Passeggiavo e sono stata rapita dall’immagine dei lucchetti dell’Amore.
Povero ponte, si lo so, ma quanti innamorati si sono baciati emozionandosi con il fiato corto, mentre si promettono amore eterno?
Fossi il ponte, sarei felice!
In tempi di inquietudini e di amori usa e getta, abbiamo davvero bisogno di simbolismi, di rituali e di pozioni magiche per remare contro gli amori liquidi a cui assistiamo inermi ogni santo giorno delle nostre vite.
Amore fa rima con passione, con bramosia e desiderio, con promesse di eternità, non ha di certo la data di scadenza o la clausola della condivisione.
L’Amore si basa su un “processo di esclusione degli estranei”, sempre e per sempre.
Dal letto, dal cuore e dallo stesso tetto.
Amare significa creare un nido, uno spazio privato dove coltivare l’intimità, quella vera, dove gli estranei non sono ammessi, e dove la fedeltà è una scelta, non il prodotto di una mancanza di occasioni.
“Per poter giocare insieme, occorre essere addomesticati e innamorati, quando si creerà un legame d’appartenenza, io sarò la tua volpe”; scriveva il Piccolo principe.
La romanticheria del lucchetto evoca eternità, e mi fa battere il cuore.
Il volere a tutti i costi incatenare il proprio amore all’eternità, contro le intemperie del tempo che impolvera, del tempo che passa e contro il canto delle sirene delle quotidiane tentazioni.
Chi ama sceglie. Ha coraggio. Promette e mantiene amore eterno.
Perde il controllo, acquisisce il controllo.
Vuole ed ottiene. Insomma, rende affamati e folli.
L’Amore non succede, si fa.
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