Delusione terminale

“Non c’è profonda delusione se non c’è profondo amore”
M.L. King

Talvolta gli amori deludono e muoiono. Prima che questo accada la sofferenza del cuore si fa corpo, e i sintomi fanno rumore. La delusione, prima o poi, colpisce tutti e rade al suolo la muraglia di contenimento della fiducia, della stima, del legame d’amore. Può accadere a tutti, indistintamente, nessuno ne è immune.
La delusione, per esempio, coniugata all’amore diventa uno dei principali ingredienti della scoperta del tradimento.

La delusione, dove, come e quando

Ci sarà capitato tante volte di sentirci delusi. Da un compagno di classe dell’asilo. Dalla merenda preparata dalla nonna. Dal primo grande dolore della vita. Da una giornata di pioggia che stravolge i nostri piani domenicali. Da un compleanno evaso o da un regalo mai ricevuto. Da chi pensavamo fosse diverso dal branco. Da chi amavamo davvero o da chi pensavamo che fosse. Le occasioni per incontrare la delusione durante il cammino della vita sono tante, e i detriti che lascia dopo il suo passaggio dipendono da vari fattori: interni ed esterni, e dalla gravità del danno subito. La delusione fa parte della vita: inquina le relazioni, soprattutto d’amore, avvelena, obbliga chi la subisce a dover fare i conti con l’esame di realtà.

La delusione arriva come un acquazzone estivo, quasi sempre senza preavviso.
Viene preceduta da un forte desiderio, da un’illusione, da una speranza; talvolta accade che il divario tra idealità e realtà – lo scollamento che esiste tra il partner immaginario e quello reale – in amore sia talmente grande e incolmabile che la sua accettazione fa precipitare il partner nel baratro della delusione.
È difficile imboccare la strada di ritorno dalla delusione; credere ancora in quello che un tempo aveva valore obbliga ad effettuare un lavoro interiore di analisi e decodifica dell’accaduto per attingere alla capacità di riparazione del partner che sceglie di perdonare.

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Nei casi di amori collerici o di amori infedeli, gli eventi nefasti come la scoperta del tradimento, corrodono l’immaginario e l’immagine interiorizzata del partner e danneggiano irreparabilmente i sogni. Quando un partner subisce un torto, una delusione, si sente ingiustamente ingannato, umiliato. Si sente orfano della giustizia che meritava e vittima d’un fallimento che non pensava di meritare. Si sente offeso, ridicolizzato, tradito nel suo sentire più profondo. Tradito anche da sé stesso: dal tuo stesso esame di realtà.
Pensa che avrebbe potuto vedere, capire e immaginare cosa gli sarebbe potuto accadere, ma non lo ha fatto (la negazione, soprattutto in amore, è un potente meccanismo di difesa della psiche che impedisce di vedere la realtà. Protegge dal dolore).
Il partner trafitto dal dolore rimugina e pensa che si sarebbe potuto difendere, avrebbe potuto cambiare traiettoria, fare altro, andare altrove.
E invece, ha preferito toccare il fondo in modo che la vita e gli eventi decidano per lui, smentendo le sue certezze, senza alcuna pietà. Come uno schiaffo in pieno volto. Oltre ogni ragionevole dubbio.

L’impatto drammatico con l’esame di realtà regala dosi massicce di sofferenza, del cuore e del corpo.
Il dolore del cuore, spesso, viene sottostimato. Mistificato. Negato.
In realtà, una delusione d’amore regala la stessa atroce sofferenza di una malattia terminale. Quando muore un amore, la sofferenza postuma si può paragonare alla morte di una persona cara. Strazia interiormente, ferisce e fa sprofondare in un baratro senza rete di salvataggio. Un baratro di disperazione, di attesa, di rivisitazione del passato e di cupa angoscia.

Amore, illusioni e delusioni

“Non mi manca quello che mostravi di essere, mi manca quello che pensavo tu fossi”.
Alda Merini

Ogni delusione ha le sue tinte, come una tela di un pittore. C’è quella che travolge e stravolge, come un temporale estivo. A tinte forti.
C’è quella che cammina sotto traccia, i cui effetti nefasti si potranno osservare soltanto dopo. Molto dopo. A prescindere dal modus operandi con cui si manifestano, sono tutte dispensatrici di grandi quote di dolore.

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Un altro tasto dolente è dato dai ricordi: quelli che non danno tregua alla persona sofferente, che infliggono con la loro presenza duri attacchi alla cautelativa dimensione dell’oblio. I ricordi, soprattutto quelli non elaborati, diventano dei veri e propri profughi, senza patria.
Si comportano in maniera atipica, si trasformano, cambiano veste, per sopravvivere a loro stessi.
La delusione viene tenuta in vita dai ricordi dell’accaduto e ha vari gradi di gravità, da analizzare caso per caso, coppia per coppia, tradimento per tradimento.
L’intensità della delusione dipende, solitamente, da due fattori: dall’importanza di ciò che viene atteso – un amore, una decisone, un divorzio, un figlio -, e dal tempo che si passa ad attendere.

Testimonianza

Cara Dottoressa,
le scrivo perché dopo aver letto questo suo scritto, ho fatto da sola la mia diagnosi: “delusione terminale”, esattamente come la chiama Lei.
Ho tutti i sintomi, e un amaro in bocca che il tempo non stempera.
Sono stata l’Amante – mi scusi lo scrivo con la A maiuscola, perché era un amore con la A maiuscola, almeno così credevo – di un uomo sposato.
Si, lo so, lei penserà che una storia come tante, come tutte.
Io, invece, pensavo non lo fosse.
Siamo infelicemente sposati entrambi, ma io, per amore di mio figlio, non ho avuto il coraggio di separarmi, anche perché nemmeno lui lo avrebbe voluto.
Non ho più avuto rapporti sessuali con mio marito, né intimità né dialogo.
E in cuor mio pensavo che così fosse anche per lui – ma ho sempre avuto mille dubbi – sapendo che per un uomo è davvero difficile, e sapendo che sua moglie non è proprio buona e cara come mio marito.
Ci siamo amati perdutamente per cinque anni, ma gli ultimi due abbiamo litigato senza sosta.
Lui era geloso, morboso, possessivo, e io ero diventata molto peggio di lui.
Un vero inferno.
Seguivano in ordine: mal di pancia, insonnia, agitazione e tutte le malattie del mondo. Separazioni e riconciliazioni.
Fino a giugno.
A giugno, era davvero tutto organizzato, e lui, con la sua diffidenza, capacità di manipolazione e strategie comportamentali ha fatto esplodere una lite incredibile, con ripercussioni sulla mia famiglia.
Ho pensato che lo avesse fatto appositamente, che non mi volesse più, che non avesse voglia di vedermi, insomma, mi sono fatta davvero tanto male.
Il dopo, almeno il mio dopo, è diventato un deserto inconsolabile.
Mi sento vuota, svuotata, triste e depressa.
Forse avrei dovuto avere il coraggio di troncare già da tempo, ma a me manca da morire.
Ecco, cara Dottoressa, ho vissuto una delusione terminale.
Scusi se mi sono dilungata…
Emma

Cara Emma,
pubblico la sua email per intero, cancellando solo qualche passaggio per tutelare la sua privacy, in modo da non modificare il suo racconto e la sofferenza atroce che contiene.
Purtroppo questi amori, anche se con la A maiuscola, sono amori asimmetrici, spesso letali.
Portatori sani di grandi emozioni, ma di altrettante delusioni.
Un abbraccio, e si prenda cura di sé.

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5 Commenti. Nuovo commento

  • Delusione e non so come uscirne. Ho sempre vissuto una bugia fino a quando non mi sono resa conto dell’abbaglio, ho reagito in maniera forte, allontanando tutti quelli che mi avevano fatto del male, il problema è che tutti mi hanno delusa e io non voglio più avere contatti con nessuno. A fatica faccio del mio meglio per tirare avanti, avendo tre figli e non potendo esimermi, ma se non fosse che le conseguenze cadrebbero sui miei piccoli, l’unico mio desiderio sarebbe quello di chiudermi nella mia stanza per non uscire più.

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    • Valeria Randone
      31 Dicembre 2018 10:31

      Buongiorno,
      mi fornisce delle informazioni troppo generiche per poter ipotizzare una soluzione.
      Un mio collega de visu, sono certa, che potrebbe aiutarla a trasformare la trappola in trampolino!
      Per se stessa e i suoi figli.
      Auguri di cuore per tutto

      Rispondi
  • Dottoressa, ma Lei…come fa ad essere così BRAVA?! In questo articolo non c’è un solo passaggio, una sola parola, un solo concetto, una sola riflessione professionale ed UMANA che non parli di me. Le dico solo che per leggerlo ci ho messo un’ora e mezza, e il tempo che non ho passato a leggere, l’ho passato a piangere come e più di un bambino, a singhiozzare fino a sentirmi davvero male… Non mi era mai capitato, ma soprattutto, non avrei mai creduto, che Qualcuno che di me non sa niente, riuscisse ad entrare e a vedere l’INTERNO più profondo della mia anima, luoghi davvero reconditi che, glielo giuro su Dio, NEANCH’IO SAPEVO DI AVERE….
    Fabio

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