I legami sono così: intensi e fragili. Per far sì che funzionino è indispensabile averne cura. Estrema cura. Metterli al riparo dal sole quando c’è caldo e dalla pioggia quando è copiosa.

Ho immaginato di prestare la mia penna a Valentina, nome di fantasia, mia paziente, reduce dalla fine del suo amore.

Dopo tanta pazienza e cura a senso unico, c’è un istante ben preciso in cui, all’improvviso e per una cosa piccola e scema, qualcosa dentro di me si rompe. Sparisce la magia. L’incantesimo. Si azzera la voglia di essere ancora noi.
Eppure, lo avevo voluto così tanto questo noi. Avevo faticato tanto. Ero stata così tanto paziente da non riconoscermi.
Adesso ho detto basta.
Mi sono spogliata, come fanno le suore che rinunciano ai voti presi. Ho detto basta. Ho dismesso gli abiti della vestale e del noi e ho indossato la mia vecchia tuta, quella logora, comoda, quella che diventa la mia seconda pelle quando prendo una decisione importante.
Rientro in me stessa. Guardo tutto con cinismo e con distacco: la mia vecchia coppia e me stessa.
Rientro nel mio sguardo sul mondo. Non guardo più con i tuoi occhi ma soltanto ed esclusivamente con i miei.
Così, d’un tratto quel mondo che aveva smesso di interessarmi mi appare diverso, più luminoso, più gentile. Mi fa meno paura. Tutto quello da cui scappavo mentre mi rintanavo nella mia coppia-fortezza, in fondo, non è così pauroso e nemmeno così brutto. Avevo paura di non farcela, di sentirmi sola, fragile, di dover portare sulle mie spalle il peso delle cose da fare senza di te, e invece mi riscopro una guerriera.
Appaiono all’orizzonte le pizze con le amiche e da sola, e diventano un orizzonte. Un caffè al bar immersa nell’intensità del suo profumo.
Una giornata al male. Un raggio di sole a cui non avevo mai dato importanza.
Appaio io. E scopro quanto si possa stare bene senza un noi che noi non era più da tempo.

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5 Commenti. Nuovo commento

  • Quanta verità tra queste righe.
    Mi rivedo in tutto. Anch’io avevo costruito la mia vita sulle fondamenta di un noi che però ad un tratto era sfumato e non era più un noi ma sempre piu l’affermazione di una me. Da allora sono trascorsi tre lunghi anni ma l’appropriazione di se stessi è la conquista più grande.

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  • Sono Anna. Anch’io come molte altre, un’amante delusa profondamente. Sono già trascorsi due anni e ancora fatico a riprendere la mia serenità i miei sorrisi e a non pensare più al “noi” che non esiste più.
    Leggendo tanti articoli mi sono resa conto di quante siano molto simili le storie vissute da noi “altre” .
    La sensazione che provo ora è di vuoto. Forse anche un po’ derubata delle mie cose più intime. Alle volte penso che mi abbia preso in giro ma poi infondo non lo penso. Forse solo semplicemente non sono la sua famiglia.
    Lii quella ce l’ha già!
    Complimenti Dottoressa Valeria per i suoi articoli e per i libri che sto leggendo.

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    • Valeria Randone
      26 Maggio 2023 09:39

      Grazie, cara Anna.
      Sono contenta che le mie letture le facciano compagnia. Valuti se ha bisogno di altro. A volte una semplice lettura, anche se ben fatta non basta a lenire un cuore in bilico.
      Auguri per tutto.

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  • Vivo una situazione simile ma, purtroppo, non è ancora successo di stancarmi pur soffrendo molto, e non comprendo perché a me non sia ancora successo. Mi auguro di stancarmi presto e voltare pagina per la mia salvezza. Grazie dottoressa, la seguo sempre con piacere

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  • Semplice ma reale, quando il noi non esiste più o non è accettato dalle due persone, allora c’è una soluzione sola, non facile ma senza alternativa. Quella storia si può leggere anche al maschile, e la conclusione è la stessa anche se non é facile, altrimenti butti via anni di vita

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