Se c’è un odore che mi inebria e mi consola è l’odore del mare. Mi strappa dalla realtà e dalle preoccupazioni e mi trascina lontano, più esattamente Altrove: nel mio posto preferito. Sarà capitato a tutti noi, in situazioni di nostalgica malinconia o di eccesso di pandemia, di attardarci nei giardini della memoria per rievocare un odore o un sapore, per sentirci meno soli o al sicuro.
Ho amato tanti mari, anche lontani, ma quello siciliano con le sue calle e insenature li batte tutti, e mi rimane nel cuore ben incastonato come una pietra preziosa.
La mia memoria olfattiva, disobbediente come è solita essere la memoria, rievoca ricordi olfattivi quando vuole lei; così mi trovo qui e ho voglia di essere lì. Lavoro e ho voglia di mare, di vacanza, di piedi scalzi sulla sabbia dorata e di tacchi (amuleti del buonumore).
Dopo anni incerti che ci hanno catapultato in un destino pericolante abbiamo voglia di niente e di tutto, di musica leggera anzi leggerissima, di mare e di sole.
Abbiamo collezionato malinconie e speranze, bugiardini di vaccini e ansie, regole ormai tristemente interiorizzate. Abbiamo incontrato trafficanti di sogni e di truffe, e siamo alla nostra seconda estate incerta e tanto desiderata.
Così oggi, in pausa pranzo, mi sono concessa una trasgressione, almeno con la fantasia.
Ho lasciato che il mio desiderio di evasione prendesse forma, insieme a una voglia pazza di vacanza e di sentirmi spensierata e fuori dalla pandemia. Guardare online spiagge, voli e scarpe mi rasserena e mi consola, mi fa sentire altrove quindi dentro di me, senza nessun rumore del mondo.

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