Il mito della maternità, essere madri oggi

essere madri oggi

Il percorso verso la maternità non è immune da fatiche e da rischi. Cammino tanto desiderato e voluto, ma quando il bambino nasce ed è finalmente tra le braccia della madre, non esiste mai un momento esatto per sentirsi perfettamente adeguata. Le ansie si susseguono alle paure e le trappole si insinuano in ogni interstizio possibile della relazione madre-figlio.

Madri si nasce o si diventa?

Il bambino nato incarna il bambino fantasmatico, desiderato, immaginato, già rappresentato nella fantasia?
Diventare madri è frutto di un istinto innato, biologicamente determinato o di un’imitazione e apprendimento del copione familiare?
Il mito della maternità è legato al cromosoma d’appartenenza o si possono avere innate capacità adattive e accuditive oltre il sesso biologico?


Una mamma ha due doveri: preoccuparsi ed evitare di farlo
E.M. Forster

Essere madri, oggi, è forse più complesso di ieri

Abbiamo sempre sentito dire che “fare i genitori è il mestiere più difficile del mondo”. E forse è vero.
La figura femminile adeguata è sempre stata dipinta come l’angelo del focolare, dolce e garbata, che non perde mai la pazienza, che accudisce e rinuncia a sé stessa per amore, inoltre, sempre rassicurante e contenitiva.
Ma è davvero sempre così? Le madri di oggi, sono madri acrobate tra casa, figli, lavoro, coppia e bisogni personali.
Sono madri che sentono l’“obbligatorietà alla perfezione”, contro media che sdoganano madri disturbate, inquiete e inquietanti che tendono a estremizzare l’aspetto peggiore  del tema della maternità.
L’essere madre, oggi, è frequentemente accompagnato da feroci sensi di colpa, sostenuti da una moderna colpevolizzazione del ruolo della madre, come se tutto, soprattutto il futuro equilibrio psichico del figlio, fosse da imputare alle capacità materne.

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Una mamma per fare serenamente la mamma deve essere stata una figlia serena e amata a sufficienza
Il confronto con la figura materna – quindi come si è state figlie – è per tutte le donne il trampolino di lancio, il palcoscenico: il debutto o l’insuccesso.
Faticosamente elaborato poi, e non sempre, si può procedere con il diventare la madre che si sperava di essere.
Spesso una donna sa bene come “non essere”come la propria madre, per esempio, ma non sa come poter essere. È una fatica immensa.In realtà non esistono vie di mezzo.
Nè strategie o istruzioni per l’uso.
La maternità parte da lontano, dalle terre dell’infanzia. Se la donna ha avuto una mamma equilibrata e adeguata, dalla quale ha interiorizzato amore, il suo modus operandi e vivendi, la sua dolcezza e il suo temperamento, ingredienti che diventeranno poi gli strumenti per il suo essere mamme; in caso contrario diventa un percorso irto di ostacoli e dossi.

Essere madre oggi

Lo stile di vita di oggi, spesso acrobatico e compulsivo, è antagonista alle madri e ai bambini, oltre a diventare un attentato alla stabilità della coppia.
Le donne sembrano essere obbligate a fare tutto e di tutto, e anche bene.
La donna che lavora si divide tra realizzazione di sé, dimensione casalinga e familiare, crescita dei figli e tentativi di funzionamento del rapporto d coppia.
La maternità, durante la storia, si è profondamente modificata: è diventata ricerca consapevole e non più l’unica forma di identità femminile, abita infatti il nucleo centrale dell’identità femminile, quello ancorato alla prosecuzione della specie, al proseguimento del proprio sé biologico.
La maternità, oggi, non è subita passivamente o frutto di una scelta familiare o maschile, ma una scelta consapevole, voluta, desiderata, talvolta, oltre i limiti della natura avversa.
Ci sono mamme ansiose, madri apprensive, e altre iper protettive.
Abbiamo le mamme depresse, quelle divorziate o single, e le mamme omosessuali.
Tra le mamme dei nostri giorni, abbiamo le mamme dell’eterologa, delle PMA.
Donne-mamme molto diverse tra di loro che obbligano a un ascolto empatico e competente.

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Da mamma siciliana, vorrei parlare delle madri siciliane

Le madri del sud sono (siamo) una categoria di madri a parte.
Mamme che confondono l’amore con il cibo, che inseguono il piccolo con la cotoletta del pranzo durante le ore pomeridiane, che lo imbottiscono di uova e di banane per crescere sano e forte, e che si offendono se il bambino – per bambino si intende anche il figlio over sessanta, sposato e con figli – mangia poco o non fa onore alla tavola. La mamma siciliana si preoccupa della magrezza e gioisce delle guance rubiconde, sta in ansia se non prepara almeno quattro portate e soffre se il pranzo, per forza di cose, è frugale o dietetico.

E il padre? Che ruolo ha?

Per essere una buona madre è opportuno però che ci sia anche un padre, bisogna infatti evitare il rischio che  il desiderio materno si rinchiuda in una “identificazione narcisistica”, con unica concentrazione sul bambino e sul legame madre-bambino per trovare nuovi, più funzionali e meno stressanti equilibri, in funzione dei tempi e degli spazi di tutti i componenti della famiglia.
L’intersezione e l’alternanza del ruolo materno con quello paterno consente uno sviluppo psichico del bambino sano ed equilibrato, inoltre il padre recide il “cordone ombelicale”, prima che questo diventi asfittico.
Diventare genitori non è un percorso né semplice né lineare, in situazioni di stress post parto o di conflittualità di coppia, sarebbe opportuno chiedere un consulto a un esperto di dinamiche di coppia, per intraprendere un percorso finalizzato al  “sostegno alla genitorialità”. Per ritrovare il piacere e la gioia di essere genitori.

Dottoressa Valeria Randone

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