Carrefour, ore dodici. Faccio la spesa imbavagliata e asfittica. Decido di sbrigarmi e di acquistare l’indispensabile perché senz’aria ho smarrito il piacere di vagare e pensare, pensare e vagare tra i corridoi del supermercato.
Tra gli yogurt e i formaggi, la mia attenzione viene catturata da una lei e da un lui, diversissimi e solitari.
Per un attimo mi sono sentita teletrasportata in studio.
Lei indossava due mascherine e degli occhiali appannati. Disinfettava le mani di continuo e si guardava intorno come se si sentisse minacciata. Si muoveva a scatti, prendeva una cosa e ne dimenticava un’altra.
Lui aveva una mascherina chirurgica e nulla più. Non disinfettava le mani. Si muoveva in maniera calma e organizzata.
Lei era affannata, agitata, confusa e aveva i capelli scarmigliati.
Lui era ordinato, presente a sé stesso, ben pettinato, in ordine.
Lei prendeva i cibi senza criterio e li scaraventava nel carrello mentre rispondeva al cellulare con i fili delle cuffiette ingarbugliati tra di loro e cercava oggetti misteriosi nella sua grande borsa.
Lui seguiva la sua lista della spesa precedentemente scritta su carta, e depennava con la matita gli acquisti che traferiva nel carrello.
Il carrello di lei sembrava una foto di Kabul: il detersivo sopra i surgelati accanto alle uova, incastrato tra i biscotti e il pancarrè.
Il carrello di lui sembra avere i cassetti pur non avendoli: le uova a destra, accanto e non sopra o sotto le verdure; a sinistra i detersivi, in basso a destra le spugne e in alto a sinistra gli integratori.
Lei presumibilmente sposata ma sola, probabilmente neo mamma – nel carrello c’erano i biscotti Plasmon e i pannolini -, stressata e di fretta.
Lui chiaramente single: il carrello ospitava tante mezze porzioni, acquisti esclusivamente maschili, scelte da uomo single. In quel carrello non c’era traccia di famiglia.
Li avevo notati entrambi mentre facevo la mia spesa: lui per il suo rigore ordinato e lei per il suo guazzabuglio disordinato; sembravano i protagonisti di un film di Woddy Allen e ogni carrello raccontava la loro storia.
A un certo punto lei, abbracciata alla sua pila di biscotti e scatole di cereali che avrebbe dovuto depositare nel suo carrello parcheggiato di fonte ai surgelati, in un momento di estrema fatica e occhiali ancora più appannati, perde l’orientamento e scaraventa le scatole nel carrello di lui, disordinando il suo ordine.
Lei si scusa, farfuglia una raffica di parole confuse dentro due mascherine e dietro gli occhiali appannati. Lui non si scompone e sembra accettare nel suo carrello la pioggia improvvisa di scatole di cereali e l’ansia di quella donna sconosciuta. Le risponde con poche parole calme, calmandola.
Si sono guardati, sorrisi con lo sguardo, rassicurati, divertiti.
Non ho idea di cosa sia successo dopo, ma mi piace pensare che quel disordine in quell’ordine abbia generato un incontro.

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