C’era una volta il matrimonio

c'era una volta il matrimonio

 

“Gli uomini vorrebbero sempre essere il primo amore di una donna. Alle donne piace essere l’ultimo amore di un uomo
O. Wilde

C’era un volta l’abito bianco, la torta nuziale e la fede al dito. Ora c’è la crisi, la crisi economica e la crisi delle coppie stabili.
C’era una volta il matrimonio e anche il divorzio, oggi ci sono i tradimenti, i divorzi, i separati in casa, e gli infelicemente sposati. Come se amore e stabilità non potessero più scorrere nelle stesse vene del legittimo proprietario.
Il fatidico “si” sembra essere diventato un lontano ricordo, e ai matrimoni  si sostituiscono le convivenze e i legami a termine.
Una recentissima indagine istat dimostra come la crisi economica ha fatto precipitare il numero dei matrimoni celebrati in chiesa.

Ma siamo certi che la correlazione  tra crisi economica e sociale sia dall’univoca lettura?
La crisi economica può fungere da paravento alle paure?
Un alibi per non amare davvero?
Con impegno e dedizione?

Qualche dato

In Italia ci si sposa meno e chi decide di convolare a nozze preferisce farlo in regime di separazione dei beni. Chi svolge il mio lavoro sa bene che dietro ogni azione si cela un simbolismo, quindi, la separazione dei beni separa anche i beni psichici e tutela dalla paura dell’abbandono. Una sorta di ritualità scaramantica che, oltre al conto corrente, possa tutelare dall’eventualità di un rapporto vampirizzante.
E’ quanto emerge dall’ultimo report dell’Istat  sui matrimoni in Italia che mostra pure come le coppie del Nord e del Centro scelgano soprattutto il rito civile. Nel 2013 abbiamo avuto il primo dato allarmante: per la prima volta il numero dei matrimoni scende sotto quota duecentomila.
Diminuiscono anche i matrimoni successivi al primo, scendendo da 34.137 del 2008 a 30.691 del 2013, ma il ritmo della flessione è più contenuto di quello delle prime nozze.

A quanto pare se un rapporto non va più, non soddisfa appieno le esigenze più profonde, si scioglie senza molte difficoltà. Oggi bastano poche ore per dirsi addio, con l’entrata in vigore del divorzio lampo: per di più senza troppi rimpianti. Un partner un tempo amato viene frettolosamente rottamato in attesa del prossimo. La fretta delle decisioni e delle azioni, però, non corrisponde ai tempi della psiche. Ogni separazione, dalla più semplice e apparentemente indolore, alla più ambivalente e controversa, obbliga ad effettuare un’indispensabile elaborazione del lutto. Quel cammino travagliato, interiore, fatto di tappe, di sofferenza e di emozioni. Senza il quale nessun nuovo partner troverà spazio per un reale nuovo inizio.
Il tema è decisamente complesso e ci invita ad esaminare il fenomeno, analizzando anche le modifiche epocali, economiche e sociologiche che ci fanno compagnia durante il nostro cammino quotidiano.

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Un tempo la parola amore faceva rima con la frase “per sempre“, con l’inconscio desiderio che quel partner, con le sue caratteristiche fisiche e psichiche, ci facesse compagnia  sino alla fine dei nostri giorni, sino a che morte non ci separi, in salute e in malattia; frasi che sottolineavano l’importanza simbolica del “contratto matrimoniale”.
Oggi il matrimonio oltre a essere desueto e in estinzione, evoca fantasie claustrofobiche, beghe legali, complicanze economiche e l’aspetto simbolico dell’amore e della famiglia viene del tutto sostituito con la possibilità di disfarsi del coniuge alle prime avvisaglie di disagio relazionale.

Convivenza contro matrimonio: dieci a zero

La convivenza batte il matrimonio dieci a zero: le coppie che desiderano metter su famiglia, optano per una strategica e poco impegnativa convivenza, con la segreta scappatoia nel caso la situazione “coppia” dovesse precipitare o iniziare a stare stretta.
L’uscita di sicurezza è sempre a portata di mano e per di più senza legali, dispendio di denaro, alimenti postumi e case in lascito alle mogli.
La convivenza però non ha semplicemente il significato di scarso impegno, a volte è una scelta voluta e non subita e quando dura per tutta la vita rappresenta  di fatto un matrimonio mancato; con la volontà di scegliersi giorno dopo giorno, senza contratti o vincoli legali.

  • Soprassediamo sul nome che diamo al legame, che trattasi di matrimonio o di convivenza, esistono ancora legami longevi?
  • È possibile sperare ancora?
  • È veramente così desueto desiderare un partner per tutta la vita?
  • Come potersi emozionare ancora immaginando l’altare nuziale, di fronte a questa marea di statistiche e infauste previsioni?

Una vita da costruire non da soli ma insieme, non è più un futuro desiderabile, le paure profonde si intersecano ad allarmanti dati di realtà, come l’assenza di un lavoro certo e duraturo, i matrimoni sono drasticamente in diminuzione, lasciando spazio a persone più “sole” che “single”.
Il matrimonio viene visto più come  una sorta di “viraggio a rischio” della propria esistenza, quindi, è molto meglio rifiutare in partenza, vista l’alta possibilità di fallimento.
La dimensione dell’ “Io” viene preferita al “Noi”, dimensione destabilizzante e fagocitante.
Ogni legame durevole risulta essere una sorta di macigno in questa società “liquida” che sposta lo sguardo sul benessere personale e non più sulla dimensione di coppia e di famiglia.

Qualche nota clinica

Sono tanti gli spunti di riflessione, sicuramente dalla complessa disamina,  ma proverò ad analizzarne alcuni.
La coppia prima di sposarsi dovrebbe riflettere bene su cosa desidera realmente, senza cedere a sottili quanto manipolabili seduzioni, senza cedere al primo impulso erotico o capriccio sentimentale, senza farsi intenerire dalle esigenze del partner e cercando di valutare a fondo personalità e sentimenti, propri ed altrui.
Forse  alcune coppie sceglierebbero “contratti a tempo determinato”, se la morale imperante e i genitori da assecondare, lo renderebbero possibile.
Per affrontare il matrimonio tradizionale ci vuole altro. Molto altro.
Dopo l’innamoramento e la passione iniziale – quando questa è presente, molte coppie si sposano perché desiderano una vita loro, dei figli, un tetto sopra la loro testa – dovrebbe poi subentrare la difficile fase dell’amore.
Ma ahimè anche esso non sarà eternamente immutabile e immutato.
Subentra in seguito, o meglio dovrebbe subentrare, l’intesa, la stima e il rispetto, l’affetto e l’attrazione vitale, cioè il desiderio di vivere la vita con le stesse modalità, nel rispetto delle differenze.
Per saper desiderare, e soprattutto fare, queste cose bisogna aver ricevuto un’educazione sentimentale adeguata, avere la voglia e la curiosità di scoprire il partner e l’intelligenza necessaria per adeguare sé stessi al percorso di vita a due.
L’incontro con l’altro è innanzitutto un moto interiore, i cui ingredienti fondamentali sono la conoscenza di sé, la capacità di abbandonarsi ai flutti dell’emozione e alla capacità di “sentire”, più che capire, mantenendo un buon equilibrio tra quello che si vuole con la ragione e quello che si vuole con il cuore.

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Conclusioni

La capacità d’amare profondamente e senza riserve, correla con la nostra più segreta “archeologia dell’amore”, da come siamo stati amati da bambini e da quanto abbiamo interiorizzato questo sentimento: se siamo stati toccati, accarezzati e amorevolmente allattati e nutriti,  se l’affettività nella nostra infanzia apparteneva ai nostri codici comunicativi e da tantissimo altro.

Questi elementi, indispensabili per poter amare, rappresentano  la “dote affettiva”, che a nostra volta, porteremo dentro la coppia.
Se nessuno ci ha insegnato ad amare è estremamente faticoso, se non improbabile, poter imparare da adulti e soprattutto sarà molto difficile non avere paura di questo dolce e destabilizzante sentimento, di questa sorta di “droga affettiva”.
A volte prima dell’avvocato sarebbe utile rivolgersi ad un terapeuta.

Ho scritto una ipotetica lettera a un “caro estinto”, nel tentativo di rendere leggero un tema così drammatico

Caro matrimonio ti scrivo,
così mi distraggo un po’, e siccome sei molto lontano più forte ti scriverò”.

Caro matrimonio,
so bene che non stai attraversando un periodo felice della tua vita, ma penso davvero che questa tua crisi, prima o poi, lascerà il posto a una nuova cultura dell’amore e del rispetto.
Vedrai, non perdere le speranze.
Esistono tante strategie per renderti longevo e toglierti di dosso queste tue etichette diagnostiche: “legame a termine”,  “tomba dell’amore”, “noia coniugale”.
Provo a elencartene qualcuno, ma tu, per favore, riferisci da parte mia ai tuoi novelli sposi questi semplici suggerimenti.

  1. Dormire nudi. Dal pigiama felpato alla sottana di seta alla nudità.
    Ebbene sì, la ricetta per un matrimonio felice e longevo, è anche la “nudità sotto le lenzuola”.
    La pelle del partner, il suo calore, odore e il suo respiro, saranno i migliori amici del sonno e della notte che verrà.
    Quindi, care coppie di sposi, via le felpe ed i calzettoni, e via libera all’incontro di pelle.
  2. Fare l’amore. Sembrerà strano, ma per rimanere coppia, bisognerebbe fare quello che si è fatto con piacere, slancio ed empatia, quando si era fidanzati: fare sesso. L’amore non è la tomba del sesso, quindi cerchiamo di sfatare questo falso mito.
  3. Amarsi. E chi lo avrebbe mai detto, per far durare il matrimonio, bisogna amarsi, anche perché quando c’è un matrimonio senza amore, ci sarà  da lì a breve  un amore senza matrimonio
  4. Non tradirsi. Anche questo assunto, sembra davvero un’assurdità.
    La fedeltà, il rapporto esclusivo, quello per il quale vi eravate scelti, avevate lottato contro il rivale, contro il passato ingombrante, e avevate spazzato via ogni pretendente, andrebbe sempre mantenuto nel tempo.
    La “terapia dll’Amante, cronico o stagionale” dura poco e, prima o poi, l’amante vorrà diventare marito o moglie a sua volta, smarrendo la fascinazione da ruolo.
  5. Parlarsi. Le parole amplificano il sentimento, ed essendo esseri umani parlanti e non scimmie, parlarsi ancora serve a nutrire un legame d’amore.
  6. Non accarezzare il tablet, ma il partner.
    Anche il partner, questo sconosciuto, ha bisogno di cure, così sarebbe meglio evitare di portare il tablet sotto le lenzuola, e lasciare posto a lui o lei.
  7. E, per finire, baciarsi.
    Tu, caro matrimonio, forse non sai, che oggi non si bacia più nessuno, o meglio nessuno bacia più colui o colei che ha scelto in sposa, ma talvolta bacia altro.
    Il bacio rimane sempre e per sempre, il più intimo e importante momento di scambio per i partner e rema a favore del legame.
    Quindi, baci ad oltranza, non soltanto come preludio all’intimità, ma una vera e propria promozione del bacio durante ogni momento della giornata, e non soltanto in seconda serata dopo che sonno e  telecomando battono due a zero ogni buon proposito.
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Quindi, caro matrimonio, noi tutti facciamo il tifo per te.
Una consulenza o una terapia di coppia può aiutare i partner a comprendere ed esplorare insieme “il territorio di mancato incontro” che ha agito tra di loro e li ha avviati verso quel doloroso cammino che si chiama processo separativo.
Spesso, quando sembra troppo tardi, non è ancora troppo tardi.

Dottoressa Valeria Randone

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