Spezzone di una consulenza.
Lui la guardava come nessun altro sapeva fare. Aveva l’abitudine di accarezzarla con lo sguardo. Pian piano, dal basso verso l’altro, dall’alto verso il basso, con cupidigia, con straripante desiderio.
I suoi occhi erano mani sapienti, conoscevano il suo corpo molto meglio di lei.
Si attardavano in ogni anfratto, dentro la piega del suo gomito, facevano il periplo delle sue orecchie e sostavano dietro il suo ginocchio, il suo posto preferito.
Lui la spogliava come nessun altro.
E come nessun altro la rivestiva, come per proteggerla dal suo stesso desiderio.
L’abbelliva di sguardi desideranti, come quando si indossano dei monili, e la faceva sentire scintillante e unica. E lei non poteva più fare a meno di lui.
In quei rituali c’era un qualcosa di primitivo e ipnotico che le infiammava il cuore e la consegnava al suo desiderio.
Aveva la netta sensazione che quell’uomo con il suo sguardo la derubasse di qualcosa.
Non le era chiaro di cosa, ma ogni volta, dopo ogni incontro, lei si sentiva sempre più nuda, sempre più povera e sempre più ricca.
La derubava di qualcosa di intimo e segreto che nemmeno lei era in grado di spiegare, in cambio le restituiva sospiri e sorrisi, parole e baci profondi.
Sino a quel momento aveva avuto la sensazione di vivere in superficie. Niente sussulti. Niente azzardi. Niente sbagli, e nemmeno orgasmi. Aveva vissuto la vita degli altri. Ma quell’uomo con quella carica erotica e quello sguardo era desiderio. Era vento. Era tempesta. Era deriva. Era l’impetuosità travolgente di un acquazzone estivo anche in inverno.
Lei era sempre stata vestita di rimpianti e cose mai fatte, di rinunce e baci mai dati. Lui, adesso, con quello sguardo intriso di bramosia e irriverenza l’aveva lasciata nuda, vestita soltanto di pensieri peccaminosi, e riconsegnata a sé stessa.
Quello sguardo la spogliava e mentre lo faceva la derubava. Ma in quel furto di parti antiche le consegnava parti nuove. La nuova sé piena di desiderio, di quelle zone del suo corpo e cuore sempre ignorate, silenziate, credute defunte o mani mate. Grazie a quell’uomo era tornata a essere viva.
Sino a quel momento la vita le era passata accanto, senza nemmeno sfiorarla. Adesso, grazie a quell’uomo, aveva conosciuto il sapore dei pensieri inconfessabili e dei baci di passione.
Era finalmente diventata donna.

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1 Commento. Nuovo commento

  • Piacevole, Dott.ssa.
    Siamo un insieme di milioni di “cose”: emozioni, paure, sogni, blocchi… E quindi non è difficile ritrovarsi laddove uno scintillío ci riporta a quelle emozioni, paure, sogni, blocchi.
    E così è per me, leggendo il suo breve racconto.
    Buon tutto
    Barbara

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