Stessa spiaggia, stesso mare, stesso cuore

“Niente è più inabitabile di un posto dove siamo stati felici”, scrisse magistralmente Cesare Pavese nel suo libro La Spiaggia.
Stessa spiaggia, stesso mare (che può diventare male) può funzionare se si ha lo stesso cuore e lo stesso legame di sempre o se si affronta la vacanza da viaggiatori e non da turisti (abiti mentali del tutto differenti). Quando ci troviamo a vivere lo stesso mare, tramonto o alba, bagnasciuga e tanto altro con il cuore nostalgico del passato e un presente vuoto e malinconico, o semplicemente diverso, lo stesso mare diventerà ostile e si farà male. Sarà un mare dispensatore di ricordi graffianti e taglienti. Lo guarderemo con lo sguardo miope della mancanza, di quello che non c’è più perdendo di vista quello che c’è ancora o che ci potrebbe essere. Andremo a cercare proprio in quelle acque quelle parti psichiche nate con quell’amore e per quell’amore.
I ricordi diventeranno rimpianti e la nostalgia si farà velo che impedirà di emozionarsi ancora.
Il rapporto che instauriamo con i luoghi è sempre impregnato di passato e di emozioni, di aspettative e delusioni. A volte siamo qua e vorremo essere là. Altre volte viaggiamo da fermi assaporando a lungo un luogo, così quando lo incontreremo non combacerà mai e poi mai con il luogo fantasmatico che ci eravamo creati dentro di noi in attesa di incontralo davvero. Esattamente come accade con gli amori nati online: la discrepanza tra idealità e realtà è talmente ampia da diventare insopportabile e da rendere quell’amore (reale) uno sconosciuto.
Quando scegliamo un viaggio non c’è soltanto la destinazione vacanziera ma c’è anche quella del cuore: quella sorta di bussola silente che muove le fila di molte nostre scelte e non scelte. Lo stesso mare non è mai uguale a sé stesso e tantomeno uguale a noi e alle nostre malsane aspettative di immutabilità. Perché tutto scorre, tutto muta, anche noi. Come diceva Eraclito: panta rei.
Io amo Londra, la trovo elegante, snob tanto quanto basta e regale, avvolta dalla sua luce opaca e cangiante e dal suo caos calmo; così ogni volta che posso la vado a trovare e cerco me in lei.
La associo a tante emozioni del mio passato, ma ho compreso soltanto nel tempo che è inutile cercare di rifare sempre le stesse cose e tentare di rivivere le stesse emozioni e ricordi perché non li troverò mai più, con il rischio di dover fare il solito confronto che potrebbe rovinarmi la vacanza e la compagnia. Non possiamo bagnarci nelle stesse acque due volte perché né noi né le acque saremo più gli stessi; forse saremo più felici, più maturi, più infelici, insomma diversi.
Tornare su quella spiaggia o su quell’isola senza quell’amore è uno stillicidio di emozioni a fuoco lento. Se proprio siamo così tanto legati alle zone di conforto per i più disparati motivi, regalare una degna sepoltura a quell’amore diventa indispensabile tanto quanto rinnovare il passaporto.

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