Bellezza a tutti i costi e in ogni “luogo”
La chirurgia plastica arriva anche ai genitali femminili, luogo simbolico intimo, riservato, da custodire e non mostrare. Luogo corporeo, insomma, dove non batte il sole. Genitali abbelliti, rimpiccioliti, sbiancati e anche ringiovaniti.
In un’epoca caratterizzata da un esibizionismo imperante e da una massiccia tendenza all’omologazione estetica, sembra che la chirurgia plastica approdi anche ai genitali femminili.
L’eterna giovinezza, anche in luoghi corporei un tempo celati, diventa uno strumento seduttivo.
Disagio, omologazione estetica o moda
La chirurgia plastica arriva anche ai genitali femminili, vediamo di capire insieme il perché. Le ragazzine di oggi crescono mantenendo un’attenzione estrema al proprio corpo, amplificata da un monitoraggio continuo della propria fisicità, sempre più aderente ai modelli estetici proposti dai media; negli ultimi tempi purtroppo anche dal mondo sempre più accessibile della pornografia. Il viso deve avere tratti obbligatoriamente “standardizzati” Labbra carnose e abbondanti, zigomi importanti, seno florido, fondoschiena da brasiliana e così via.
Tutti elementi ormai centrali, direi quasi determinanti, per un sano e giocoso rapporto con il proprio specchio di casa.
Il seno per le donne, così come il pene per gli uomini, diventano un parametro di femminilità e di mascolinità, direi che assolvono quasi a un ruolo identitario.
La vulva perfetta esiste davvero?
Direi proprio di no. Già nel 2009, Virginia Braun, professore di psicologia presso l’Università di Auckland, iniziò a denunciare la commercializzazione della “vulva perfetta”, dando vita a una sua personalissima e utilissima battaglia pro-normalità.
Un massiccio intervento dei media e del porno, ha notevolmente influenzato le donne e i loro partner, facendo percepire i genitali femminili secondo uno standard ben preciso.
Oggi è tutto è in mostra, genitali inclusi
La perfezione sembra dover appartenere al corpo, alla psiche, e anche ai genitali.
Non c’è spazio per uomini-donne brutti, che invecchiano, depressi o in sovrappeso, e con un possibile, fisiologico, invecchiamento dei genitali.
Tutti belli, giovani, a ogni costo, e a quanto pare, in ogni luogo.
Il ruolo dei media e del porno
La narrazione sociale, tra media su quello che sembra essere una “vulva ideale” e normale può generare parecchie quote d’ansia, che si traducono in insicurezza e ansia generalizzata, soprattutto durante l’intimità.
Negli ultimi anni ho risposto a un’infinità di richieste circa le “misure ideali dei genitali maschili”, come se qualche centimetro in più fosse determinante per la salute psichica, sessuale, oltre che funzionale alla propria autostima. Questa forte attenzione verso i genitali si estende, oggi, alla genitalità femminile.
La vulva: da coprire o da esporre
La vulva, che per anatomia e funzionalità ha caratteristiche di “interiorità”, intimità e poca visibilità, rappresenta talvolta per l’uomo un territorio oscuro, carico di simbolismi e di zone d’ombra, elementi spesso ansiogeni, che possono determinare una situazione di disagio psicologico.
Le richieste di correzione e-o ringiovanimento dei genitali femminili, denominata labioplastica, unitamente alla vaginoplastica, non corrispondono sempre alla risoluzione di un disagio estetico o funzionale, come per esempio quello correlato alle piccole labbra prominenti, ma spesso cela ben altri disagi psico-corporei e sessuali.
La “labioplastica” è un intervento chirurgico in crescente aumento (caratterizzato dalla riduzione delle piccole labbra), in un breve lasso di tempo che va dal 2010 al 2011, ha sfiorato i 1726 casi soltanto in Gran Bretagna. Un recente studio, pubblicato sulla rivista Psychological Medicine, ha indagato le reali motivazioni che spingono una donna all’intervento di labioplastica, unitamente alle caratteristiche psicologiche delle candidate pazienti.
La ricerca, condotta su un campione totale di 125 donne, di cui 55 desiderose di sottoporsi alla chirurgia e 70 appartenenti a un gruppo di controllo, di età compresa tra i 18 e i 60 anni, ha indagato la soddisfazione generale e l’eventuale disagio sessuale di gruppo queste donne.
Dai risultati è emerso quanto segue. Il primo gruppo propenso all’intervento riporta più elevati livelli di insoddisfazione generale e di ansia a causa della propria condizione intima.
Sembra, inoltre, che queste donne abbiano una particolare difficoltà a relazionarsi e a affrontare una relazione sentimentale intima e profonda, tendendo a essere evitanti nei confronti della sessualità, a causa della vergogna e del sentimento di inadeguatezza.
L’autostima è vacillante e il rapporto col proprio corpo è caratterizzato da disagio e mortificazione.
Mi occupo di affettività e sessualità da tanti anni e mi chiedo se assecondare queste richieste chirurgiche sia sensato, sano e soprattutto utile per le donne che ne fanno richiesta.
Se il disagio psico-corporeo non rientra a seguito dell’intervento, transita inevitabilmente ad “altri luoghi corporei” e l’ansia e il disagio, dilagano in altre stanze della vita della donna e coppia.
Come qualsiasi altra parte del corpo anche gli organi genitali differiscono da persona a persona e da età ad età; è sempre utile, direi indispensabile, effettuare una diagnosi differenziale del disagio della paziente.
Spesso accade che la donna sposti “dal dentro al fuori” il suo disagio, attenzionando soltanto i genitali, invece del sottofondo psichico correlato al malessere.
Conclusioni
Quando il disagio corporeo si fa disagio psichico, relazionale e sessuale, la chirurgia plastica è sicuramente in grado di aiutare la donna.
Nel caso inverso, quando il disagio psico-sessuale viene confuso da disagio corporeo, si tratta di dismorfofobia e nessuna chirurgia è in grado di sanare il divario tra realtà psichica e realtà clinica della paziente.
Dottoressa Valeria Randone