Qui e ora al profumo di Amuchina

“Stessa spiaggia stesso mare” non è stato mai così azzeccato come adesso. Niente file interminabili per rinnovare il passaporto, che come sempre, scade prima dei sei mesi consentiti per recarti in terre lontane.
Niente app e voli da prendere al volo, scontati e incerti. Niente resort immersi nel mare cristallino e adombrati da una vegetazione tropicale, che per arrivarci devi volare per dodici ore, sostare in un aeroporto a metà strada, prendere barche, voli interni e armarti di tanta pazienza e buona volontà.
Quando metti un piede a terra vieni rapito da così tanta bellezza (e stanchezza) e ti plachi; il paesaggio ripaga della fatica provata, ma quando giungi alle tanto agognate ferie in fin di vita, ogni intoppo o inciampo diventa una tragedia, e ti obbliga a fare la stecca per capire quante ore o giorni ti rimangono per riposare.
Mentre riposi, leggi quel libro che non avevi avuto il tempo di ultimare, vai a correre per mantenerti in forma, fai le escursioni per non lasciare niente di inesplorato e fotografato, tenti di dormire perché il fuso orario ti ha stecchito, e fai passeggiate improbabili e improponibili per catturare quel tramonto o quell’alba mai visti prima da brandire online.
L’ultimo giorno prima del grande rientro, forse, stai rallentando davvero. Sei meno irritabile, se sono terminati i giga, come sempre accade, non ti importa niente, hai smaltito il fuso e il mal di pancia del viaggiatore, ma adesso ecco che ti aspetta al varco il ritorno.
Per tornare da dove sei venuto devi attraversare lo stesso itinerario dell’andata con intoppi vari ed eventuali annessi.
All’andata sei stanco ma felice di esplorare terre mai viste prima, già navigate a luogo online e accarezzate con la fantasia, al rientro pensi a quante lavatrici dovrai fare, alle valigie da disfare, alle ferie per riprendersi dalle ferie di cui avresti un gran bisogno, e al lavoro che ti aspetta.
Quest’estate non accadrà nulla di tutto questo.
Ce ne staremo buoni e fermi nel luogo dove abitiamo, al massimo nei paraggi.
Non verremo colti dalla smania di partire, di fare, di andare e di tornare, ma vivremo le vacanze a km zero. Niente trolley che deve contenere tutto ma pesare dieci chili – da pesare e ripesare soprattutto al rientro -, niente spray per le zanzare e creme solari protezione cinquanta, niente bandana per arginare il caldo cocente, ma tanto riposo con qualche spruzzata di amuchina dietro i polsi.
Chissà se questo muovo e obbligato nuovo modo di andare in vacanza ci piacerà o ci deluderà?
Questi nuovi viaggi da fermi potrebbero mostrarci paesaggi mai esplorati prima: la nostra interiorità. Quel luogo tanto variegato ma misterioso di cui non ci occupiamo trasportando il corpo, tra l’altro stanco, in terre lontane, mentre ci allontaniamo sempre di più da noi stessi.
Quindi, quest’estate sarà la stagione del voto di castità aeroportuale. Per il bene di tutti.

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