Siamo passati da “cogito ergo sum” di cartesiana memoria a “esisto solo se online”, frase che rappresenta al meglio i tempi odierni.
La vita online si sta prepotentemente sostituendo a quella reale – ancor di più in tempi di quarantena forzata – diventando palcoscenico e contenitore di attività lavorative e consulenze, di ascolto e condivisione, di corteggiamento e amore.
Gli adolescenti vivono i loro amori mediante l’etere e il web. E noi impariamo da loro e dalla loro velocità nell’imparare il nuovo.
Dal corteggiamento alla seduzione, vissuti tempo addietro, con gradualità e pudore, siamo passati alle prime esperienze, sempre virtuali e senza reale intimità. Nuove forme di intimità caratterizzate dall’esclusione della fisicità e della sensorialità.
Il corpo, oggi, è il grande assente
Il web, per quanto riguarda la sfera relazionale e affettiva, viene utilizzato con modalità svariate, a volte sane, altre volte meno sane. Mancano i sensi a favore dell’unico utilizzabile: la vista. Mancano i sospiri e i fiati, i baci e le carezze.
C’è chi ha una vita relazionale adeguata, ben nutrita di amici ed esperienze di vita, ma nonostante tutto, il partner lo desidera solo “made in internet”; c’è chi invece diffida del web e un eventuale fidanzato preferisce incontrarlo offline. De visu. Di carne e ossa.
Le relazioni cambiano veste e transitano dall’etere, diventano algide, talvolta, svuotate di significato.La compulsione da internet confonde e contagia le emozioni.
Internet rappresenta spesso un mondo parallelo, dove molti preferiscono vivere o meglio rifugiarsi, dove i timidi si travestono da spavaldi, gli stupidi da intelligenti e gli avari di cuore da generosi e dove i narcisisti trionfano con le loro belle e ritoccate foto, e i loro harem virtuali.
Amori online, fidanzati acquistabili al supermercato dell’amore e portati a casa su un carrello della spesa attraverso un semplice click, eros e chat, il dilagante sexting fanno sì che l’Amore cambi veste, si trasformi, si trasfiguri.
Il datato corteggiamento, la capacità d’attesa, il primo appuntamento corredato dal primo bacio e dalle prime emozioni da cardiopalmo sembrano ormai essere in caduta libera.
Ma la tecnologia con la sua fascinazione può realmente sostituirsi all’incontro con l’altro e la sua fisicità?
La tecnologia lenisce e amplifica mal celate solitudini, ma dalla chat room al matrimonio, il percorso è davvero fattibile?
L’etere facilita veramente gli amori e i contatti?
Essere sempre connessi ci fa sentire realmente in compagnia o tende a surrogare ben altre mancanze?
Ma l’amore e la sessualità dove sono andati a finire?
Tatto e olfatto sono sostituibili dal monitor di un pc?
Alla domanda di un tempo, “sarà quello giusto”, la domanda di oggi sarà invece: “sarà vero?”
L’amore online, sembra essere più semplice e meno impegnativo di quello “offline”, offrendo soprattutto sensazioni di disimpegno e leggerezza.
Secondo un’indagine Eurispes, il 74% degli adolescenti maschi e il 37% delle femmine ricorre al web per vedere o per sapere cose inerenti la sessualità e per trovare un “partner digitale”.
Analizziamo insieme il sexting, nuova forma di seduzione e di corteggiamento
Sexting, dalla crasi sex e texting, vuol significare l’abitudine giovanile di scambiarsi immagini dal contenuto audace e spesso hot, moda-tendenza che porta con sé non pochi rischi.
Il rischio maggiore è la violazione della privacy: le foto hot arrivano al destinatario, ma transitano dall’etere e non sappiamo bene che fine facciano, inoltre, il ricevente dovrebbe essere cauto e saper conservare il segreto, ma spesso sono giovani alquanto istrionici, così la condivisione dell’immagine incrementa la loro autostima e il loro curriculum erotico.
La tecnologia, però, subentra prontamente in aiuto degli amanti del “brivido virtuale” e dei “fedifraghi del web”, con una nuova applicazione che serve per facilitare il sexting e arginare i guai. Questa applicazione si chiama Snapchat.
Snapchat è un’applicazione scaricabile in maniera gratuita, che rende visibili i contenuti audaci e inquisiti solo per qualche secondo, dopo il quale, si autodistruggono.Questa forma di seduzione in realtà non è poi così sicura, c’è sempre la possibilità di fare uno screenshot dell’immagine e salvarla nel telefonino. L’applicazione ha pensato anche a questo: quando il destinatario provvede a salvare l’immagine sul proprio telefonino, il mittente riceverà un sms di avviso dell’avvenuto salvataggio, in modo da poter elevare i livelli di allerta.
Le possibilità di emozionarsi online sono infinite.
Su facebook, nasce Poke, una funzione per poter fare sexting serenamente con parter consenzienti. Nasce ancora Bang with friends, che consente di vedere chi, tra gli amici di fb è disponibile per un incontro hot, naturalmente online. sesso sì, ma senza impegno, come se non ci fosse un domani.
Il “gioco” è stato poi copiato e è diventato anche “Bang with professional” per sperimentare il gioco hot anche con i contatti di Linkedin, ammantando il gioco erotico a “scambio professionale”.
Conclusioni e riflessioni
Il web, utilizzato per creare e mantenere legami, non è sempre da stigmatizzare.
La generalizzazione della rete, che di fatto la rende fautrice di mostruosità relazionali, non sempre trova riscontro, è invece l’utilizzo che se ne fa che non è proprio sano.
Qualunque mezzo adoperato per facilitare incontriamoci non elude la necessità di mantenere in vita i capisaldi di una relazione sana: autenticità, dialogo, lealtà, empatia, impegno, scambio e condivisione emozionale e concreta.
Quando si adopera l’etere per tarpare le ali a questi capisaldi della relazione, per essere ben altro da sé, (in psicologia viene detto “falso sé”) non è il web che deve essere demonizzato, ma bisognerebbe spostare l’attenzione sulla persona e sulla modalità di utilizzo, spesso “alternativo” e non propedeutico e funzionale alla relazione.
Anna, online per amore
Un afoso giorno di luglio, mi contatta una mamma disperata e profondamente preoccupata per lo stato psico-fisico della figlia. Sin dalla prima telefonata emerge una situazione di “urgenza psicologica”, una sorta di pronto soccorso dell’anima per il disagio della ragazza, che a suo dire non mangiava più, non voleva più uscire da casa e soprattutto si era chiusa in un mutismo difensivo, estremamente ansio- geno per i genitori. Da mamma, oltre che sessuologa, assecondo il grido di dolore della signora e la invito in studio per il martedì della settimana successiva. Sin dal primo incontro, la signora si mostra profondamente addolorata e scombussolata da quanto, per puro caso, è venuta a scoprire a proposito della figlia adolescente. Una scoperta che, oltre ad averle fatto crollare tutte le certezze, l’aveva messa in discussione come mamma e come donna. Tutte le sere, la mia paziente aveva l’abitudine di connettersi con il secondo computer di casa, mentre la figlia era connessa con il proprio, in modo da controllare e monitorare le chiacchierate e i possibili amori online della figlia.
Questo spionaggio, che oggi sostituisce l’ormai datata, furtiva lettura del diario se- greto, conferiva alla mia paziente potere e serenità, e placa- va l’ansia del non sapere nulla della figlia. Quando le chiesi perché lo facesse, mi rispose che avere una figlia adolescente era una cosa seria e che necessitava di reiterati spionaggi per evitare che si mettesse nei guai. Le chiesi ancora se avesse mai valutato l’ipotesi di sostituire lo spionaggio con un sano e proficuo dialogo basato sulla condivisione e sul rispetto, ma lei prontamente mi rispose che a sedici anni non può esserci né dialogo né rispetto, che lei era stata cresciuta in un clima di austerità emozionale e che, quindi, non sapeva fare nulla di diverso da quanto ricevuto in dote.
Anna (ne di fantasia), chiamerò così la ragazzina, era una ragazzina molto introversa in casa e nella vita, ma online aveva sviluppato una spregiudicatezza di tipo compensatorio, che le permetteva di mostrare parti di sé, non solo caratteriali ma anche corporee, che nel reale teneva ben custodite. Anna, infatti, pubblicava foto fatte con le amiche in situazioni di dubbia intimità, foto in costume e in intimo, pubblicava link con doppi sensi e attirava uomini e donne dalla duplice identità sessuale, mostrando altro da sé e giocando con strategiche capacità seduttive e amatorie. Nel mese di maggio, la ragazza aveva stipulato una scommessa con l’amica del cuore: avevano infatti scritto, sul proprio profilo di Facebook, che entro la fine dell’anno scolastico avrebbero perso la verginità. Con chi e come non era determinante, il “quando” era il focus della loro scommessa. A questo agghiacciante patto, avevano aggiunto commenti, suggerimenti, proposte e strategie, gli svariati amici, conoscenti e giovani candidati per una possibile deflorazione. Non ero certa se lavorare con la madre o con la figlia: avevano entrambe bisogno di un supporto psicologico. La prima avrebbe dovuto imparare a conoscere la figlia, ad accudirla, a consolarla e a supportarla (e non solo sopportarla e controllarla).
La seconda, forse, avrebbe dovuto imparare a credere più in se stessa e a stare fuori dal coro, quanto basta per non mettersi nei guai.
Una volta scoperto il triste segreto di Alice, a scommessa avvenuta, di concerto con la madre decidemmo per una consulenza di “coppia madre-figlia”. L’obiettivo non era quello di stabilire la colpevolezza della figlia, ma di aiutarla a dialoga- re con la madre, che invece annaspava nello sconforto e nel bisogno ossessivo di controllo. Programmammo una serie di incontri scaglionati nel tempo, in funzione di un sostegno alla genitorialità, durante i quali madre e figlia, entrambe addolorate e profondamente incomprese nelle loro difficoltà emozionali e verbali, impararono a leggersi dentro, a non aggredirsi e colpevolizzarsi e, soprattutto, a poter contare su un nuovo e più funzionale legame ritrovato, basato sulla fiducia, sulla stima e, perché no, anche sulla riservatezza.
Il primo rapporto sessuale viene sempre identificato con l’esperienza della penetrazione. Tutto il resto non è intimità e sembra non avere un grande valore, come se dare e ricevere piacere non fosse importante.
La ragazza vergine viene interpretata o come un “dono o come una maledizione”, non esistono vie di mezzo nell’interpretazione della verginità.
Il lavoro è ancora in corso, e madre e figlia, adesso, sono davvero una madre e una figlia.
Dottoressa Valeria Randone