L’uomo gioca a fare Dio, il supermercato del concepimento

Un neonato su misura e per di più immune da malattie? Adesso sembra proprio che sia possibile.
Compiono un mese le gemelline, frutto di un esperimento di laboratorio. Le due bambine sono nate in Cina.
Le piccole hanno un dna geneticamente modificato grazie a un nuovo potente strumento – così dice il ricercatore cinese – in grado di riscrivere il codice genetico, per renderle immuni da malattie.
Anche da quelle che forgiano il carattere e rendono unici, nella malaugurata ipotesi di incontrarle nel nostro cammino.
Insomma, due bambine bioniche.
Continuando così, tra l’etica mancante e il delirio di onnipotenza degli esseri umani, corriamo il rischio di avere una nuova razza ariana.
Uomini alti, belli, muscolosi, immuni da malattia, preferibilmente psichicamente sani. Su questo ho qualche dubbio.
Percorrendo questa scia del laboratorio ad oltranza, si potrebbe proseguire con la ricerca del partner perfetto: una donna bella, sana, dalla pelle ambrata, una terza di reggiseno, slanciata.
C’è chi preferisce le donne mediterranee e burrosa, ma la scienza provvederà anche a questo.
Tra ovociti selezionati, congelati, tirati fuori all’occorrenza, uteri in affitto con i tariffari più variegati e a portate di tutte le tasche, con madri surrogate delle più svariate nazionalità, per accontentare genitori di tutte le latitudini, il supermercato degli embrioni offre di tutto un po’.
Figli per tutti, e per di più belli e sani.
Un bambino è frutto di un atto d’amore, non di una programmazione a tavolino.
Non è un prodotto da confezionare su misura, non va scelto su catalogo e ordinarlo in funzione di esigenze, aspettative e desideri inconsci degli acquirenti.
Queste nuove acquisizioni, secondo me, aprono la strada a un inquietante scenario, più che a una nuova opportunità.
La modernità tanto faticosamente conquistata porta con sé le più fantasiose derive, e promette di non annoiarci: il turismo sessuale, quello divorzile e quello procreativo, sino ad arrivare a quello di genere – anche il sesso del nascituro può essere scelto – e, per concludere, ciliegina sulla torta, un figlio geneticamente modificato.
Stiamo parlando di figli non di auto, quindi, questo giro di boa della preferenza, anche genetica, andrebbe rivisto.
Secondo questa logica, un figlio brutto, malato, con una disabilità cronica non merita di vivere, e nemmeno – a monte – di essere di capito.
Forse una battuta di arresto e qualche riflessione etica e psicologica in più, sarebbero davvero utili.

Fonte: il Messaggero

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