Il novembre dell’anima, il dicembre del desiderio: la depressione

La depressione

AGI – New York, 10 maggio

La depressione e’ un killer subdolo che corrode anche la felicità di coppia. Un nuovo studio dell’Università’ di Alberta ha scoperto che giovani adulti che hanno sofferto di depressione in passato e non l’hanno realmente superata, ne subiscono le conseguenze anche in amore, addirittura anche dopo più’ di venti anni dall’episodio depressivo.


Secondo gli autori i sintomi depressivi adolescenziali inquinano e compromettono le relazioni sentimentali anche dopo un lungo periodo.
La ricerca pubblicata sul Journal of Family Psychology, ha analizzato un campione di trecentoquarantuno persone per venticinque anni ed ha dimostrato che depressione e rabbia vissute durante l’adolescenza costituiscono un “carico emotivo” che viene poi inevitabilmente portato in dote nel matrimonio, rendendolo fragile.

Addentriamoci nelle pieghe della depressione

La depressione è un disturbo dell’umore molto diffuso, anche tra i bambini, e colpisce in percentuale maggiore la popolazione femminile. Si manifesta in svariate forme e diversi gradi di gravità, non sempre dalla facile lettura. 
Ci sono dei momenti durante i quali chi soffre di depressione non riesce nemmeno ad alzarsi dal letto, a lavarsi, a pensare di poter organizzare una giornata che abbia un senso compiuto.

Le giornate si succedono nella vaga speranza che il malessere – detto anche male oscuro – ancora senza nome, possa andare via e lasciare il posto alla speranza di un giorno migliore.
Lo scrittore Philippe Labro, in maniera veramente evocativa, definisce la depressione il “novembre dell’anima e il dicembre del desiderio”, dipingendo la dimensione del crepuscolo dell’esistenza psichica.
 Depressione, termine dal retrogusto amaro, evoca paura, pudore e reticenza nel denunciare il malessere provato.

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Nel mondo ne soffrono ben 121 milioni di persone e secondo l’OMS 15 persone su 100 hanno sperimentato sulla loro pelle e psiche il “male oscuro”, problematica che nel 2020, subito dopo quella cardiologica, diventerà la seconda malattia più diffusa al mondo.
Il termine depressione, però, racchiude in sé, tutta una serie infinita di sentimenti di tristezza, spesso conseguenza di una malattia cronica, di un lutto o di una separazione, sentimenti che comunque portano a una condizione di infelicità e di buio dell’anima.

Il termine depressione è, quindi, abbastanza vago ed è un’etichetta semantica che necessita obbligatoriamente una diagnosi clinica per stabilire poi, se aspettare che i sentimenti bui e dolorosi facciano il loro naturale decorso, evitando medicalizzazioni precoci, oppure, trattare la patologia con terapie adeguate.

La depressione non è solo una malattia dell’anima

La depressione coinvolge anche il corpo, con non sottovalutabili modifiche psico/corporee.
Chi soffre di depressione, si sente triste, scoraggiato, immobile nella sua sofferenza; si riscontrano importanti alterazioni del ritmo sonno-veglia (insonnia/ipersonnia) e del versante oro-alimentare (iperfagia/anoressia).
Anche i gesti più semplici e routinari, come lavarsi, vestirsi e accompagnare i figli a scuola, diventano impensabili e difficoltosi, come se le energie psichiche fossero del tutto state prosciugate dal buio dell’anima.

Soffrire di depressione vuol dire non desiderare più nulla e non avere la forza di cambiare

Chi è trafitto da questo male, prova una solitudine atroce, devastante, sia in coppia che tra la gente. Il paziente depresso è solitamente irraggiungibile: ha bisogno di amare e di essere amato, ma allo stesso tempo è chiuso in una bolla invalicabile di solitudine.Il sentimento di tristezza può anche degenerare e trasformarsi in una condizione cronica, amplificata e corredata da tutta una serie di disturbi psico/somatici.
Solitamente la cronicizzazione della malattia, viene preceduta da tanti piccoli campanelli d’allarme, spesso sotto soglia, come improvvise fluttuazioni del tono dell’umore, irritabilità, affaticabilità, perdita di concentrazione, di interesse per gli accadimenti della vita, malesseri fisici e così via.

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Un luogo comune difficile da debellare, è quello che correla la possibile guarigione dalla depressione alla forza di volontà. Più volte abbiamo sentito dire a chi soffre di depressione: “Se ti impegni puoi venirne fuori da solo, è tutta questione di buona volontà”.
Chi vive al buio, chi è intrappolato nel malessere indifferenziato del vivere ed ogni giorno nuovo viene vissuto come una trappola e una estrema fatica, sa bene che un possibile miglioramento non dipende dalla buona volontà e che anche i piccoli gesti diventano opere faraoniche.

Chiedere aiuto diventa il primo passo da poter effettuare per recuperare la qualità di vita smarrita. La diagnosi clinica e le terapie mirate sono l’unica soluzione per la cura dei disturbi dell’umore.
Tornando allo studio, personalmente credo che una condizione clinica non curata, trascurata o peggio ancora ignorata, possa poi ripresentarsi nel tempo e nella coppia.

Philippe Labro, Tomber sept fois, se relever huit, 2003

Dottoressa Valeria Randone

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