Ieri sera sono stata invitata dall’avvocatessa Elena Cassella a tenere una relazione all’NH hotel di Catania, in piazza Trento.
Parlare del mio lavoro mi entusiasma moltissimo, raccontare di coppie frantumate e riparate, dell’attività di cura, di clinica e di scrittura – per me sorelle gemelle, anche perché se non scrivo ho la sensazione di non comprendere in profondità – e farlo con persone nelle cui vene scorre la mia stessa mia passione mi entusiasma ancora di più.
Abbiamo iniziato parlando del ruolo della sessualità nella salute della coppia, e ovviamente nella sua longevità o deriva.
Le domande sono state tante, pertinenti e raffinate. Il pubblico attento ed emotivamente partecipante. Nessun cicaleccio di cellulari vari e una partecipazione che lasciava presagire il valore di quello che stavamo facendo.
Abbiamo proseguito affrontando il tema del matrimonio bianco, il famigerato e ridondante tradimento, le relazioni liquide, le relazioni non relazioni, la paura dei legami profondi, le diversità sessuali nella coppia, la diagnosi scrupolosa e non fantasiosa del calo del desiderio, l’approccio integrato al paziente e alla coppia come paziente, la fedeltà – che io continuo a considerare afrodisiaca -, il dialogo nella coppia coppia e il suo mutismo, i baci e l’erotismo, il ruolo dei pasti condivisi, la sindrome del letto a sei piazze, le stagioni della vita di una coppia in cammino, e davvero di tanto altro.
Non sono mancate le risate corali e l’empatia con il pubblico, gli aneddoti e i racconti per evitare di attardarci nell’astrazione pressoché inutile dei concetti avulsi dalle persone.
Tra le tante cose dette, una parola mi è rimasta in mente: pazza! Sei pazza! (O pazzo).
Capita molto spesso quando una coppia è in crisi, o non sa di esserlo, che uno dei due dica all’altro partner: sei pazzo. Sotto l’ombrello della parola follia ci sono varie ed eventuali interpretazioni: sei diverso da me, non ti comprendo, non voglio comprenderti, ti liquido con una diagnosi amatoriale per evitare di farmi carico del tuo disagio, non ti ascolto, non ho voglia di ascoltarti, smettila con le tue continui richieste, non accetto il tuo cambiamento, mi sento minacciato da te.
Che ci piaccia o meno, anche se siamo imbrigliati in un deriva inarrestabile della modernità, la dimensione del dialogo e dell’ascolto dell’altro rimangono due capisaldi delle relazioni: quelle funzionali e quelle disfunzionali.
Quando questo lungo inverno smetterà di turbarci e disturbarci con queste piogge incessanti, spero di poter organizzare “I seminari sotto le stelle” nella mia fattoria e poter invitare queste meravigliose persone che hanno partecipato a questa splendida serata dell’8 marzo.

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