Ilary Blasi e Francesco Totti si separarono, e saranno pure affari loro.
Vivere un amore, nutrirlo, ripararlo dal sole cocente e dalla intemperie della noia e degli amanti, dalle mareggiate e calme piatte è una fatica inenarrabile. Farlo in una condizione di estrema visibilità mediatica immagino che sia un vero incubo. Una coppia così scintillante e baciata dalla fortuna come quella formata da Ilary, bella, bionda e pensante, e Francesco, il re del calcio romano, ha sempre vissuto sotto i riflettori.
Tra social e post – perché il pubblico deve sapere cosa mangiano, dove vanno in vacanza, come si vestono, cosa si regalano e come si amano -, immagino che il loro amore debba avere affrontato il duro colpo della mancanza di libertà e di pudore.
Immagino che sarà stato un amore equilibrista che ha dovuto camminare in bilico come un funambolo tra la profondità e la spontaneità del privato e il luccichio del pubblico.
Quella vita postata e mostrata che consente ai guardoni di identificarsi nella vita altrui e in quello che desisterebbero vivere.
Come tutti gli amori che giungono alla fine, con o senza la presenza di amanti vari ed eventuali, a me instillano una tristezza infinita; ancor di più nel loro caso perché oltre alle sofferenze devono anche giustificarsi e condividere le loro scelte con perfetti sconosciuti, che saremmo noi. Ho sempre amato il pudore dei sentimenti e delle emozioni: quelle cose dette o mostrate a pochi, quei bambini appena nati tenuti ben lontani dalla fotocamera di un cellulare, quei biglietti d’amore o di dolore non postati, quelle lacrime non raccontate e utilizzate, quelle parole non dette, quel trauma che rimane privato e non diventa una moneta di scambio per nutrire il numero di follower.
Quella passione pervicace che brucia dentro e non viene postata. Ho sempre amato la netta demarcazione tra pubblico e privato anche nei personaggi pubblici; mi sembrano più eleganti, più autorevoli, in grado di mantenere quella fascinazione da giusta distanza del loro mondo da quello degli altri.
Ho sempre amato il vedo non vedo, il pudore anche nell’eloquio, nelle parole scritte, nelle foto postate. E credo anche anche un divorzio vada coperto con quel velo di discrezione che ne garantisca il suo doloroso svolgimento.
Ormai quasi tutti i comportamenti individuali sono diventati refrattari a ogni forma di prudenza e di eleganza, e tutto sembra dover essere di tutti e di dominio pubblico: da un tumore a una seduta da uno psicologo sino a un parto.
Un amore che muore merita rispetto, garbo e silenzio. Anche se si tratta di un amore nato e morto sotto i riflettori, esiste una linea di confine che non andrebbe mai oltrepassata. Si chiama educazione, eleganza, vita privata anche se questa vita privata appartiene a personaggi pubblici.
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2 Commenti. Nuovo commento
Buonasera dottoressa,
da tempo la seguo e da tempo volevo scriverle per un consiglio.
Abito in provincia di Padova ho 46 anni, tre figli di 26, 22 e di 9 anni.
Mio marito ha 49 anni e da diversi anni ormai la nostra intimità è praticamente scomparsa.
Lui mi cerca si e no ogni due o tre mesi, a volte tento io qualche approccio ma lui si tira indietro.
Gli ho chiesto se ha un altra donna ovviamente dice di no ma non è un tipo che esce, anzi è lavoro casa famiglia.
Ha fatto esami della prostata e sono in ordine.
Gli ho chiesto e richiesto cosa non va e lui mi dice che il sesso non è importante ma che ci sono altri fattori che mandano avanti una coppia.
Beh io non la vedo cosi, ho pensato di non piacergli: con l ultima gravidanza le mie forme sono cambiate e forse gli faccio schifo
Ad ogni modo io mi sento tolta la mia dignità di donna e non mi sento tale.
Buongiorno gentile Stefania,
la diagnosi di desiderio sessuale ipoattivo non si fa dosando solo la prolattina (manca anche il testosterone), ma analizzando tantissimo altro di suo marito e della vostra coppia.
Si rivolga a un sessuologo clinico che sia anche psicoterapeuta per una diagnosi scrupolosa e un progetto terapeutico.
Un caro saluto