Ti amo e non ti amo. Il rinforzo intermittente

Ti amo e non ti amo. Ti amo e subito dopo ti odio. Ti inondo di messaggi e subito dopo sparisco. Sei la persona migliore del mondo e, inspiegabilmente, ti blocco su whatsapp. Sei il regalo della vita e sei la maledizione più grande.
Non è cattiveria gratuita ma rinforzo intermittente. Modus operandi degli amori malati che fanno ammalare.
I manipolatori amano così: ammaliano e distruggono, pongono la loro vittima in cima all’Olimpo del desiderio e delle loro priorità per poi spingerla giù e farla ruzzolare a terra. La seducono e la feriscono con le parole, con i silenzi, con i gesti. Intercettano le sue fragilità del cuore, fanno finta di sostenerla psicologicamente mentre la prosciugano di energie psichiche, per conficcare per bene il dito nella piaga delle sue incertezze.
Scava a fondo. Ferisce. Tradisce. Punisce. La vittima ha la sensazione di essere aiutata, ma in realtà viene rinforzata nella dipendenza affettiva.
Diventa schiava, dipendente, abusata, manipolata. Il tutto per presunto amore.
Questo tipo di condizionamento fa si che i sopravvissuti ai frequenti e intermittenti abbandoni attendano con ansia il momento in cui il carnefice amoroso tornerà da loro – perché tornerà! – e rinforzerà il legame in modo intermittente.
Si tratta di un vero e proprio abuso (mal) celato da dinamiche confuse e confusive che straziano il cuore di chi ama.
Chi ama, solitamente affamato d’amore e di tutto, aspetta e spera che il partner torni da lui, esattamente come un randagio in attesa di una carezza, di cibo, di una casa. L’altro si fa casa, porto sicuro, si fa aria e cibo.
L’attesa del ritorno amoroso è infiammata da desiderio e asimmetria, da eccitazione e incognita, nella speranza che prima o poi possa esserci nuovamente quella pregressa sintonia emotiva e fisica già provata con il partner abusante, confusa per passione straripante.
Il partner ostaggio, nella vana speranza di ricevere un risarcimento sentimentale, dovrebbe soltanto scappare via il più presto possibile. La fuga rimane l’unica medicina possibile. Un farmaco-dignità.

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