I racconti dei miei pazienti, le mie parole.
Non sarò più la tua mancanza. E nemmeno la tua presenza.
Non sarò più il tuo sogno e il tuo desiderio. Non scalderò più le tue fantasie, non sarò più la protagonista assoluta delle due trasgressioni.
Non sarò più il tuo batticuore: il mio cuore dentro una chat che si intreccia con le nostre emozioni della sera e con i pensieri della mia giornata abbracciati dalla tua presenza.
Sarò un ricordo. Abiterò il passato, e avrò il divieto di inquinare il futuro. Un ricordo sfocato, prima nitido e doloroso, e poi opaco ed evanescente. Intermittente e assente.
Mi rimuoverai, mi negherai, farai a botte con i tuoi sensi ammalati di me. Con il cuore affamato di emozioni. Di sensazioni. Di tutto quello che ero io per te.
Ma cosa significa separarsi?
Non significa solo allontanarsi, staccarsi, non vedersi più. Non sono certa che separarmi da te abbia significato dimenticarti. Dimenticarsi.
Quando ci separiamo, talvolta ci allontaniamo, altre volte ci strappiamo.
Io mi sono lacerata: ho lasciato brandelli di me in quel filo spinato che era il tuo cuore.
Mi sono separata da una parte importante di me stessa; quella parte che il nostro amore oggi perduto ha fatto nascere. Ha innaffiato e custodito dentro di sé.
Essere la tua mancanza, il tuo chiodo fisso, il tuo primo pensiero del mattino e l’ultimo della sera, il tuo incubo ricorrente, la tua febbre estiva, il tuo desiderio, mi faceva sentire viva.
Da quando sei andato via, mentre io sono rimasta, non ti manco più, non mi pensi più. Mentre io manco a me stessa.
Adesso non sono più la tua mancanza, sono la mia mancanza. Mi manca la mia vecchia me che abitava tra le tue braccia e nella tua mente.
Ogni tanto metto in ordine le bugie e i dolori, vado a fare visita ai rimpianti e ai rimorsi, in realtà, faccio visita a me stessa. La mia vecchia me.
In quella lapide mortuaria che contiene il passato.
La fine del nostro amore è la fine del tuo pensiero che mi pensa, del tuo ascolto che mi risponde.
Del tuo silenzio parlante. Dei tuoi infiniti baci lenti, regressivi e così tanto desiderati; sensuali e profondi.
Dopo tanti anni di te e di me, il sortilegio dell’amore provato non passa. Strappa e strazia.
Da quando sei andato via, nella presenza delle mie giornate aleggia l’ombra dell’assenza. Della mancanza. Dell’esserci nel ricordo e nel tempo che verrà.