Giovani incerti e tumultuosi.
Oscillano tra dipendenza e autonomia. Tra i diktat genitoriali e le nuove acquisizioni del vivere. Tra sé stessi e il mondo, strattonati come quando si gioca al tiro alla fune tra il canto delle sirene del gruppo dei pari e il Super io di genitoriale memoria.
Si muovono come funamboli tra paure e desiderio, affamati di esperienze e di erotismo.
Alcuni di loro, nel tempo, diventano poi “positivi al sesso”.
Con questa bizzarra affermazione che stride con il nostro concetto di positivo – soprattutto in fase di pandemia – si intende l’interiorizzazione della capacità di amare. Di rispettare sé stessi e il partner sessuale. La capacità di raggiungere una buona armonia con il proprio orientamento sessuale. La capacità, inoltre, di proteggersi e proteggere. E tanto altro ancora.
Insomma, i positivi hanno una sorta di patente di guida sessuale.
La patente sessuale, che in realtà non esiste perché nella vita, tutti, non finiamo mai di imparare, di sentire, di sperimentare, di emozionarci, sarebbe già un buon inizio.
Potrebbe essere magistralmente rappresentata dalla famigerata e assente educazione affettiva e sessuale: quell’indispensabile percorso di acquisizione dell’essere più che del fare. Tornando ai nostri ragazzi positivi al sesso, quest’immagine crea una sorta di dissonanza cognitiva tra le nostre credenze e le nuove acquisizioni.
Siamo abituati ad essere felici se negativi. Negativi alle infezioni, alle malattie, ai tamponi (mai come adesso!), al pap test, a tutto ciò che fruga nella nostra salute, ma in questo caso avere un figlio positivo al sesso sembra essere una grande conquista.
Fonte: La Stampa “Sex positivity”
4 Commenti. Nuovo commento
Tanto si sente blaterare di educazione sessuale quanto poco di quella emotiva, che dovrebbe invece precedere l’educazione al sesso. Mi viene in mente lo slogan di una famosa pubblicità quanto mai appropriato, ossia ‘La potenza è nulla senza controllo’. C’è una profonda latitanza introspettiva in ogni aspetto dell’attualità, un’assenza marcata nell’era sessualmente più confusa e caotica di sempre. Quindi si, essere positivi al sesso significa aver intrapreso un meraviglioso dialogo con sé stessi che si ripercuote inevitabilmente e positivamente su tutto ciò che circonda una vita serena ed equilibrata in divenire.
Buonasera Sig. Maurizio,
l’educazione sessuale si chiama “affettiva e sessuale” e comprende tutto, anche l’educazione alle emozioni.
Un cordiale saluto
Certo, il mio commento critico non è diretto all’articolo che ha riportato né tantomeno alla sua professionalità. Mi riferisco al fatto che sembra, comunemente, che basti concentrarsi sull’educazione sessuale spargendo nozioni che, senza la loro elaborazione attraverso l’emotività, lasciano il tempo che trovano.
Ha perfettamente ragione. Quella professata in giro – tra nozioni sparse e tutorial – è “ginnastica”, non sessualità.