Ho immaginato di prestare la mia penna a Giorgia, nome di fantasia, mia paziente che decide di scrivere una lettera al male di cui soffre: la coazione a ripetere.

Cara coazione a ripetere,
non sapevo che tu avessi un nome. Adesso che lo so, quando penso a te ti chiamo per nome, forse mi farai meno paura.
Adesso so con chi sto parlando, anche se sapere il tuo nome non ti rende meno pericolosa e potente. Adesso, forse, ho anche capito chi è la responsabile dei miei guai, dei miei sbagli preferiti, dei miei errori di presunta felicità.
Sei stata tu che quella volta mi ha fatto credere che il mio ex amore sarebbe diventato un principe azzurro?
E sei stata sempre tu che mi hai fatto tornare con lui la prima, la seconda, la terza, la quarta e la quinta volta sperando in un futuro migliore?
E sei stata tu a farmi ripetere gli stessi sbagli ogni volta, identici, immodificati, drammaticamente dolorosi? Sì, sei sempre stata tu. Ma adesso ti dico basta.
Non voglio più convivere con te, non voglio più che tu faccia ancora parte della mia vita e non voglio più lasciarti le redini dei miei guai in mano.
Adesso voglio conoscerti bene, in profondità per estirparti dalle mie viscere, dal mio inconscio, dalla riedizione dei miei sbagli.

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