Questa è la storia di una donna che amava le mani e il suo uomo, e del suo uomo che ha smesso di amare e di toccare. Ho immaginato di prestare la mia penna a Marina, nome di fantasia, mia paziente, in carestia cronica di tatto e contatto, e forse di tutto.

Quando ho iniziato ad amarti ho iniziato a farlo guardandole. Le guardavo desiderosa di conoscerle, di toccarle e di essere toccata. Ero letteralmente calamitata dalle tue mani. Mani oneste, forti, accudenti. Mani grandi, operose, gentili. Mi è sempre piaciuto guardarle. Amavo il modo in cui le muovevi o le tenevi ferme. Il modo in cui tenevi la penna tra le mani e anche le posate, sembrava le accarezzassi con fermezza.
Mi incantavo a guardare quel modo tutto tuo che avevi di grattare il pollice con l’indice della stessa mano quando dovevi prendere una decisione. Le tua mani parlavano per te e raccontavano molto di te. Erano mani che sapevano fare. E io sono sempre stata rapita dal fare operoso e respinta dall’ignavia.
Poi, pian piano, le tue meravigliose mani sono diventate anche mie. Finalmente si occupavano di me. Mi stringevano con intensità. Mi cingevano i fianchi. Mi accarezzavano i capelli come se fossero seta. Mi sorreggevano. Mi facevano il solletico. Frugavano sotto la mia maglia e mi regalavano brividi e appartenenza. Le tua mani giocavano a perimetrale il mio viso con l’intenzione di accumulare ricordi.
Sotto le lenzuola erano fuoco e gentilezza, passione e dolcezza.
Dopo soltanto il primo mese di noi, avevo sviluppato una totale dipendenza dalle tue mani.
Nel tempo, non so bene quando e perché, le tue mani hanno iniziato ad essermi estranee, e tu con loro.
Non mi toccavano più. Non mi accarezzavano più, non mi accudivano più. Non piantavano più un fiore in un vaso. Non cucinavano per me e con me. Niente di niente. Siamo precipitati nel baratro dell’oblio. Abbiamo dimenticato come eravamo e perché ci amavano così tanto.
Adesso le guardo con malinconia mentre guardo noi e come siamo diventati.
Le tue mani spogliate di poesia sono prive di ogni potere su di me.
Grazie per quello che mi hanno fatto vivere, le custodirò nel cassetto più importante dei miei ricordi.

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