Sesso mercenario: dalle case chiuse alle zone rosse per la prostituzione

Sesso mercenario

Dopo lo scandalo delle baby-squillo, un’ulteriore triste scoperta tinge di rosso le pagine dei giornali.
E’ stato recentemente trovato, nella capitale, un appartamento nel quale vivevano una decina di ragazzine in attesa di possibili clienti.
Le ragazzine venivano prelevate per consumare i loro rapporti in macchina durante le ore notturne e diurne.
Gli inquirenti stanno ora cercando il “protettore-pusher” delle  minorenni e non escludono che la casa faccia parte di una rete ben più ampia di abitazioni disseminate in tutta la provincia di Roma.

Leggendo ancora i giornali, si possono scorgere strategie di tutti i tipi e di tutti i colori, per arginare il dilagante fenomeno del “sex worker”,  il mestiere più antico del mondo.
A Roma, per esempio, il sindaco ha dato via al “Progetto Michela”.
Zone libere e zone controllate per la prostituzione, zone lecite e altre illegali, zone prostituzione-free ed altre adibite al commercio sessuale.
Seguono controlli, maxi-multe e più sicurezza nelle altre strade del quartiere.
Proprio in questi giorni infatti prende il via questo audace progetto  per la sperimentazione dello “zoning” – un atipico piano regolatore del sesso mercenario – che mira a contrastare il fenomeno della prostituzione attraverso l’istituzione di “isole”, in cui l’esercizio della prostituzione è tollerato e monitorato.

Qualche nota clinica

Messo al rogo dalla chiesa e dal perbenismo, solitario, furtivo, trasgressivo, atavico, consentito, vietato, immorale, ludico, addirittura utile: il sesso mercenario.
Anticamente i ragazzi che avevano compiuto la maggiore età e che non avevano ancora consumato e vissuto le gioie dell’amore, venivano accompagnati – addirittura dai loro padri – da una professionista del sesso per transitare alla vita adulta, con modalità adeguate, indolore e soprattutto esperienti.
Ancora oggi molti ragazzi “ritardatari” nella vita amorosa credono che pagando una escort – termine più soft ed elegante rispetto a “prostituta”, una sorta di specialistica post-lauream – possano sanare le loro lacune e defezioni psico-sessuali ed estendere poi l’apprendimento ad altri talami e relazioni.
La prostituzione sembra essere uno dei pochi mestieri che non risente della crisi economica.
Attraversa latitudini e longitudini, viene legalizzata o vietata, ma il giro d’affari è veramente importante e soprattutto crescente ed ingravescente.
La rete, con la sua capacità seduttiva e immediatezza, facilita le domande e le offerte grazie a inserzioni e richieste, e garantisce un’adeguata dimensione di riservatezza.
Se nell’epoca pre-digitale il cliente doveva recarsi presso la casa della prostituta e prendere accordi su tempo, prestazioni e costi, oggi può farlo tranquillamente dal divano di casa, scegliendo addirittura le prestazioni che più gli aggradano.

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Gli uomini che pagano per il piacere del sesso appartengono a tutti i ceti sociali ed economici:
uomini comuni, ricchi e disoccupati, politici, padri di famiglia, fidanzati e single, eterosessuali ed omosessuali, giovani e anziani.
Sembra infatti che il mestiere più antico del mondo venga regolamentato da meccanismi complessi, che vanno ben oltre la sessualità in se.
Uomini benestanti, belli e colti, per esempio, che motivo avrebbero di pagare una donna?
Potrebbero corteggiarla, conquistarla o vivere la facile avventura di una notte senza complicanze emozionali postume.

E invece?

Il sottile piacere del pagamento e del “possesso a termine”, scevro da sentimento, affettività e soprattutto relazionalità, apre uno scenario di grande fascinazione.
In un momento storico di assenza di proibizioni, di sesso online, di eros e chat, di tutto e subito e di una sessualità spesso ginnica, vissuta in modo avulso dalla relazione, quali motivazioni spingono gli uomini – di tutti i generi e ceti- a pagare in cambio di favori sessuali?
Il rapporto con il potere, denaro, la dominazione ed il possesso, credo siano i cardini sui quali riflettere e sui quali noi clinici dobbiamo orientare la nostra disamina, al fine di andare oltre il gossip scandalistico del momento.

Qualche dato

I dati più attuali ed attendibili  sulla prostituzione in Italia sono quelli del Parsec, una società che  ha condotto indagini per la Comunità Europea, l’ONU e il Governo Italiano, sulla spinosa questione “sesso a pagamento”.
Prima del disegno di legge Carfagna-Maroni (2008), le prostitute stavano in strada ed era molto più semplice sia lo studio che la raccolta dati sulla loro attività e qualità di vita.
In un secondo momento, le “sex worker di strada”, si sono trasferite -e quindi nascoste- negli appartamenti privati.
l Parsec stima la presenza di un minimo di 17.000 ad un massimo di 25.000 sex workers straniere in strada, mentre il  numero di prostitute straniere che lavorano al chiuso va  da 12.000 a 15.500. Per ogni 1000 prostitute in strada ce ne sono  circa altre 680 al chiuso.
Le minorenni sarebbero il 7%,  ma questo dato tende ad aumentare con modalità preoccupanti.
Il totale delle sex workers straniere in Italia  va quindi da 30.000 a 38.000, mentre le italiane si aggirano  tra le 7000 e le 8000 su tutto il territorio nazionale.

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Qualche nota sul cliente tipo

Da svariati studi di psico sessuologia sulla prostituzione emerge una “necessità comune” del cliente tipo che va a pagamento: il bisogno di sentirsi potente sessualmente e di vivere attenzioni e gratificazioni sessuali, forse smarrite o mai sperimentate.
Mentre in passato l’uomo era più concentrato sul suo piacere e sulla sua performance sessuale – oggi anche a seguito delle importanti modifiche epocali e della rivoluzione sessuale- si sente gratificato e soddisfatto se la prostituta raggiunge (fingendo) orgasmi intensi e perché no, multipli, immagino inclusi nel prezzo.

Esercizio di potere e di bravura orizzontale, un connubio perfetto

In molti paesi della comunità europea, si sono alternate proposte di legge, leggi, strategie – spesso vane- per arginare il dilagante fenomeno, fino ad arrivare alla Francia e alla recente legge neo-proibizionista, che sposta il Focus della legge dalle prostitute al cliente.
La legge parte proprio dai clienti per sradicare il crescente mercato del sesso.
Il mercato che coinvolge poi le minorenni obbliga a riflessioni etiche e morali su cui noi clinici siamo chiamati a riflettere.

Ancora qualche riflessione

Immaginare di debellare un fenomeno storico come la prostituzione penso sia arduo se non impossibile; le sue radici sono ben salde e strettamente legate al funzionamento psico/sessuale dei generi.
Regolamentare il fenomeno con leggi – perché no – tasse e norme igieniche, in modo da far sì che venga vissuto tra adulti (si spera) sani e consenzienti, potrebbe essere una valida strategia, al fine di  proteggere le vittime della prostituzione e arginare il preoccupante dilagare delle MST.

Valeria Randone

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