La differenziazione degli smartphone. L’amore e la frode

Quando mia figlia mi ha raccontato che in classe i suoi compagni – non tutti però e per fortuna -, hanno un secondo telefono, non capivo.
Il secondo telefono serve quando il primo, quello ufficiale e funzionante, viene volontariamente e strategicamente consegnato all’insegnante durante la versione di latino, o un eventuale compito in classe.
Dopo essermi, in sequenza temporale, arrabbiata, indignata, scandalizzata, averle fatto tutte le raccomandazioni del caso, ho pensato ai miei pazienti, ed ho capito.
Ebbene sì, i fedifraghi non sono molto diversi dai compagni di classe di mia figlia.
Anche loro hanno un secondo telefono.
Uno ufficiale, per la moglie e l’eventuale amante cronica – con il posto fisso, con un contratto a tempo indeterminato – ed un altro che abita in macchina, nel cruscotto, o ben celato nel cofano.
Il cellulare a luci rosse é mosso da un moto interiore perenne: un continuo lampeggiare, vibrare, postare, oscillando tra selfie, sexting, aforismi – faticosamente copiati ed incollati dal web – e promesse d’amore eterno.
Il secondo cellulare é chiaramente deputato ai flirt online, a quelli stagionali, diurni e notturni, insomma a dispensare dosi quotidiane di endorfine per lenire solitudini mascherate e paure varie: dalle malattie all’invecchiamento, fino ad arrivare alla morte.
Platone che amo molto, nel suo Simposio, diceva che l’amore non risiede nell’oggetto, ma nel soggetto; ma a quanto pare oggi risiede nella sim.

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2 Commenti. Nuovo commento

  • Giancarlo Romano
    20 Aprile 2018 10:24

    Il fenomeno dei social network e la loro semplice accessibilita’ tramite smart phone ha prodotto un risultato socialmente devastante. Apparentemente un social network dovrebbe promuovere le interconnessioni sociali, magari rafforzando i legami e ampliando la gamma di contatti. In realta’ il risultato e’ completamente l’opposto. Persone che non si conoscono ma si parlano come attraverso un muro che filtra la totalita’ delle emozioni rinunciando a contatti diretti. Gente che vaga per strada curando i propri “amici” senza rendersi conto che esiste un mondo vero. Persone in carne e ossa vicino a loro. Sentenziare che l’ invio di cuoricini a fotografie semi truccate che si trovano sui siti sia un reato per la violazione di fedelta’ nella coppia e’ un triste traguardo. L’ onda anomala della solitudine offerta dai social e’ arrivata sul tavolo del legislatore. Il prossimo passo dovra’ necessariamente essere la fase di recupero . La societa’ dovra’ investire per educare al networking reale fatto di sguardi, odori, sapori e voci.

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    • Valeria Randone
      20 Aprile 2018 10:34

      Buongiorno e grazie per le Sue riflessioni, assolutamente condivisibili.
      La rete, con le sue magie ed alchimie, lenisce solitudini mascherate, scolla dalla realtà per far sì che, in tanti, ci ritroviamo qua, ma desideriamo essere altrove.
      Una pericolosissima scissione alla quale, in un modo o nell’altro, dobbiamo mettere un lucchetto, una serratura.
      Nel mio piccolo, con i miei scritti, mi impegno nel rieducare all’arte di amare, tra odori – veri – pelle, sensi e dialogo.
      Mi auguro però che la legge intervenga anche sull’obbligatorietà dell’educazione affettiva e sessuale.
      I nostri ragazzi, navigano nel mare dell’analfebetismo emozionale..
      un affettuoso saluto.

      Rispondi

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