Il vaccino per l’assenza: le parole non dette di un addio

Le vostre storie, le mie parole.
Lo spezzone di una consulenza. Una donna innamorata e abbandonata che brucia ancora di passione. Quando la sessualità scalda i sensi e il cuore si fa manetta e nostalgia, e gli addii diventano impossibili.

Lettera di addio
Mi dici, fai dire, fai e fai fare cose ad alta gradazione erotica ed emozionale e poi sparisci per giorni. Giorni che per me sono infiniti, abitati dallo sconforto, dal dolore, dall’assenza. Giorni durante i quali non vivo, sopravvivo, faccio finta di lavorare e sento la mancanza di quella donna che vive soltanto tra le tue braccia.
Se questa non è ambivalenza, non so cosa sia per te la coerenza. Tra i primi messaggi che ci scambiammo, ormai davvero tanto tempo fa, ricordo benissimo che ti parlai di unicità: nel sentire e nello sperimentare; e soprattutto nel volere. Né sesso promiscuo né amanti seriali né altro. Volevo solo Te!
L’unicità ha un costo se non è vissuta all’interno di un legame esclusivo, blindato.
Sono sveglia dalle 5, e mentre aspetto che sorga il sole per dare inizio a questa nuova giornata senza di te, non posso fare a meno di essere fedele a me stessa e di darti ancora uno spazio dentro di me, almeno mentale.
Rifletto ancora su mercoledì, credo ormai il nostro ultimo mercoledì.
Ero io? eravamo noi? eravamo lì?
Le immagini, i suoni, i sospiri e l’intensa eccitazione non mi lasciano un attimo. L’immaginario, almeno il mio, espande, innalza, amplifica la realtà, e mi trascina, come soltanto lui e tu sapete fare, nella direzione in cui l’inconscio senza censura sa già di voler andare.
Con te e per te?
Forse non è stato un atto prudente.
Oscillo tra il desiderio di compiere l’impossibile, ormai scordato, e la razionalità che mi ammanetta al buonsenso.
Nella mia vita ci sono stati altri uomini, più o meno importanti, e altre fantasie, ma non avevo mai più messo in contatto gli uni alle altre. Finché non ho incontrato te, che sei riuscito a portare allo scoperto le mie fantasie facendole uscire da quelle profondità dove prudentemente avevo deciso che dovevano restare celate.
Mi rapisce il tuo modo di guardarmi, di parlarmi, di chiedere. Voglio chiudere con tutte le mie forze, avevo già deciso prima di mercoledì, ma timidamente e ancora un po’ vergognosa, mercoledì avevo deciso di restare e realizzare le tue fantasie, che non erano distanti dalle mie.
Sento ancora mentre ti e mi scrivo quell’energia calamitante che mi ha spinta tra le tue braccia a vivere soltanto guai. Le tue parole, dette e non dette, i tuoi baci lenti, passionali, prolungati, presenti, i tuoi abbracci, tutto di te, e poi la tua assenza.

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