Il più banale degli sposati. Storie d’amore e di letto

Quante volte abbiamo sentito dire: “Siamo come fratello e sorella”.
“Dormiamo in letti separati”.
“Amo solo te”. “Rimaniamo insieme per il bene dei figli”. “Per non addolorare gli anziani genitori”.
E quante altre, questo mantra dell’adulterio cronico é diventato talmente ridondante da far parte dell’affollato, o folle, frasario da luoghi comuni.
Amanti blandite da parole carezzevoli e vane, da mancanza di gesti, di rituali, di prove d’amore tangibili e concrete.
Sogni che non diventano segni, cambiamenti che non si attuano, letti che non si disfano. Avvocati che non si consultano. Figli che non si traumatizzano. Alimenti che non si erogano. Desideri che non diventano realtà.
Recite a copione che hanno una tale quantità di atti da spazientire anche il più paziente degli spettatori, o telespettatori.
Lenzuola tiepide cambiate ogni settimana, come recita il copione familiare. Reminiscenze di dialoghi: sbiaditi e sfocati.
Il “come eravamo” aleggia e obnubila il come siamo, e rallenta il come diventeremo.
Pizze del sabato sera per la moglie (o il marito) e cuori immensi e lampeggianti su whatsapp per l’amante; tanto amato e altrettanto parcheggiato.
Figli come moneta di scambio o ricatto, animali come supplenze affettive, iper lavoro come partner sostitutivo, e la non scelta regna sovrana.
Insonnia e mal di pancia al posto delle parole, silenzi protratti al posto delle carezze.
Abbondano i baci inevasi e l’intimità smarrita.
Un quadro di infelicità dilagante e preoccupante che intrappola gli infelici alla mancanza di coraggio a favore della presenza di apparente sicurezza affettiva.
Il solito copione che si ripete e sempre si ripeterà finché l’amore e la coerenza continueranno a scorrere in vene separate dello stesso protagonista della scelta amorosa.

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3 Commenti. Nuovo commento

  • Come non darle ragione, come sempre una radiografia esatta di un matrimonio o, per meglio dire, di un legame in cui nessuno è consapevole, al suo inizio, che prima o poi potrà finire. O che le cose possano cambiare.

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  • Gentile Dottoressa Randone,
    Ho letto il suo meraviglioso libro “Anima in affitto” e mi ci sono tristemente ritrovata in ogni parola.
    Anche io sono stata Elena “l’altra” per tre anni tutto quello che lei ha descritto io l’ho vissuto ogni parola ogni gesto ogni emozione, tutto parla di me e di quello che ho sentito .
    Anche io ho interrotto questa relazione velenosa da ormai altri tre anni ma non sono riuscita a vivere di nuovo.
    Il mio periodo di lutto non finisce mai sono sempre attesa e vivo, anzi no sopravvivo nella speranza che lui ( che mi ha detto tu sei l’unica mia felicità ma non ce la faccio a lasciare i miei figli) capisca che non può vivere senza di me.
    Ancora dopo tre anni passo il tempo a controllare il suo whatsapp (e ovviamente anche quello della moglie) perché questo mi sembra lunico modo per sentirmi ancora in contatto con lui che ha scelto il silenzio e il disinteresse “ per il mio bene”.
    Vado avanti svolgendo tutte le incombenze quotidiane tutto per far passare i giorni che iniziano con la speranza che lui mi cerchi e terminano con la disperazione e le lacrime perché non è successo.
    Dottoressa Le chiedo un aiuto e visto che io vivo al nord, se per cortesia ha la possibilità di consigliarmi un suo collega al quale potermi rivolgere perché sono stanca di soffrire e ho bisogno di aiuto.
    la ringrazio per il suo lavoro fatto con serietà e competenza.

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    • Valeria Randone
      6 Gennaio 2019 21:06

      Gentile Signora,
      sono lieta che il mio libro le sua piaciuto; e spero che le piacerà quello che uscirà a breve. Una sorta di parte seconda di Anima in affitto. Parla della dipendenza affettiva e di come si guarisce, soprattutto!
      È un libro ironico, di grandi emozioni, di rinascita. Di insegnamenti, di alleanze tra donne, di strategie e di cambiamento.
      Ho cancellato la sua città per tutelare la sua privacy, ma non conosco nessuno personalmente che possa farsi carico della sua sofferenza e della sua rinascita.
      La scelta del clinico è una scelta molto intima.
      Dovrà essere simpatico, empatico, e molto ma molto preparato.
      Un caro saluto e auguri per tutto.

      Rispondi

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