Pene piccolo, paure, difficoltà e falsi miti

Quanto deve misurare il pene?
Qual è la differenza tra realtà clinica e falsi miti?
Il piacere sessuale femminile è misura del pene correlato?
Fino a che età cresce il pene?
Quali sono le misure ideali?
La chirurgia plastica può fare miracoli?
E così via..

Queste e tante altre domande mi vengono poste nel tentativo di ricevere qualche rassicurazione su un tema che, nell’uomo, è fautore di grandi ansie.

Note cliniche

La potenza sessuale, o fallica, nell’uomo correla con le dimensioni del pene.
L’identità fallica del maschio sembra essere messa in discussione dalle fondamenta quando un adolescente in fase di crescita, si trova a vivere l’ansia e lo sconforto da ansiogeno paragone con un pene di maggiori dimensioni, magari dell’amico del cuore.
Le infinite richieste di consulenza sulle dimensioni del pene che giungono nella mia posta privata lasciano trasparire quote d’ansia miste a reali preoccupazioni, amplificate da falsi miti e leggende metropolitane correlate alla sessualità.

Pane e pornografia

Molti adolescenti crescono e si approcciano alla vita sessuale con scarse e poco veritiere informazioni sull’affettività e sulla sessualità.
Nessuna legge si interessa a colmare questa lacuna informativa e formativa.
La loro vita sessuale viene spesso vissuta con modalità scisse e ginniche, esclusivamente di tipo coitale, dimensione che apprendendo dai siti internet, o dai compagni più navigati.
Sappiamo bene che la pornografia per “esigenze di copione” propone modelli falsati in termini di durata e di dimensioni.
Così  due falsi miti abiteranno l’immaginario maschile:
quello correlato alla “durata” del rapporto sessuale
quello correlato alle “dimensioni” degli organi sessuali.

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Falsi miti e dimensioni

Molti ragazzi crescono credendo fermamente che più un pene è grande, più diventeranno potenti sessualmente, così come più un pene è grande e più donne appagheranno nel loro percorso da amanti.
Credono infatti che la risposta orgasmica femminile sia “dimensioni del pene-correlata”, glissando totalmente sulla relazione, sull’empatia, sull’erotismo e sulla conoscenza dell’universo femminile.
Vane e inutili sono le rassicurazioni di noi clinici; molti ragazzi soffrono di “dismorfofobia peniena”, quell’angosciante e reale sensazione –  fomentata dal vissuto e non dalla realtà clinica –  che si traduce in un senso di inadeguatezza psico-fisica.
Chi soffre di questo disagio, più comunemente detto “sindrome da spogliatoio”, crede che le proprie misure non sono adeguate e che il loro pene è piccolo e brutto, che non sarà, quindi, in grado di soddisfare le loro partners.

Cosa fare in questi casi?

L’unica strada da poter intraprendere per guarire davvero è quella di rivolgersi ai clinici per una sana ed adeguata diagnosi clinica andro-sessuologica.
Un percorso di educazione sessuale, caratterizzato da un’alfabetizzazione emozionale e sessuale e dalla reale conoscenza della sessualità, sarà in grado di distinguere i falsi dalla realtà.
Uno dei tanti obiettivi che l’educazione sessuale dovrebbe porsi è quello di insegnare ai giovani che,  “la sessualità non è un fare, ma un essere” e che non può affatto essere correlata a qualche centimetro in più.

Dottoressa Valeria Randone

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3 Commenti. Nuovo commento

  • Buongiorno,
    io ritengo che questa sindrome della “dismorfofobia peniena” sia destinata ad espandersi a macchia d’olio, nonostante le consulenze e ip pareri appunto di esperti sul tema, seppure in buona fede e con le migliori e piu’ corrette intenzioni.
    Infatti il messaggio “piu’ grande e’, meglio e'” e’ assolutamente preponderante sui mass media, a cominciare appunto dalla pornografia, che e’ estremamente invasiva oggigiorno.
    Anche le donne si fanno sedurre dal messaggio pero’; posso personalmente confermare che un amico, risaputo “dalle grande doti sotto”, anche per questo motivo, e’ praticamente sempre in circondato da donne, tra cui so per certo vi e’ un passaparola proprio sulla “prestanza”.

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    • Valeria Randone
      10 Agosto 2017 12:33

      Gentile Matteo,
      sicuramente il dilagarsi a macchia d’olio di questa problematica, non dipende soltanto dalla pornografia, che fa sicuramete il suo ruolo, ma dall’assenza di educazione emozionale e sessuale, e dalla fragilità dei ragazzi di oggi.
      Un cordiale saluto.

      Rispondi
  • Buonasera, in un articolo avevo posto un paio di domande, un po’ provocatorie ma inerenti al tema, relative proprio a come affrontare il fatto che molte donne ormai sono condizionate da tale messaggio. Il punto è che, a quanto pare, non si tratta di una problematica, vista dagli occhi femminili: altrimenti l’amico dell’utente di cui sopra sarebbe scartato a priori o trattato alla stregua degli altri. Dottoressa, lei parla di fragilità dei ragazzi d’oggi: ma secondo lei cosa dovrebbero fare? Sopportare le risatine e accettare di rimanere spettatori mentre le altre scelgono e vivono la sessualità a loro più congeniale, col superdotato di turno? Si è sempre parlato di essere se stessi, cercare di mostrare il proprio lato migliore, accettare i propri pregi e i propri difetti in quanto portatori di una nostra unicità, ma se tale unicità comprende pure un range nella norma (i canonici 12/18 cm) ma, guarda caso, chi ha “più materiale” è favorito, a cosa serve allora accettare se stessi? Significa accettare il fatto che ci sarà sempre qualcuno che sarà favorito? Questo, pertanto, smentisce il fatto che, come sostiene lei, non esiste correlazione fra dimensioni e piacere: se fosse come dice lei, i “superdotati” sarebbero trattati, appunto, alla stregua degli altri. D’altra parte, questo “problema” esiste da sempre: Priapo non mi risulta sia mai stato raffigurato con un’erezione nella norma, o addirittura “piccola”.
    Spero di ottenere un riscontro da parte sua.
    Porgo i più cordiali saluti e auguri di buone festività.

    Rispondi

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