante del matrimonio e nutrito dall’amante di turno.
Ci sono poi gli allergici ai legami, gli innamorati dell’amore, coloro che amano gettare il cuore oltre l’ostacolo, sempre e per sempre.
Sono gli amanti della partita Iva, gli amanti dell’amore intenso, passionale. Coloro che non si accontentano.
Coloro che, coraggiosamente e quotidianamente, si mettono in discussione e concimano il loro legame d’amore – qualunque status esso abbia – non dando nulla per scontato, perché in realtà non esiste la busta paga a fine mese, non esistono i permessi, e non esistono le ferie retribuite, ma il duro lavoro quotidiano.
Esiste la cura e l’ascolto, la manutenzione e la passione, l’onestà mentale e intellettuale, e lo sposare tutti i giorni il partner scelto come compagno di vita.
In questo caso la scelta amorosa obbliga a un impegno estremo, esattamente come l’aver scelto la libera professione.
C’è anche chi si licenzia se ha di meglio da fare o da sentire: dal posto fisso e da un amore.
Chi passa da un amore, o presunto amore, all’altro.
Chi non sceglie e chi imbroglia.
Chi tradisce.
Chi non si ascolta e trama.
La vertigine non è data dalla paura di cadere, ma da quella di volare.
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