L’amore, la vicinanza e la paura

L’amore seduce e atterrisce. Cattura e spaventa. Ammanetta al suo bisogno e fa tremare le gambe.
Amare, amare bene e amare a lungo, non è sempre facile e indolore.
C’è chi ama per compensare disagi d’infanzia. Chi considera l’amore una supplenza affettiva, un bene rifugio.
Chi ama dentro una chat a debita distanza, cosa ben diversa dalla giusta distanza dal mondo dell’altro.
Chi ama, invece, soltanto partner non matrimoniabili per evitare di amare profondamente e tenere a bada i flutti della passione.
Chi ama a termine. Chi a giorni alterni, con un cuore intermittente.
Chi fa strage di sentimenti, non ne fruisce ma li utilizza per ben altro dall’amore.
Chi rimane intrappolato nelle terre dell’infanzia, ammanettato a figure genitoriali ingombranti e decisioniste.
Chi naviga a vista, senza meta e senza rotta, e non riesce a coniugare i verbi al futuro.
Chi ha bisogno di cicliche evasioni sentimentali per poter amare almeno un po’ e non avere paura.
Chi abita matrimoni estinti ma non apre la porta delle propria prigione, e chi non sceglie; così abbiamo matrimoni senza amore e amori senza matrimoni.
Chi si ostina a tenere in vita con il respiratore artificiale legami esanime, e non decide di accompagnarli alla morte.
Chi scinde il sesso dall’amore, e chi scappa via se si trova a virali in maniera congiunta.
Amare rimane un gesto sovversivo e trasgressivo. Con corpo e cuore. All’unisono.

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