Quanto è difficile raccontare l’amore. Cercare di descriverlo, di tradurre un sentimento così intenso e sfuggente in parole. Quanto, invece, è importante parlarne, crederci, raccontarlo. Adoperare un lessico amoroso, tradurlo anche se maldestramente, dargli corpo per poterlo toccare e farsi toccare.
Grazie alle parole da evanescente e chimerico diventa tangibile e concreto. Attuabile, vivibile. Diverso dal non amore.
Perché anche l’amore ha le sue regole, ma la regola più non regola che si sia è che l’amore non fa male, non ha stare male e non fa sentire sbagliati.
Personalmente amo gli amori rispettosi e longevi; quegli amori che odorano di cura e di fatti. Sì, perché senza le cose concrete le parole rimangono tali e volteggiano nell’aria senza farsi abbraccio, sostegno; appunto, amore.
Amo gli amori che si prendono sul serio ma che ridono di cuore, che non si tradiscono e che non hanno paura di essere fedeli.
Amo gli amori che si rispettano anche quando sono altrove, perché la fedeltà non è un atto di fede ma un dogma interiorizzato, e la cura e il prendersi cura anche delle fragilità del cuore dell’altro fa parte dell’amore .
Amo chi non ruba, chi non prosciuga, chi si concede con lentezza – che non equivale alla pigrizia del cuore -, chi utilizza ancora il pudore anche del sentire, e chi va per gradi, senza pascoli abusivi o sciacallaggio del mondo interno altrui. Chi rispetta, chi ascolta, chi agisce, chi decide.
Amo gli amori che indossano la fedeltà e la sfoggiano come un abito pregiato e da sera. Unico, di quelli che non passano mai di moda.
Amo gli amori equilibrati (ma non ponderati) e passionali, perché senza equilibrio interiore le pericolose oscillazioni come un pendolo impazzito, dell’umore e dell’amore, fanno male all’amore e all’altro.
Amo gli amori generosi e protettivi, che non si risparmiano, che si spendono, che spendono. Perché la parsimonia coniugata ai sentimenti li depotenzia e usurpa tutta la loro bellezza.
Amo gli amori che hanno il profumo e il sapore dell’amore vero e non del compromesso, che non seguono le orme zoppe delle supplenze affettive, della presenza intermittente e ansiogena, del chiodo scaccia chiodo, della legge del taglione, del giro di boa dell’affettività, del nuovo e più giovane a scapito del longevo o dell’anziano. Amo gli amori che non temono le rughe, che regalano eterna giovinezza del cuore; che non temono i chili in più o la fatica del vivere.
Amo gli amori festaioli e sorridenti, perché di amori torbidi e tossici non ne possiamo più: fanno male al cuore, al corpo e alle terre del dopo. Amo gli amori che parlano, perché le cene mute sono talmente abusate da essere inflazionate, e le parole abbracciano anche senza braccia e germogliano dentro di noi a lungo e sempre.
Amo gli amori coraggiosi, che sfidano il vento, che vanno contro vento, che attraversano le mareggiate e non le temono. Perché conoscono le loro strumentazioni di bordo, le sanno adoperare e le mettono a disposizione della loro nave-coppia.
Amo gli amori che sanno dove andare, che sono qui e non vogliono essere lì; che scelgono, che dicono no e anche tanti sì, che tracciano rotte anche invisibili, e che non si fanno trasportare dal vento.
Amo gli amori che non usurpano il silenzio, che non lo temono, che non lo riempiono con parole vuote o con il cicaleccio delle notifiche del cellulare. Perché l’amore è parole e silenzio.
È pelle e sensi. È cuore e anche testa.
E tantissimo altro.

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