C’è chi crede che leggere i post e i tanti scritti significhi curarsi. Chi racconta nel mio sito la sua vita per intero, partendo dall’infanzia ed esige la pubblicazione immediata e anche la risposta puntuale e terapeutica, immediata anch’essa.
E chi ricondivide scritti e post sperando che magari il partner li legga e capisca.
E chi, i giovani colleghi, ma questo è un altro triste discorso, estrapola qualche frase ad affetto dai tuoi scritti e quindi dalle tue viscere, li posta con una bella immagine e musica, li mette a firma sua e attira like e follower. In realtà, non funziona così. La cura non funziona così. Chi cura non dovrebbe mai comportarsi così.
Sarebbe bello e anche comodo leggere qualche aforisma postato qua e là, ricondividerlo sulla propria bacheca e il gioco è fatto: le modifiche psichiche, caratteriali e relazionali avvengono per magia. La dipendente affettiva diventa indipendente e autonoma e non è più attratta dal narcisita. Il lupo nero diventa un agnellino e inizia ad amare con generosità e gentilezza. L’inconscio guarisce. I traumi del passato non inquinano più il presente. L’orientamento sessuale diventa chiaro. La felicità si impossessa di noi. Le maglie disfunzionali e cannibaliche di una madre opprimente diventano un abbraccio e il padre algido e anaffettivo diventa una figura magicamente buona da interiorizzare e custodire.
La depressione passa in un baleno, l’ansia si estingue, il partner smette di tradire, i figli adolescenti iniziano ad ascoltare i genitori e a non combinare guai, il desiderio sessuale ritorna florido come i primi tempi e le disfunzioni sessuali spariscono in un batter d’occhio. Il lutto atroce da infertilitá sparisce e la coppia gioisce.
Purtroppo e per fortuna non funziona così!
In un mondo dove tutto si muove a suon di post, di storie e di like, la psicoterapia e la terapia di coppia non funzionano così.
Non funzionano seguendo le tre mosse, le cinque pillole, i video di un minuto di TikTok, gli aforismi e quanto altro di banale e di superficiale ci propone il web.
Per affidare il proprio cuore e la propria coppia ad un professionista bisogna assumersi la responsabilità di sceglierlo. Il professionista deve avere delle caratteristiche ben precise, che non sono sindacabili e devono essere a norma di legge, e delle altre che hanno a che fare con il modus operandi sociale, con la simpatia e il suo modo di gestire la relazione terapeutica che possono essere più o meno soggettive.
Durante i miei tanti anni di scrittura, di gestione del mio sito e dei miei social mi sono accorta che nell’ultimo anno c’è stata una deriva inenarrabile e inarrestabile.
C’è chi mi scrive e mi utilizza come se fossi un jukebox chiedendomi di trattare questo o quell’altro argomento, come se il trattare un argomento in maniera vaga e generalizzata significasse curarsi, senza considerare il fatto che la professionalità e la competenza di un clinico ha un valore.
Ricordo l’insistenza di una donna che continuava scrivermi dappertutto perché voleva che trattassi l’argomento delle massaggiatrici, che in realtà sono delle professioniste del sesso, che seducono gli uomini ignari. Quando le dissi che probabilmente sei il marito è un assiduo frequentatore del centro massaggi bisognerebbe conoscere le motivazioni e i disagi, lei mi rispose che avrebbe gradito una risposta, preferibilmente in video.
C’è chi mi scrive e-mail lunghissime, che ricordano i paragrafi di un libro, raccontandomi con dovizia di particolari tutta la loro vita, le loro relazioni e disfunzioni sessuali, gli amori e i naufragi nel cuore, sempre senza avermi mai vista prima, parlato con me o avermi chiesto almeno il permesso di raccontarsi così a lungo, e alla fine ringraziandomi per l’ascolto mi chiedo la soluzione magica e onnipotente.
C’e chi legge tutto di me, dagli stati di WhatsApp alle storie, ai social, agli scritti, alla newsletter, alla rubrica, e non perde nemmeno un video su YouTube o su La Stampa, ma non chiede aiuto perché crede che sapere tutto di psicologia o di sessuologia equivalga ad avere la risposta in tasca. Ma intanto continua a star male e a leggere senza chiedere aiuto.
Senza la relazione terapeutica, che si tratti di un’apparente e semplice consulenza o di un percorso più o meno lungo, non avviene nessun cambiamento. Per fortuna.
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