Le coppie infelici e le trappole del cuore

Tutte le coppie felici si assomigliano, esattamente come tutte le coppie infelici.
Le prime si guardano negli occhi, si parlano, finanche si ascoltano (attività in estinzione, di questi tempi). Sorridono e si baciano, ridono senza motivo e mangiano insieme di gusto. Assaporano la vita, si assaporano.
Certo, poi, litigano, ma sono coppie luminose e dopo il baratro vedono sempre la luce. Conoscono la strada, la percorrono senza paura, ma non senza fatica, e risalgono la china.
Le coppie infelici, in fondo, non sono sempre profondamente infelici: sono infelici solo un po’ o a tratti o a giorni alterni. Si adattano pian piano a dosi sempre maggiori di infelicità, e vanno avanti come se fossero bendati o sedati.
Hanno la sensazione che questa loro infelicità sia già accaduta prima ad altre coppie come loro, e che infelicità e longevità del legame sia uno sposalizio d’obbligo, come il loro matrimonio.
Pensano, sbagliando, che gli sforzi per evitare di essere infelici e cercare di capire come essere felici siano inutili: un dispendio enorme di energie psichiche, già prosciugate dalla loro pregressa infelicità.
Pensano ai figli. Alla stabilità o ambiguità del vivere. Ai genitori anziani, al mutuo. A tanto altro rispetto a loro stessi e alla profondità del legame.
La coppia, quel luogo misterioso e semplice, quando è infelice si spopola di tutto: di rituali d’amore e di spezie, di gentilezze e di sorprese, di ascolto e di cura, di baci e di carne. I rituali disfunzionali e rodati, lenti e rassicuranti, prendono il posto di tutto. Si insinuano, invadono, si arrampicano dappertutto: colonizzano cuore e corpo, fantasie e desiderio, passione e il ricordo della passione.
Ecco che appaiono le abitudini. I piatti da fare, la lavatrice da caricare e da svuotare, il prato da tagliare, la spesa da dover fare. E si ricomincia, immutabili ogni giorno.
Tutto può cambiare, anche l’assuefazione all’infelicità.
Oltre (e a volte anche dentro) il guinzaglio delle convezioni può esserci la felicità, ma bisogna riconoscerla e anche abbracciarla, affinché lei abbracci noi.

P.S: a breve nel sito tratterò in maniera approfondita il tema delle abitudini in amore: da trappola a risorsa.

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