Il primo bacio va per la maggiore. Tutti ne parlano, e fiumi d’inchiostro hanno fatto sognare milioni di lettori.
Sull’Olimpo delle prime volte coabitano fraternamente la prima volta e il primo amore.
Il primo bacio è una leggenda, un mito, una vertigine. Tanto agognato e mitizzato, temuto e ostentato. Ricordato a tempo indeterminato.
Il primo amore anche. Per i più fortunati o consapevoli, il primo bacio e il primo amore coincidono.
Le prime volte, del corpo e dell’anima, sono sempre corredata da tante domande e altrettante incertezze.
Da come si bacia a quello che sarebbe giusto sentire, fino al bisogno acuto di sperimentazione a oltranza.
Modus operandi che si può estendere al primo rapporto sessuale, ai successivi, all’ultimo. (L’ultimo uomo o donna con cui si sceglie di rimanere).
Forse con il secondo andrà meglio? sarà più intenso? più emozionante? più coinvolgente.
Sperimentazione e ansia vanno di pari passo, e ogni amore e ogni prima volta regalano un nuovo tassello alla nostra autostima e narcisismo.
Può anche capitare che il tassello lo tolgano, depredando di energie psichiche, ma questo è un altro discorso.
E se l’ultimo amore e l’ultimo bacio – nel senso dell’ultima persona che si sceglie di baciare – fosse la vertigine?
Il punto di arrivo che diventa punto di partenza?
L’ultimo bacio è il desiderio di fermarsi, di non voler vedere e provare altro.
La scelta. La volontà. La determinazione. L’inconscio che diventa coscienza.
L’alba che diventa tramonto e il tramonto che diventa alba.
La certezza di non volere esplorare altro, di non volere vedere altro, di non voler essere altro.
Mentre il mondo diventa sempre più liquido, e i pochi fedeli lo sono per mancanza di opportunità o per paura di essere scoperti, c’è chi decide di fermarsi. E di dare l’ultimo bacio.
Chi ha piacere di ricevere i miei scritti e video in e-mail, può iscriversi in maniera gratuita alla mia newsletter settimanale e al mio canale YouTube.
Chi ha una questione di cuore da raccontarmi e gradirebbe una risposta può scrivere qui.