Il posto fisso in amore. Amore e fedeltà

Fedeltà coniugale

Parlare oggi di fedeltà sembra desueto, ma rimane un elemento centrale del vivere in coppia.

Siamo abituati a emozionarci cambiando. Cambiando spiaggia, cambiando mare, cambiando amore.
Ma siamo davvero così certi che stessa spiaggia, stesso mare sia poi così noioso? E se invece di cambiare in continuazione ci soffermassimo su quello che abbiamo scelto? Che un tempo abbiamo voluto fortemente, cercando di ripassare i motivi della nostra scelta amorosa?
I media, gli amici, e finanche il genitore moderno dissipa insegnamenti all’avanguardia: cambiare, cambiare, cambiare.
Quello che non emoziona più va cestinato alla velocità della luce, senza possibilità di riparazione alcuna. Nelle terre sconosciute e tempestose dell’amore, rimanere e avere cura è più faticoso che emozionarsi altrove. Non dobbiamo però dimenticare che un rapporto di coppia ha notevoli difficoltà a sopravvivere all’estinzione delle emozioni, quindi averne cura rimane l’unica strategia per farlo rimanere tale.

A caccia di emozioni

Meglio trasgredire che tradire
Una famosa equazione erotica che a me piace moltissimo può essere rappresentata dalla seguente formula: attrazione più ostacoli uguale eccitazione.
Jack Morin, un collega sessuologo, studioso del comportamento sessuale umano, sostiene che elevati stati di eccitazione scaturiscono dalla tensione tra i problemi persistenti e le soluzioni che riusciamo a trovare.
L’eccitazione diventa più intensa quando siamo un po’ in equilibrio, incerti e in sospeso sul pericoloso, ma alquanto eccitante, confine tra estasi e catastrofe.
Come sostiene Vasco Rossi, in equilibrio sopra la follia.
Le coppie, soprattutto le più datate, lamentano noia e abitudine al partner, per poi sentirne la mancanza se il partner dovesse andare altrove.
La sterile lamentela difficilmente diventa azione e, quasi mai, si trasforma in strategia di manutenzione del rapporto di coppia.
Il triste destino delle coppie longeve sembra essere il calo del desiderio, la noia, la mancanza di emozioni. Mentre il nuovo – che sia amore, amante, avventura serale o stagionale – viene interpretata e vissuta come un’onda anomala e benevola di entusiasmo. Così, nonostante gli impegni profusi, quando appare all’orizzonte una novità, scatta una sorta di radar inconscio che la intercetta. E il desiderio sessuale riappare. Altrove, ovviamente.
Sotto altre lenzuola. In altri talami. In altri luoghi. In altri e per altri cuori.

E se la fedeltà avesse un potere erogeno?

Facciamo un passo indietro e parliamo di sessualità scaldata dall’amore.

Alla parola fedeltà o monogamia storciamo il naso. Ci sembra bigotta, datata, obsoleta. Un partner fedele, oggi, viene considerato una rarità; come se, il rischio di tradimento fosse la normale conseguenza alla durata del legame.
L’amore obbliga all’esclusività e all’estromissione degli estranei. Quando due coniugi diventano famiglia e si mettono in cammino sfidando le intemperie e le acrobazie del vivere quotidiano, la scappatella viene osservata con uno sguardo clemente, quasi non giudicante. Un piccolo incidente di percorso sul quale sarebbe più utile chiudere un occhio, o forse due.
Una sorta di piccola divagazione per poi rientrare nell’austerità e nel grigiore del matrimonio.

La correttezza sessuale ed emotiva. I misteri e gli amici della fedeltà

Nel migliore dei casi la monogamia è il desiderio di trovare qualcuno con cui morire; nel peggiore è una terapia contro il terrore di essere vivi. Le due varianti vengono facilmente confuse.

Adamo Phillips Monogamia

La fedeltà ha un reale significato soltanto se è una scelta libera. Quando non diventa la conseguenza della paura della solitudine, o di una minaccia di abbandono, o frutto di ricatti e di dispetti. La fedeltà ha un senso se è la scelta del desiderio. Quel desiderio che muove le scelte verso l’altro, che scalda il cammino di coppia fatto di cura e di rispetto. Ed è sempre un evento di libertà, mai di coercizione.

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Quando la fedeltà fa rima con paura

Alcune coppie rimangono dentro un legame anche quando il legame si è estinto. Anche quando il partner ha un estraneo sapore e non ricorda nemmeno lontanamente quello che era e le emozioni che regalava quando era stato scelto come compagno di vita.
Così, può capitare che vivano o sopravvivano all’insegna di temperature miti, anzi, clementi: né troppo caldo né troppo freddo.
Si annoiano, non si sopportano, ma non attuano nessun cambiamento per migliorare la loro qualità di vita, e nemmeno si lasciano. Aspettano. Galleggiano.
Sopravvivono, lasciandosi trasportare dalle mareggiate della vita.
La fedeltà, nei casi di infelicità perpetuata nel tempo, può diventare una trappola crudele.
Il per sempre, talvolta, incarna più una minaccia che un premio.
Non bisogna confondere l’essere in trappola con l’essere fedeli, perché sono due condizioni davvero molto diverse tra di loro.
Una sorta di ergastolo dell’esistenza, che ammanetta all’immobilismo del vivere e dell’amare; che protegge dalla paura del fallimento, del cambiamento, del nuovo.
Il timbro del per sempre viene scritto sul certificato di matrimonio, ma non autorizza le coppie annoiate e stanche a non essere gentili, ad arrabbiarsi di continuo, a farsi gli sgambetti.
In virtù dell’appartenenza certificata al legame longevo, si regalano il minimo indispensabile al quieto vivere: niente baci appassionati, poca attenzione reciproca, poca allegria e voglia di fare e di vivere, comunicazione ridotta al minimo sindacale, recriminazioni, paturnie e bronci protratti.
A volte, uomini e donne, giungono in consultazione con dei veri e propri matrimoni malinconici, quando gli stessi desideri che hanno respinto, come l’intimità e la sessualità, li hanno spinti nel letto sbagliato. In questi casi, pur volendo rimanere fedele al partner scelto, la mancanza di cura, di desiderio, di reale intimità, può fare accendere il desiderio in altri luoghi mentali ed emozionali che non siano il coniuge.

Quando un amore è violento

C’è anche chi vive all’interno di un rapporto maltrattante. All’insegna di maltrattamenti fisici, psichici ed emotivi. Le mani del partner non sono più mani che accarezzano ma mani che colpiscono. Le parole non blandiscono e non lusingano, ma offendono e feriscono.
Talvolta esiste un rapporto strettissimo tra dinamiche di potere e impotenza che caratterizzano alcune relazioni. La fedeltà, in questi casi, diventa la concretizzazione della paura: dell’altro, delle conseguenze, delle violenze e delle botte, della morte. La fedeltà a un partner abusante, e non a se stessi, diventa il modo migliore per tradire sé stessi.
La trasgressione e il tradimento, in questo caso, rappresentano la necessaria via d’accesso per una nuova qualità di vita.

Non c’è sesso senza amore

Nella terra del poco amore, dell’amore tiepido e insipido, c’è chi ancora ama davvero. Chi cura e si cura. Chi innaffia e concima. Chi ripara dal sole e protegge dalla pioggia. Chi investe con coraggio, rimanendo dentro legame. E chi non tradisce. Per scelta. L’amore è un brivido, una vertigine.
Quando si sta bene con e si vive male senza, quando si pensa al proprio amore e non si desidera altro. Quando nessun canto delle sirene obbliga a farsi ammanettare all’albero maestro, come fece Ulisse, per non farsi sedurre.
Quando il partner scelto ha un posto fisso nel cuore.
Alcuni dei miei pazienti sono abituati ad amare qualcuno per come li fa sentire: belli, bravi, seduttivi, intelligenti, sessualmente desiderabili.
Talvolta rimangono dentro un rapporto perché rimpiangerebbero quello che potrebbe mancargli, più che il partner scelto, con il recondito pensiero o desiderio che, forse, altrove, potrebbe essercene uno migliore. Più bello, più simpatico. Insomma, più.

  • E se l’amore definitivo, l’ultimo amore, fosse una scelta e non un compromesso?
  • Se la fedeltà voluta – molto differente da quella per mancanza di occasioni o per paura – fosse una afrodisiaco?
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Dal poliamore alla fedeltà. La vera trasgressione oggi è la fedeltà

La fedeltà in amore è il segnale dell’amore che funziona. Dello scegliersi ogni giorno con consapevolezza e maturità: individuale e del legame di coppia.
La società di oggi ha sdoganato un amore per ogni click.
Viviamo in un momento storico in cui innamorarsi, cosa molto diversa dall’amare, è facilissimo, mentre restare fedeli al proprio partner e amare profondamente diventa sempre più difficile.
Oggi, per sopravvivere alle intemperie della routine quotidiana scendono in campo gli amanti e il poliamore.
Scelte euforizzanti che però non sembrano funzionare a lungo.
In un mondo sempre più fluido, dove tutto è lecito, concesso e consentito, la vera trasgressione non è tradire, ma restare.
Rimanere fedeli a sé stessi e al partner scelto come compagno di vita.

Spezzone di una consulenza

La storia di Alessandra: dal sesso ginnico all’amore

Alessandra (nome di fantasia), 44 anni, donna bella e affermata nella vita, nel lavoro e nel sociale, mi contatta a seguito di una mareggiata matrimoniale, dicendomi con tono deciso che il destino della sua unione è nelle mie mani.
Sin dal primo colloquio, mi partecipa con fare seduttivo e malinconico di non avere né la forza né il coraggio di affrontare la sofferente situazione matrimoniale e sessuale, e che si percepisce ormai stanca e spossata dalla vita e dagli ultimi destabilizzanti eventi.
Donna in carriera, elegante, raffinata e acuta sul piano mentale ed emozionale, si era sposata circa tre anni prima, quando credeva che il suo destino fosse ormai segnato esclusivamente dal lavoro, sebbene appagante, emozionalmente vibrante e fortemente erotizzato. Alessandra è un’affermata avvocatessa fiorentina che trascorre il proprio tempo tra Catania e Roma, e raramente torna nella sua città, sempre itinerante tra tribunali, prestigiosi studi legali, lussuosi alberghi e cene di lavoro, perennemente ingessata tra i petti del suo elegante tailleur e l’altitudine dei suoi tacchi.
Nata e cresciuta in una famiglia nobiliare, aveva frequentato ambienti altolocati, blasonati, ma improntati al rigore, all’anaffettività e agli obblighi sociali e modaioli. Aveva intrapreso un percorso scolastico e professionale che gli altri hanno scelto per lei, identificandosi a pieno nei desideri materni e paterni e seguendo per tutta la vita un destino altro da sé, impegnandosi a fondo nel tentativo di renderlo proprio, e nell’emergere e primeggiare, così come le era solito fare (o tacitamente imposto dalle direttive materne).
Durante questa sua crescita esponenziale sul piano sociale e professionale, Alessandra non aveva dato spazio alla sfera dell’affettività e della sessualità, vivendo una vita sessuale quasi ginnica, scevra dal sentimento e dal coinvolgimento profondo. Amare era per lei troppo pericoloso e destabilizzante, avrebbe rubato tempo al suo lavoro e le avrebbe fatto avere accesso alla sfera delle sue emozioni, che per tutta la vita aveva tenuto sotto chiave.
Aveva organizzato una vita sotto le lenzuola senza passione, slanci emotivi, reale coinvolgimento, capacità di amare e lasciarsi amare. Con il passare degli anni, aveva in- vestito sempre di più nell’aspetto lavorativo, disinvestendo con modalità crescenti nell’aspetto emozionale, che diventava pallido, tiepido, inodore e insapore. Quando credeva che ormai la sua vita fosse strutturata sui binari chiari dell’affermazione professionale, aveva incontrato Giuseppe, uomo dolce, passionale e con caratteristiche di femminilità. Giuseppe, con costanza e immenso amore, era riuscito a oltrepassare la muraglia difensiva, sapientemente, costantemente e strategicamente costruita nel tempo, facendola così innamorare perdutamente di lui.
Sin dall’esordio di quest’amore, Alessandra aveva iniziato ad avvertire un’ansia crescente, che da li a breve si era trasformata in una sintomatologia caratterizzata da attacchi di panico: improvvise e ingestibili manifestazioni di paura della morte e delle malattie, che le impediranno di lavorare, prendere aerei, frequentare cinema, ristoranti e aule di tribunale. In preda al panico, più per il rallentamento dell’attività lavorativa che per la sintomatologia, Alessandra si era rivolta a un neurologo che le aveva prescritto una terapia farmacologica contenitiva del corteo sintomatologico, invitandola a effettuare un contemporaneo percorso psicoterapico, al fine di comprendere il significato simbolico di quello che le stava accadendo, per poter riacquistare serenità e qualità di vita, per poi effettuare un futuro svezzamento farmacologico. Alessandra, in preda della paura e dello sconforto, aveva iniziato ad assumere la terapia farmacologica senza affiancarla all’indispensabile percorso psicoterapico. Riprende infatti a lavorare, viaggiare, andare al cinema, a teatro, a frequentare il suo Giuseppe, ma senza affrontare le cause profonde del suo disagio.
A fine anno e a fine terapia, la mia paziente decide di sposarsi, come se il matrimonio fosse la soluzione a tutti i suoi guai. Matrimonio frettoloso, poco ponderato e soprattutto poco rispettoso delle sue paure, del grido d’aiuto e di sconforto del suo corpo e delle necessità dettate dai suoi tempi interni. Da lì a breve, le difficoltà non tardano ad arrivare. Alessandra, vive male il ruolo di moglie accuditiva, partecipe della vita casalinga, affettuosa e coinvolta. Non riesce affatto a coniugarlo con la sua parte maschile, da lavoratrice, indipendente e anarchica sul piano emozionale, abitata da paure inconcie e profonde, che nel tempo aveva imparato a non ascoltare e a censurare anche e soprattutto a se stessa. La sua vita sessuale, che in passato non veniva mai consumata nello stesso letto e mai con lo stesso uomo, veniva catapultata in una condizione totalmente nuova e sconosciuta di normalità. Sempre lo stesso uomo, un’unica casa e un unico talamo, quello coniugale. Questo giro di boa della vita di Alessandra le aveva causato un disorientamento totale e un vertiginoso “calo del desiderio sessuale”, che, nonostante la pazienza e la dolcezza del marito, non accennava a estinguersi. Dall’anamnesi psico-sessuologica emergeva inoltre che le modalità sessuali della coppia erano abbastanza inusuali: entrambi non cedevano lo scettro del comando e del potere, dell’eccitazione e del piacere, concludendo il rapporto sessuale con una masturbazione reciproca.
Alla lunga, queste modalità sessuali avevano creato in Giuseppe, che tra i due partner era il più risolto sul piano psichico, un velo di tristezza e inadeguatezza, non percependosi come un valido amante, in grado di dare piacere alla donna che amava e che aveva scelto come compagna d vita. L’anemia della loro relazione sotto le lenzuola, amplificata dalle differenze tra tempi e modi sessuali e dal non risolto passato emozionale di Alessandra, aveva creato nella coppia una terribile mareggiata matrimoniale, con notevoli ripercussioni sull’equilibrio psichico, emozionale e lavorativo di entrambi.
La coppia si è trasferita definitivamente a Roma senza mai concludere la terapia, mettendo in valigia malumori, inquietudini e profonde insoddisfazioni.

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8 Commenti. Nuovo commento

  • Bellissimo e profondo articolo che condivido in pieno. Oggi giorno sembra che sia molto più semplice lasciare il proprio partner appena si avverte un momento di stanchezza all’interno del rapporto, pensando che l’amore provato sia finito, piuttosto che pensare a cosa ci aveva portato ad innamorarci di quella persona. Scegliere di parlare e di agire per curare il proprio rapporto è una scelta matura e responsabile che purtroppo alcuni non si sentono di fare: è molto più facile chiudere una storia che non da’ più le emozioni intense di poco tempo prima e trovarne di nuove tra le braccia di un’altra. Si risparmia tempo e non ci si mette in gioco fino in fondo. Però che dolore profondo per chi subisce questa scelta!
    Silvia 72

    Rispondi
  • Si può restare fedeli ad un marito che ti ha tradito?
    Ho scoperto che mio marito ha passato gli ultimi 4 anni con altre due donne, sono andata fuori di testa. Resta dolore e paura che non riesco ancora a contenere. Lui mangia dorme mi dice quello è passato e va avanti serenamente. Io no, non riesco a farmene una ragione. Soffro. Però non riesco ad essere infedele e mi sento scema, può esistere una fedeltà univoca? Come si può sopravvivere al tradimento?

    Rispondi
    • Valeria Randone
      3 Maggio 2019 15:01

      Buona sera,
      sul il grosso capitolo infedeltà, troverà moltissimo materiale nel mio sito.
      Metta la parola chiave infedeltà, e cerchi, se le va.
      Sono certa che parecchie letture potranno aiutarla, ma mai come un percorso terapeutico individuale.
      Se desidera essere seguita da me io ricevo a Roma e a Catania.
      Un cordiale saluto e auguri per tutto

      Rispondi
  • La fedeltà sessuale se sei un vero maschio è contro natura

    Rispondi
  • L’infedelta’ è di chi è incapace di difendersi intellettualmente, è di chi è insoddisfatto e irrealizzati, è di chi non ha più cartucce per sparare, è una evoluzione del bullismo infantile e non. Gli adolescenti, ormai deboli e viziati, quando sono incapaci di difendersi con le parole, aumentano di numero perché il numero dei ragazzi garantisce il potere fisico e ottengono la vittoria per numero, oppure, si riempiono di anabolizzanti in palestra perché il volume muscolare che raggiungono garantisce loro più sicurezza. Lo stesso fa chi tradisce,…chi è incapace di competere con la persona che ha accanto, e chi è incapace di reggere lo stress emotivo familiare, per sfogarsi va con altre donne oppure va con delle donne o uomini cercando l’enormita’ e la nobiltà fisica, pensando che il numero o la grossezza possano in qualche modo gratificare un intelletto poco evoluto perché viziato. Lo stesso comportamento della cellula nei tessuti :quando una cellula non è capace di assolvere alla sua funzione, di produrre, o aumenta di numero(iperplasizza), o aumenta di grossezza(ipertrofizza), ma, come dice un vecchio proverbio, un nano, in cima alla montagna più alta del mondo o in fondo ad un burrone, rimarrà sempre nano. Quindi, queste sono persone che scappando dallo stress, non evolverànno mai perché è lo stress che alimenta e forgia la responsabilità.
    C’è, in ogni caso, anche un ulteriore ruolo diseducativo di base familiare. Molti genitori viziano, non dettano regole, e pensano che sia più giusto essere amici giovani dei figli piuttosto che figure rigide di insegnanti..
    Oggi la situazione è nettamente peggiore, sia i genitori che la scuola e lo Stato sono deboli, con la conseguenza che i figli sono scarni intellettualmente per mancanza di regole a casa, educazione civica, religione (che la si reputa inutile quando, invece, è il pilastro del pensiero e delle idee) e ti ritrovi degli adolescenti che hanno già fatto esperienza sbagliata in tutto, che credono di aver provato tutto ma in realtà non hanno provato ancora niente perché la loro Psiche è acerba, anzi, ancora da spacchettare.
    I genitori, piuttosto che ridere delle marachelle del figlio o della figlia devono insegnare che apparire non serve a niente, perché l’apparenza distoglie dalla Psiche e dall’operatore. L’apparenza è indirettamente proporzionale alla CREATIVITÀ. Più cerco di apparire e più non potrò conoscere, perchè l’apparenza è la tenda abbassata sul palcoscenico del pensiero e delle idee, e fino a quando questo velo obnubila l’intelletto e l’anima, non vi è conoscenza e quindi creatività.
    Ci sposiamo solo per comodità, siamo artefici e consapevoli, e poi ce la prendiamo con gli altri

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