La scelta, anzi la possibilità di scegliere, ha un fascino misterioso. È calamitante e respingente.
Il rapporto con la scelta è ambivalente e tormentato, come se si trattasse di scelte perennemente irreversibili.
Ci sono scelte che non fai di cui ti penti, e altre che fai di cui non ti perdoni e di cui avresti fatto volentieri a meno. E altre ancora, spesso del cuore, che continueresti a fare nonostante le sofferenze che dispensano. Quelle che ti fanno sentire sulla pelle quell’amalgama incandescente di sofferenza e felicità.
Ci sono scelte impervie e faticose e altre pianeggianti e familiari, che non instillano dubbi o ansie, che non squadernano la coscienza e nemmeno le acque torbide dell’inconscio. Queste sono le più pericolose che ci siamo perché sono delle vere trappole.
Scegliere è tra le attività più difficili che ci siano, ed e ben differente dal farsi scegliere.
Farsi scegliere è quello che accade agli insicuri, ai depressi, agli ansiosi, alle persone fragili, agli adolescenti, agli affamati d’amore.
A coloro che per un motivo o per un altro decidono di accontentarsi.
Scegliere, invece – in amore, nel lavoro e nella vita – è un’attività che non nasce come una pianta spontanea, ma ha bisogno di dedizione e di cura, di concime e di attenzioni per germogliare.
Imparare a scegliere nella vita ricorda una piccola piantina con radici fragili che piantiamo nel terreno della nostra psiche – l’età dei no, a due anni circa, diventa il primo palcoscenico dove mettere in scena per prove ed errori la futura capacità di scegliere -, che concimiamo con quotidiane dosi di autostima e amor proprio, che innaffiamo con i piccoli successi e con l’elaborazione degli insuccessi e che pian piano facciamo germogliare sino a farla diventare un albero robusto.
In amore, per esempio, il mio luogo preferito, c’è una grande differenza tra scegliere e farsi scegliere. Quest’ultimo porta con sé tutta una serie di minacce insite alla non-scelta. Avere le idee chiare su quello che si vuole in amore e soprattutto su quello che non si vuole, aver fatto tesoro delle esperienze dolorose del passato, degli abbandoni e dei traumi, significa avere le idee chiare sul proprio valore e volere.
Per poter scegliere, e per saper scegliere, bisogna aver fatto pace con i vuoti e i pochi pieni, e con la solitudine; bisogna aver imparato a stare da soli anche con gli altri, a non avere bisogno di nutrire la propria autostima con i consensi altrui e con gli sguardi di approvazione del partner ( il rischio più grande è quello di trovare un partner Demiurgo o narcisista). Bisogna aver imparato a non farsi amareggiare dalla lancetta della bilancia avversa o da qualche centimetro in meno di altezza.
Farsi scegliere, invece, è facile. Anzi facilissimo. Equivale al dire sempre di sì. Ad avere uno sguardo di pietosa riconoscenza per una mano sulla spalla, per un abbraccio prolungato, per un momento di intimità rubato al nulla.
Imparare a distinguere tra i due è la chiave di volta per la felicità.

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