Lybrido, un farmaco per il piacere femminile: anche le donne medicalizzate

Lybrido

La notizia

Il New York Times Magazine annuncia in ante prima l’arrivo in commercio di un uovo farmaco per la sessualità femminile: Lybrido.
L’articolo contiene parecchi spunti di riflessione ed elementi chiaramente provocatori in cui il giornalista, autore dell’articolo, si chiede se lo scarso desiderio sessuale di molte donne,  possa dipendere da rapporti un po’ sfioriti, senza più emozioni o se invece, una semplice molecola miracolosa può davvero rappresentare una sorta di panacea, di cura universale per tutte le disfunzioni sessuali femminili.

Solo i battiti uniti del sesso e del cuore insieme possono creare l’estasi.
A.Niin

Le perplessità

Dopo l’avvento del Viagra e delle altre pillole dell’amore deputate al sesso maschile, la scienza ha spostato l’attenzione sulla complessa sfera della sessualità femminile, cercando sostanzialmente la formula ideale per risolvere le problematiche sessuali come anorgasmia coitale e desiderio sessuale ipoattivo, senza però giungere alla messa a punto di vere e proprie terapie risolutive.

Potrebbe quindi essere posta in vendita da qui a breve, una sorta di Viagra Rosa, un farmaco in grado di garantire un’adeguata risposta orgasmica alle donne che soffrono di “orgasmi difficili” o di “anorgasmia coitale”.

Vediamo come funzione, o meglio, dovrebbe funzionare

Lybrido e Lybridos sono i nomi scelti dalla Emotional Brain, casa farmaceutica olandese, che detiene il brevetto per il farmaco, che verrà immesso nel mercato intorno al 2016, approdando anche nelle farmacie italiane.
Sembra che il tanto atteso farmaco sia in grando di aumentare:
1- il livello del testosterone: l’“ormone del desiderio.
2- di agire agendo sui centri del cervello deputati al piacere,
3- di garantire una risposta orgasmica adeguata.

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Entrambi i farmaci contengono un importante ormone sessuale maschile e in più un secondo principio attivo:
Lybrido è formato da testosterone e sildenafil (Viagra), mentre Lybridos è testosterone più buspirone.
Lo studio è stato pubblicato su Journal of Sexual Medicine ha coinvolto circa duecento donne.
La sua assunzione deve avvenire due, tre ore prima dell’ipotetico rapporto sessuale.

E’ stato dimostrato però che il farmaco non è stato utile nel sottogruppo di donne che soffre di HSDD (disturbo da desiderio sessuale ipoattivo) a causa di meccanismi inibitori che regolamentano questa complessa disfunzione sessuale.
Le donne che soffrono di desiderio sessuale ipoattivo possono anche sperimentare lo stato eccitatorio, ma non riescono ad accedere alla risposta orgasmica, per tutta una serie di importanti e complesse dinamiche psichiche, relazionali, educative, religiose, traumi pregressi e l’interiorizzazione di associazioni mentali negative correlate alla dimensione del piacere.

La sessualità femminile

La sessualità femminile è molto  più complessa di quella maschile, il suo fluire ed il suo appagamento non possono affatto correlare con una semplice molecola, soprattutto avulsa dalla psiche della donna e dalle dinamiche correlate alla relazione di coppia, in cui la sessualità risiede.
Una donna che non si conosce sessualmente, che non conosce la “geografia corporea del proprio piacere”, ma spera e immagina che il farmaco possa farlo per lei, coltiva false e vane aspettative.
In passato la ricerca ha dimostrato che sostanze come il Viagra e simili, non hanno mai funzionato né sul desiderio, né sulla risposta orgasmica, in quanto quest’ultima correla con molto più di un semplice afflusso di sangue ai genitali.
Dal mal di testa per eludere l’intimità, alla simulazione sotto le lenzuola, fino alla pillola magica, personalmente non credo che il passo sia così breve.
Quando si trattano tematiche inerenti la poliedrica sfera della sessualità, ancor di più quella femminile, storia, cultura, cambiamenti antropologici, usi e costumi sessuali di coppia, non possono non essere tenuti in considerazione.
Un farmaco non credo potrà mai restituire alla donna e alla coppia, la dimensione del piacere e dell’empatia sessuale, inoltre conferisce una  dimensione di estrema medicalizzazione a  quella che dovrebbe essere, in assenza di patologie, una  funzione spontanea e naturale.

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Dottoressa Valeria Randone

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